Nella settimana in cui tutti si stipano nelle sale per vedere La Bella e la Bestia, io decido di godermi, in una sala quasi vuota di mercoledì sera, John Wick – Capitolo 2.
Devo ammettere una seria
intolleranza nei confronti delle Principesse Disney: non mi piacciono
e non guardo volentieri i film originali, figuriamoci i live action.
De La Bella e la Bestia ho visto una volta il film originale quando
ero piccola, al cinema, e mi ha lasciata del tutto indifferente.
Quindi, no grazie! Al bullo Gaston preferisco il killer Keanu Reeves!
Partiamo dal presupposto
che è un film d’azione del tutto votato agli amanti delle
pellicole “spara-spara” e non uno dal quale si possa pretendere
chissà quale profondità di temi trattati.
La trama comincia
esattamente dove era finito il primo, con John che deve chiudere i
conti con la famiglia Torasov, ancora in possesso della sua auto. I
primi dieci minuti del film sono quindi una muta sequenza d’azione,
inseguimento e scazzottata finale che regge ampiamente il confronto
con i migliori Fast&Furious.
Recuperata la macchina, in pessime
condizioni per altro, inizia la trama vera e propria di questo
secondo capitolo: John vorrebbe abbandonare la sua “professione”
e vivere in pace con il suo nuovo cucciolo nella villa, che sembra
uscita direttamente dalle pagine di una rivista di arredamento, ma
non può. Il camorrista Santino D’Antonio (Riccardo Scamarcio) si
presenta alla sua porta venuto a riscuotere un pegno di sangue.
Entriamo così più a
fondo nella società di assassini, fatta di regole severe e codici
d’onore ai quali non ci si può sottrarre pena la morte, e sulle
quali vigila implacabile un Ian McShane strepitoso, gestore del
Continental.
I pegni di sangue devono
essere pagati, così John non fare altro che recarsi a Roma per
uccidere Gianna D’Antonio, sorella di Santino, interpretata da una
splendida Claudia Gerini.
Come ho già detto in
questo film si esplora molto di più quel mondo dei killer appena
accennato nel primo film, un mondo surreale e fuori dal tempo, dove
case che starebbero bene sulle pagine di GQ si affiancano a cellulari
del duemila, a tatuatissime segretarie pin-up anni cinquanta, a un
albergo in perfetto stile dandy e a una festa techno nei Fori
Imperiali di Roma; in questo mondo si paga in monete d’oro, i sarti
confezionano completi eleganti su misura dove inseriscono gli ultimi
ritrovati tecnologici in fatto di tessuti e materiali e le armi si
scelgono nella cantina di un sommelier.
È un film sopra le
righe, sa di esserlo e vuole esserlo, eppure tutto questo troppo non
stroppia: Keanu Reeves è perfetto per il ruolo, abbastanza
“mainagioia” e poco espressivo, impeccabilmente educato ed
elegante come la società degli assassini impone.
Le sparatorie e i
combattimenti corpo a corpo sono coreografie perfettamente riuscite e
calibrate, in cui Reeves è credibile persino, o forse proprio, nel
suo essere un po' legnoso; e poco importa se da solo uccide quasi 150
persone nelle due ore di pellicola, nulla appare esagerato, anzi è
tutto funzionale ad un piacere visivo che poco si trova nelle
pellicole di questo tipo, che spesso si prendono troppo sul serio
oppure scadono nella comicità troppo grossolana.
John Wick – capitolo 2
è un piacere per gli occhi: non c'è un attimo di pausa visiva nel
film, con continui cambi di scenografia e di colori. Basti solo
pensare al nero dirompente dei primi dieci minuti in contrapposizione
alla sparatoria, esilarante per altro, tra Reeves e Common a sfondo
totalmente bianco; o alle due sequenze di azione più lunghe, l'una
nelle catacombe romane e l'altra, in netto contrasto, nel museo
d'arte moderna che culmina nel labirinto degli specchi.
Niente da dire: questo
secondo capitolo è puro divertimento, e poco conta una trama forse
non del tutto all'altezza delle aspettative, ogni scelta è
funzionale all'action ed è, per tanto, perfettamente azzeccata.
Voto: 9.