Da quanto non posto qualcosa su questo
blog? Troppo, probabilmente ... Del resto sono mesi che non tocco roccia, e
piccole magagne con il pc mi hanno impedito di scrivere con
continuità. Ma ora l’inverno sta finendo, la stagione volge al
meglio e la voglia di roccia inizia a farsi sentire.
Quest’anno la Pasqua cade presto,
molto presto. L’ultimo weekend di marzo, a voler essere precisi.
Di neve nella stagione invernale non se
ne è potuto parlare, vuoi perché fino a febbraio non ce ne era,
vuoi perché una serie di sfighe mi hanno impedito di avvicinarmi
alle piste quando finalmente si sono imbiancate.
Necessito quindi di stare all’aria
aperta come si ha bisogno di acqua nel deserto, ovvero non ne posso
più di passare le mie domeniche al chiuso.
Quale migliore occasione per una
giornata su roccia che Pasquetta? Nessuna, in teoria, non fosse per
il meteo che come al solito mette i bastoni tra le ruote.
Meteo incerto a Pasqua, prevista
pioggia per Pasquetta, ma non abbastanza da farci rinunciare.
Scrutando a fondo le previsioni vediamo
che nel Torinese dovrebbe mantenersi asciutto, se non proprio bello.
Le previsioni però spaventano, il
gruppone previsto inizialmente si assottiglia e restiamo in quattro:
io, Gabry, Chiara e Nico. Pochi ma buoni, come si dice: carichiamo
l’auto e andiamo.
L’idea è di raggiungere Avigliana e
di recarci alla Cava, da molti sconsigliata, ma che nessuno di noi
quattro ha mai visto. Io e Gabry ci avevamo provato un paio d’anni
fa, ma il tempo era stato ancora meno clemente ed eravamo giunti ad
Avigliana sotto una pioggia battente.
Questa volta sembra andare meglio, il
cielo è grigio ma asciutto. Peccato che io abbia bisogno di trovare
una farmacia aperta, che, il giorno di Pasquetta, si trova solo a
Condove, a un quarto d’ora di macchina da Avigliana, ma a cinque
minuti da Caprie.
Rapido consulto con gli altri e
decidiamo di raggiungere Anticaprie, visto che tanto siamo già qui.
La parete di Anticaprie è il settore
più frequentato di tutto il comprensorio di Caprie, vuoi per la
vicinanza alla strada, vuoi per l’accesso comodo, vuoi per i gradi
abbordabili. L’arrampicata è per lo più di placca, verticale o
appoggiata, su piccole reglette e fessure, a volte anche taglienti.
Personalmente non amo molto questo
serpentino rosso, che sembra sempre viscido e dove i piedi danno
l’impressione di essere sul punto di scivolare via. Non mi sento
mai molto sicura su questa roccia.
La chiodatura però è ottima a fittoni
resinati, di recente riattrezzata. Attenzione alle catene che sono in
buono stato ma c’è sempre da fare manovra.
Arriviamo verso le 10.30 e ancora la
falesia è poco affollata, ma in breve tempo si riempie di persone.
Va beh, noi non abbiamo fretta: abbiamo con noi due neofiti, quindi
io e Gabry ne approfittiamo per fare un po’ di scuola.
Il meteo gradualmente si apre, poi si
copre di nuovo, poi scendono due gocce con il cielo parzialmente
sereno … il meteo è molto indeciso. Noi nel dubbio continuiamo a
scalare …
Un quarto di riscaldamento, poi un 5c
di placca feroce per le dita, torno a smontare il quarto che nel
frattempo abbiamo lasciato occupato, poi un 6a strapiombante che
provo tutte le volte che vengo a Caprie e che tutte le volte mi fa
declamare i santi del paradiso, mentre Gabry va a far provare a
Chiara l’ebbrezza di scalare da prima.
In sostanza in quattro con due corde
abbiamo colonizzato la falesia, anzi, rimpiango di non aver preso
dalla macchina lo spaghetto. Avremmo potuto lasciare montato un tiro
in più.
E la giornata va, tra una battuta da
ipse dixit, un tiro e un pezzo di pizza.
Al ritorno in poco tempo mi ritrovo
prevedibilmente sola alla guida, con gli altri tre profondamente
addormentati. Alzo leggermente la musica, ma non troppo per non disturbarli, e affronto le code del
rientro
Come prima uscita, viste le premesse,
non c’è male, sperando che una primavera clemente ce ne conceda
molte altre.