Domenica 31 agosto.
Le ferie sono finite da
una settimana e si torna di nuovo a scalare nel weekend. Il socio storico, con
il quale non siamo quasi mai riusciti a trovarci durante le mie settimane di vacanza,
si rende disponibile per la domenica. Ho le mezze corde che scalpitano,
abbandonate nell’armadio a muro in stanza: hanno voglia di uscire in ambiente e
io di andare con loro.
Per questo propongo una
via invece della solita falesia. Inizialmente vorrei andare ad Arnad, al
Paretone, a rifare Bucce d’Arancia con la quale ho un conto in sospeso da un
paio d’anni. Ma guardo il meteo e le temperature previste non mi convincono.
Alla ricerca di idee capito, come spesso accade, sul sito dei Sass Baloss e trovo
la relazione della via Quarzo (o Quarzader, che dir si voglia) agli Speroni di
Ponte Brolla. Da quanto trovo scritto mi sembra interessante. Scartabello
ancora un po’ e trovo una relazione un po’ più scarna su Gulliver. 11 tiri, 380
metri di sviluppo 5b obbligato, 5c+ massimo. L’accoppiata Sass Baloss +
Gulliver mi convince e la propongo al socio, al quale l’idea piace.
Luca, su facebook, me
la sconsiglia e mi dice di portarmi molta molta acqua, aggiungendo che si
tratta di una delle vie più brutte che abbia mai fatto, sulla quale ha patito tanto
la sete.
Le previsioni però
danno nuvoloso e non troppo caldo; inoltre io e Luca abbiamo tendenzialmente
uno stile di arrampicata molto diverso, quello che piace a me non piace a lui e
viceversa. Quindi considero la sua bocciatura di buon auspicio.
Domenica, ore 7, si
parte, destinazione Svizzera.
Più ci avviciniamo alla
frontiera e meno il meteo sembra aiutarci.: a Verbania pioviggina; a Cannobio
piove. Eppure il meteo svizzero non prevedeva pioggia. Il nostro umore,
seguendo il peggiorare del tempo, si fa via via più nero.
Arrivati alla frontiera,
però, quasi incredibilmente non piove più e varcato il confine è tutto
asciutto.
Raggiungiamo abbastanza
facilmente la Valle Maggia e il punto dove parcheggiare l’auto seguendo le
indicazioni trovate su internet. Ci sono molte altre auto, sintomo che la zona
è piuttosto frequentata.
Alla macchina ci
imbraghiamo, prepariamo l’attrezzatura, gli zaini leggeri con l’acqua e la
frutta per sopravvivere alla via, prendiamo una mezza a testa e saliamo lungo
il sentiero, che è ripido ma abbastanza agevole. In 20 minuti circa arriviamo
all’attacco, anche se impieghiamo un po’ di tempo per individuarlo.
Vediamo che però ci
sono ben tre cordate davanti a noi, una alla prima sosta e due pronte a
partire. Noi saremmo la quarta cordata sulla via e sinceramente l’idea non mi
fa impazzire. Propongo a Gabry di fare la via che corre subito accanto a
Quarzader, Zombilio, sulla quale c’è solamente una cordata che sta già
liberando la S1, ed è solo leggermente più facile; inoltre Zombilio termina
dopo 7 tiri congiungendosi con Quarzader alla sua sesta sosta. Da lì poi
possiamo proseguire con gli ultimi 5 tiri dell’idea originale.
Vada per Zombilio.
Partiamo con 20 rinvii (16 di Gabry, 4 miei), ma non serviranno mai tutti,
anzi, probabilmente sarebbero bastati i 16 di Gabry, ma noi preferiamo avere sempre
qualche rinvio in più, nel caso si renda necessario aiutare l’A0. Usiamo, le
mie “Contorte”, due mezze da 60 metri.
Tiro 1: sale Gabry da
primo, io da seconda. Placca feroce ma ben chiodata. I primi metri si salgono
in aderenza pura, tutti gli appigli più buoni sono rovesci. Se il buongiorno si
vede dal mattino … per fortuna da metà tiro in poi si segue una vena
leggermente più lavorata, ma sempre su placca e sempre su micro apppigli, e
appoggi svasi. È data 4c … boh …
Tiro 2: prendo coraggio
e lo tiro io da prima. Proseguo su questa vena leggermente rugosa per poi
raggiungere una frattura da seguire. Il tiro è ben chiodato e la sosta tutto
sommato comoda. La danno 4c … va beh, sarà … non riesco a dare un giudizio,
sono talmente concentrata a scalare che non mi rendo conto di nulla, nemmeno di
avere usato i miei rinvii e non quelli di Gabry. Me ne accorgerò soltanto al
tiro successivo al momento di recuperare il materiale. E sì che sono ben
diversi …
Tiro 3: sale di nuovo
Gabry da primo, ancora sulla placca seguendo una vena di piccoli quarzi che non
crea grandi problemi neppure a me. Nuovamente un tiro ben chiodato. La sosta
non è così comoda. 4c
Tiro 4: di nuovo io da
prima, di nuovo senza grandi problemi su placca ben chiodata gradata 4c. La
sosta è comoda e Gabry si lamenta che a lui capitano sempre e solo soste
scomode.
Tiro 5: parte Gabry su
quello che è sicuramente il tiro chiave della via Zombilio. Inizialmente si
sale dritti sulla placca cercando appigli e appoggi sfuggenti, in ultimo si
traversa verso Quazader, con movimenti per nulla banali perché sempre su
appigli e appoggi precari. La chiodatura è sempre ottima, ma il tiro è decisamente
più tecnico dei precedenti e la gradazione 4c sembra davvero un po’ strettina.
Tiro 6: tocca di nuovo
a me e questa volta incontro difficoltà. La placca davanti a me è davvero
liscia. Trovo per la mano destra una rughetta quasi verticale che mi faccio
bastare per alzare i piedi e rinviare. Adesso sulla destra ho due ottimi buchi,
ma da lì probabilmente non riuscirò a rinviare di nuovo. Dritto per dritto mi
sembra impossibile salire. Cerco una soluzione, una alternativa, ma il cervello
si spegne. Fine delle trasmissioni. Vado nel panico e chiedo un bloccaggio. Respiro.
Mi concentro. Osservo bene la roccia. Respiro. Mi concentro. Riparto e … faccio
il passo. Rinvio. Il resto del tiro è nettamente più facile e scalabile, molto
più articolato e ottimamente chiodato. 4c, sosta comoda.
Tiro 7: parte Gabry.
Tiro di placca plaisir, c’è solo un bel runout a metà, quasi insolito per una
via chiodata così bene in tutti i tiri, ma comunque sul facile. 4c. Sostiamo
alla S6 di Quarzader, un paio di metri più su della S7 di Zombilio, ma più
comoda e utile perché vogliamo proseguire. Ci fermiamo un po’ per scalzare le
scarpette, mangiamo una mela, consultiamo le relazioni perché da qui la via si
fa più impegnativa.
Tiro 8: riparte Gabry,
perché il tiro chiave della via Quarzader è il nono, che però, avendo fatto un
tiro in più sulla Zombilio, adesso diventa il decimo, e non me la sento di
tirarlo io. Qui la via si fa decisamente più verticale. Si sale per lame facili
fino ad uno sperone, da lì si passa sotto un tetto che va aggirato a sinistra
con passo delicato (soprattutto per i piedi) in traverso, da lì si sale ancora
e si trova la sosta, che però è comoda solo per assicurare il secondo di
cordata, ma non per assicurare il primo sul tiro successivo. Per fare quello ci
si deve spostare oltre lo spigolo su un comodo terrazzino. 5a+
Sarebbe un tiro
meraviglioso se io non avessi i piedi cotti e dolorantissimi. Ho addirittura
vesciche sotto le dita dei piedi. Per il dolore non riesco a scalare bene, non
riesco a caricare i piedi e scalo completamente deconcentrata. In effetti un
paio di soste fa avevo domandato a una cordata di italiani perché scendessero
tutti alla S7 e la risposta è stata “male ai piedi”. Non vi avevo dato
importanza, ma adesso capisco.
Chiedo a Gabry se se la
sente di tirare lui tutti i restanti quattro tiri.
Tiro 9: si inizia
salendo per facili risalti cercando di evitare di calpestare i ciuffi di erica
selvatica. Si continua poi verso sinistra verticalmente per roccette lavorate fino
ad una sosta. ma questa prima sosta scomoda va saltata per salire fino ad un
terrazzino dove si trova una sosta molto più comoda, dove ci si può sedere e
riposarsi anche un po’. Continua la mia lotta al mal di piedi, ogni passo è una
sofferenza e non riesco a caricare i piedi, non li sento, anzi, sento solo il
male, non so mai se terranno oppure no. Azzero tutto l’azzerabile, anche se i
passaggi non sono così complicati e so che in falesia un tiro simile lo farei
tranquillamente da uno. Chiodatura buona, 5b. Alla sosta ci fermiamo per un
po’. I miei piedi hanno bisogno di riposo e ne approfittiamo per fare qualche
foto “aerea”. peccato per il panorama un po’ troppo industrializzato …
Tiro 10: è il tiro
chiave della via Quarzader (sarebbe il 9), dato 5c+, 5b/A0. Si sale
verticalmente sfruttando delle concrezioni di quarzo che assomigliano più a dei
bitorzoli. Il passo duro è il traverso verso sinistra a metà tiro, abbastanza
esposto e con passi di 6a. Però è azzerabile. E io, modestamente, azzerai …
Tiro 11: è il tiro più
bello e caratteristico della via. Si sale lungo una vena di quarzo, utilizzando
le tante concrezioni. Tiro bello, verticale, vario e divertente. A parte
l’attacco che mi ha messo in non poca difficoltà, visto che si deve risalire
uno spuntone boulderoso, con appigli molto alti e solo un cordino, niente di
buono per i piedi. Mi sono issata usando il cordino e spalmando un piede e un …
ginocchio … va beh, l’eleganza la terremo per un’altra volta … 5b. I piedi fanno
un po’ meno male (o forse fanno talmente tanto male da non sentirli più) e
riesco a scalarla.
Tiro 12: si sale
inizialmente per una fessura ben ammanigliata, poi la placca si appoggia
notevolmente per arrivare in sosta. Tiro finale senza infamia e senza lode. 4c
Arrivati in sosta tiro
un sospiro di sollievo: è finita, è finita la sofferenza! È tanto bello
indossare calze e scarpe da avvicinamento che quasi mi commuovo. Dopo aver
recuperato l’attrezzatura cerchiamo il sentiero di discesa. Vediamo una traccia
seminascosta dall’erba alta; ci incamminiamo, pensando, o forse sperando, che
la traccia migliorerà. Ci sbagliamo. Impieghiamo più di due ore per scendere,
lungo una traccia poco intuibile, una non-traccia che porta a guadare due
torrentelli su rocce viscide e poi a scendere per risalti e roccette, poco
agevoli e molto faticose, rischiando più e più volte di scivolare, inciampare e
ruzzolare. Avremmo fatto molto meglio a calarci in doppia.
Nel complesso una via
divertente, peccato solo che la parte più bella arrivi dopo 6/7 tiri di placca
appoggiata, correndo il rischio di cuocersi i piedi se non si hanno scarpette
adatte allo spalmo.
La chiodatura è sempre
buona ma i gradi, a mio parere, sono un po’ stretti, soprattutto su Zombilio.