martedì 25 aprile 2017

Acciobooks: il portale per lo scambio di libri



Da lettrice compulsiva quale sono, vado sempre alla ricerca di libri. Dal momento che le spese sono tante e i soldi per gli extra mai abbastanza, tutte le occasioni che mi permettono di ottenere un buon libro ad un prezzo vantaggioso sono sempre ben accette.

Questa è senza dubbio una delle motivazioni che mi hanno portata a scegliere il supporto digitale cinque anni fa; non l’unica, ma di sicuro una delle principali (magari più avanti scriverò un post ad hoc sulla scelta di passare dal supporto cartaceo all’ebook reader).
Inoltre mi sono recentemente posta il problema di quale destino dare ai miei libri cartacei già letti, che al momento giacciono alla rinfusa su uno scaffale dell’armadio a muro nella mia stanza, totalmente inutilizzati e pieni di polvere. Sinceramente mi dispiace un sacco vederli così e stavo meditando su come potergli dare una nuova vita.

Poi finalmente un giorno ho avuto l’illuminazione.
Leggevo un post sul blog L’Angolo dei Libri [inserisci link] e ho scoperto Acciobooks, una rivelazione! Acciobooks non è altro che un sito di scambio/vendita libri, ma principalmente scambio, dove tramite un motore di ricerca la persona che cerca un determinato libro viene messa in contatto con una persona che lo possiede e lo vuole cedere.
La filosofia del sito è essenzialmente quella della libera circolazione dell’arte e della cultura: i libri devono essere liberi di viaggiare di mano in mano, di lettore in lettore, permettendo così alle parole scritte di arricchire quante più persone possibili. Perché, secondo il sito, i libri salvano la vita, permettendo l’evasione dalla quotidianità.
Nell’era del digitale, dove ogni informazione è disponibile in rete e dove la cultura è, potenzialmente, davvero accessibile a tutti, ha un che di poetico questa visione del libro cartaceo che viaggia in tutta Italia di città in città.
E non me ne vogliano gli autori e gli editori, ma lo scambio di libri ha sicuramente anche un indubbio vantaggio economico: nella teoria acquistando un solo libro si potrebbe leggere per tutta la vita.
Nella teoria ho scritto, perché nella realtà non è proprio così.

Ma entriamo nel dettaglio di come funziona AccioBooks: innanzi tutto è necessario registrarsi mediante un indirizzo email valido e una password; una volta fatto questo si può accedere al proprio profilo e, tramite un semplice motore di ricerca, caricare nella propria libreria l’elenco dei libri che si vogliono liberare, indicando se si vogliono scambiare o vendere e lo stato in cui si trova il libro.
Una volta caricati i propri libri potete navigare nel sito, che come avrete potuto capire non è altro che un grande data base: inserite nel motore di ricerca il titolo o l’autore del libro che state cercando … et voilà, vi viene mostrato chi possiede quel libro e lo vuole scambiare o vendere.
Cliccando sull’utente e poi sulla stringa sotto l’immagine del libro invierete una email al proprietario dove vi dichiarate interessati a scambiare o comprare il libro. Attenzione! La stringa blu riguarda lo scambio, quella verde riguarda la vendita. nella foto qui sotto potete vedere il mio profilo; non c'è la stringa verde della vendita perché ho scelto solamente di scambiare i libri e non venderli. 
In entrambi i casi, comunque, se lo scambio va in porto si spedisce il libro, e qui consiglio la spedizione tramite piego di libri una tariffa postale agevolata per la spedizione di libri.



Per quanto la filosofia del sito sia molto friendly, al limite dell’hippy, e che in teoria nel momento in cui di trova una persona disponibile allo scambio di libri tutto dovrebbe filare liscio, la mia esperienza in merito non è del tutto positiva: in sole due settimane, e con una decina di libri messi a disposizione, sono riuscita effettivamente a scambiare un libro, e questo lo considero un ottimo traguardo.

C’è da dire che però sono stata contattata da almeno una decina di persone interessate a scambiare uno dei miei libri, e alle quali ho risposto dicendomi interessata ad un libro dei loro, che poi però sono scomparse nel nulla. Poco male, non ci ho perso altro se non il tempo di scrivere qualche mail, ma devo dire che la cosa mi ha irritata non poco.

In ogni caso, visto quello che costa e l’impegno necessario a mantenere la registrazione al sito, pari a zero, consiglio vivamente Acciobooks a chi come me necessita di avere qualcosa di nuovo da leggere ogni mese, perché avere la possibilità di un libro più o meno gratis ogni tanto è un’opportunità da non sottovalutare.
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martedì 11 aprile 2017

Geralt before the witcher






Quanti di voi hanno giocato ai tre capitoli di The Witcher, serie di videogiochi sviluppati dal team polacco CD Project RED? In molti credo.
Ma quanti di voi sanno che i programmatori si sono ispirati alla saga dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski?
Ebbene sì, lo strigo Geralt di Rivia non nasce sulle tastiere dei programmatori, ma agli inizi degli anni 90 dalla penna di uno scrittore polacco, che ne fa il protagonista di una serie di due raccolte di racconti e sei romanzi.
Io ho letto le due raccolte di racconti, Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino, e di questi vi voglio parlare.
Partiamo da un presupposto: la serie dei videogiochi si ispira alla saga di Sapkowski, ma non ne ricalca le vicende, anzi cronologicamente si pone qualche anno dopo l’ultimo romanzo.
Le antologie di racconti invece rappresentano l’inizio della saga e cronologicamente il primo da leggere è Il Guardiano degli Innocenti, mentre gli eventi narrati ne La Spada del Destino sono successivi.


























I racconti sono tutti autoconclusivi e apparentemente scollegati, ma continuando nella lettura ci si rende conto che in realtà una macrostruttura è presente nei testi: Il Guardiano degli Innocenti serve a presentarci Geralt e il suo mondo, mentre La Spada del Destino approfondisce i legami che Geralt ha con gli altri personaggi ma soprattutto con quello che sembra essere il suo destino, una tematica questa che lo segue lungo tutti i racconti del secondo volume.
Ma andiamo con ordine: Geralt di Rivia è uno strigo, un umano modificato geneticamente per essere un potente cacciatore di mostri, che proprio facendo questo si guadagna da vivere. Attorno a lui si muovono altri personaggi quali il bardo Ranuncolo, la maga Yennefer, la piccola Cirilla di Cintra.
In questi due libri vengono poste le basi su cui poggiano i romanzi successivi: viene introdotto il mondo in cui si muove Geralt, un mondo fantasy piuttosto cupo, popolato non solo da esseri umani ma anche da altre razze (elfi, nani, sirene, ondine, driadi) e da una varietà di mostri più o meno aggressivi, che Geralt affronta in cambio di denaro; vengono presentati i personaggi che faranno parte della storia dello strigo e le tematiche sulle quali si baserà il racconto dei libri successivi.
In particolare capiamo che Geralt non è un mercenario senza scrupoli, ma segue il codice morale degli strighi e un codice d’onore tutto suo, che gli impediscono di uccidere indiscriminatamente per denaro, ma soltanto quei mostri che mettono a repentaglio la vita di altre persone, e che, se possibile, preferisce trovare una via alternativa, una soluzione dialettica.
La particolarità di Sapkowski è proprio quella di aver preso gli archetipi del fantasy e di averli rielaborati in un modo mai banale e scontato: Geralt non è l’eroe senza macchia e senza paura, ma nemmeno un assassino spietato, è un uomo come tutti, con i suoi dubbi, le sue incertezze e sentimenti, si aggrappa saldamente alla sua morale e a una buona dose di cinismo per poter sopravvivere in un mondo dove non esistono il bianco e il nero ma solo sfumature di grigio; non esiste il giusto e sbagliato, il colpevole o l’innocente, ma situazioni che stanno nel mezzo e con le quali bisogna scendere a patti. Tutti quanti, che si tratti di uno strigo o di un bardo, di una maga o di un principe
L’autore affronta nei vari racconti grandi tematiche sulle quali gli uomini sono portati, come sempre, ad interrogarsi, quali il destino, l’etica, il razzismo e la convivenza con il diverso, i sentimenti e i sacrifici che si possono fare per amore, ma sempre con lo sguardo disincantato di Geralt che vorrebbe piegare la realtà alla ragione, ma che alla fine capisce che esistono cose che non possono essere combattute ma soprattutto sconfitte, ma soprattutto che non c’è sempre una soluzione, ma spesso bisogna trovare un compromesso.

Lo stile di Sapkowski è particolare: dimenticatevi Jordan o Tolkien con le loro lunghe e particolareggiate descrizioni; Sapkowski lascia molto all'immaginazione del lettore senza soffermarsi troppo sui dettagli, la scrittura è semplice e fluida, a volte forse persino troppo, soprattutto ne Il Guardiano degli Innocenti, mentre La Spada del Destino si rivela un testo più maturo del precedente.
Entrambi sono molto verbosi: i personaggi parlano, parlano, parlano tanto tra loro e quasi tutto viene spiegato attraverso i dialoghi. A me questo uso dell'infodump non disturba più di tanto, ma c’è ovviamente chi non lo apprezzerà.
Si tratta di un fantasy cupo, nordico, privo di fronzoli che per questo non va incontro ai gusti di tutti; ma c’è anche da dire che le due raccolte di racconti aprono la strada alla saga di cinque libri ben più corposi.
Sicuramente piaceranno molto ai gamers appassionati della serie, ma credo che possano rivelarsi una lettura interessante per molti amanti del genere fantasy.
Io l’ho trovato piacevole, e sicuramente leggerò anche i romanzi.

Voto 7,5
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giovedì 6 aprile 2017

Tredici - Thirteen Reasons Why


 Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare di Tredici, novità Netflix tratta dal romanzo di Jay Asher del 2007, che il canale streaming ha rilasciato il 31 marzo, e tutte queste chiacchiere mi hanno incuriosita. Ho Netflix e avevo un paio d’ore libere venerdì sera, quindi ho provato a dare una chance almeno al primo episodio dei, manco a dirlo, tredici, pensando di abbandonare senza rimorsi dopo la prima mezzora.
Bene, ho finito la serie in tre serate.
La definivano teen drama, paragonandola a Pretty Little Liars o Riverdale, mi aspettavo una serie per adolescenti, infarcita di stereotipi, falsi moralismi e buoni sentimenti.
Tutt'altro.
Tredici è un bel pugno nello stomaco, non solo per i teenager ai quali sembra rivolgersi, ma anche, e soprattutto, per gli adulti che la possono e la devono guardare con occhi diversi.
Hannah Baker si è suicidata; ma prima di farlo ha lasciato 13 cassette destinate a 13 persone che rappresentano le altrettante ragioni del suo suicidio, da cui il titolo originale Thirteen Reasons Why.


La serie tratta di argomenti delicati e scottanti quali il bullismo, la solitudine, la violenza (anche sessuale) e, appunto, il suicidio senza romanzarli, evitando quel romanticismo dark tanto caro al genere teen e young adult, ma affidandosi ad un crudo realismo quasi chirurgico che, soprattutto negli ultimi quattro episodi, fa male: alla fine lo spettatore è atterrito, sconvolto, arrabbiato, esattamente come lo sono i protagonisti.
La trama è un’immersione nel mondo di Hannah e nella sua crescente disperazione, una caduta nella spirale depressiva che la porterà al gesto estremo. E se all'inizio le motivazioni appaiono un tantino futili e immature, con il proseguire degli episodi si vede come ogni singolo avvenimento, partendo dalla reputazione danneggiata per colpa di una stupida fotografia, non sia stato altro che uno scalino che ha portato Hannah verso il baratro.
Il tutto è raccontato attraverso le parole della ragazza incise sui nastri, e dal punto di vista di Clay Jensen, vero e proprio alter ego dello spettatore, che riceve le cassette qualche settimana dopo la morte di Hannah, ed inizia ad ascoltarle, tormentandosi nell'attesa di capire cosa sia accaduto ad Hannah e in che modo lui stesso sia coinvolto.


Tredici fa male perché non rappresenta le vite di adolescenti ricchi e viziati, modelli irraggiungibili per la maggior parte degli spettatori, ma storie comuni, vicende che possono accadere in qualunque liceo americano, o europeo. Fa male perché può accadere a noi, ai nostri amici, ai nostri figli.
Fa male perché rappresenta una normalità che normale non deve essere, perché fa parte di una società che non è più sana, dove tutto viene trattato con leggerezza e archiviato con un’alzata di spalle anche da parte degli adulti, che invece dovrebbero vigilare, capire e intervenire prima che sia troppo tardi.
Il finale, però, lascia ancora un’immagine di speranza, in quell'auto che corre via, con i quattro ragazzi a bordo; la speranza che qualcuno può essere ancora salvato, che si può essere migliori di così.


Voto: 10
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