mercoledì 18 luglio 2018

Le serie TV che ho visto di recente - parte 2



Photo by JESHOOTS.COM on Unsplash

Tempo fa vi avevo promesso un secondo post sulle serie che stavo seguendo. Per vari motivi lo sto scrivendo solo ora, ma non ho mai smesso di macinare episodi su episodi; né da sola né con Lui. Di seguitop vi racconto le serie che mi/ci hanno appassionato di recente.



The Good Place
Questa serie è stata una rivelazione. Io e Lui abbiamo iniziato a guardarla spinti più dalla necessità di una sit com leggera per accompagnare la cena, che da un reale interesse. Due stagioni, pochi e brevi episodi: l’ideale. Ma The Good Palce si è rivelata molto più di questo. Il concept della serie vuole approfondire in modo leggero, divertente e a tratti irriverente, quesiti di filosofia morale. No, non è un prodotto noioso, se ve lo state chiedendo, e di sicuro non manca di originalità. L’inizio è già qualcosa di mai visto prima: la protagonista Eleanor Shellstrop (una Kristen Bell eccezionale) è morta e si risveglia in Paradiso, il Good Place del titolo, appunto; peccato che Eleanor in vita non abbia tenuto un comportamento ineccepibile, anzi, e lei ne è ben consapevole. Rendendosi conto, quindi, di trovarsi nel posto sbagliato per uno scambio di identità, Eleanor cercherà di rimediare, imparando ad essere una persona migliore. Ovviamente questo suo percorso di miglioramento sarà costellato di gag, battute, situazioni al limite del paradossale e personaggi esilaranti, il tutto condito con due finali di stagione sorprendenti. Con leggerezza e con uno humor estremamente elegante, The Good Place vuole fare riflettere sul nostro comportamento, su come ci relazioniamo con gli altri e su quanto consideriamo giusto o sbagliato. E poi è stata rinnovata per una terza stagione. Insomma, The Good Place è una serie da vedere.
Voto 10



Westworld 2
È un dato di fatto che HBO sforna un successo dopo l’altro. Forte di una serie come Game of Thrones, l’emittente statinutense pare voler alzare costantemente l’asticella. Il problema nasce quando occorre bissare un successo planetario come Westworld. La prima stagione era stata pazzesca: bella, avvincente, incasinata al punto giusto. Ci costringeva a guardare subito l’episodio successivo per sapere, per capire cosa stava succedendo. La seconda stagione ha, ahimè, perso invece parte di quel mordente. Nell’ampliare lo spazio (e il tempo) e i personaggi, gli autori hanno reso la trama troppo confusionaria e difficile da seguire. Ci si perde nelle varie linee temporali, nel capire chi è davvero umano oppure un host; alcune digressioni, come quella nello ShogunWorld, sono risultate quasi inutili allo sviluppo principale. Io e lui abbiamo fatto veramente fatica a seguirla, al punto che non sempre avevamo voglia di vedere l’episodio successivo. Non che sia stata completamente da buttare questa seconda stagione, ma da un progetto come Westwolrd e dalla HBO mi aspettavo qualcosa di più.
Voto 6,5



New Girl
Ancora una sit com. Sì perché alle volte c’è bisogno di alleggerire l’atmosfera con qualcosa di divertente, non siete d’accordo? Conosco New Girl da quando la trasmetteva MTV, ma non l’ho mai seguita in modo continuativo. Complice Netflix che distribuisce le prime 6 stagioni, ho deciso di riguardarla e di concludere poi con la settima grazie al santo streaming (lo so che non si dovrebbe fare ma pazienta). Le prime sei stagioni sono esilaranti, ben scritte e molto ben interpretate. I personaggi funzionano, da soli ma soprattutto nelle interazioni tra loro. Jess, Nick, Schmidt e Winston sono assolutamente e volutamente esagerati, adorabili e non stancano, cosa non scontata per una sit com di sei stagioni. La trama, per quanto vagamente ripetitiva, scorre bene per tutte le sei stagioni. La settima stagione invece non funziona a dovere. È tutto troppo. Troppo esagerati i personaggi, troppo caricaturali, troppo inverosimile la trama. Troppo tutto. Però almeno chiude tutte le storyline, anche se l’episodio finale è risultato un po' meh … comunque io adoro Winston, e Cece. Ma soprattutto Winston.
Voto 7.5



The Handmaid’s Tale 2
Ndr: mentre vi scrivo è già andato in onda il season finale, ma ancora non l’ho visto, quindi le mie considerazioni non ne terranno conto. Temevo molto questa seconda stagione, perché si avventura su un sentiero inesplorato: la prima seguiva pari pari il romanzo della Atwood, e si concludeva esattamente dove l’autrice aveva terminato le sue pagine. Quindi questi nuovi tredici episodi erano un’incognita e un bel rischio che la produzione si è assunta. Devo dire che non mi ha deluso affatto. Gli autori hanno approfondito il regime dittatoriale di Gilead, mediante l’introduzione di nuovi personaggi, come Eden, la moglie bambina di Nick, o l’utilizzo di luoghi solo accennati in precedenza, come le colonie. Abbiamo potuto conoscere meglio i perversi meccanismi di questa dittatura teocratica, le regole, le cerimonie e tutto quanto viene messo in pratica per piegare la volontà delle persone, ed è agghiacciante. Tremendamente agghiacciante. Ma soprattutto abbiamo approfondito i personaggi femminili della serie, che sono decisamente i più interessanti. Gli uomini di The Handmaid’s Tale sono, credo volutamente, piatti, monotematici, non hanno uno sviluppo nel corso degli episodi, una crescita personale, un cambiamento; le donne invece hanno mille sfaccettature, e mille modi diversi di interagire tra loro. June/Offred, con la sua ferrea volontà di opporsi a Gilead inserendosi in qualunque spiraglio di libertà le venga concesso; Serena Joy e il suo modo perverso di approcciarsi a June, in continuo oscillare tra il considerarla un oggetto di sua proprietà o un’alleata contro un sistema che le si è ritorto contro. E poi Emily, Zia Lydia, Janine, Moira e tutte le altre donne, bucano lo schermo e hanno davvero qualcosa da raccontare, sia per quello che sono, ma soprattutto per quello che sono state prima di Gilead e che non riescono davvero a smettere di essere. Come è già stato detto molte volte The Handmaid’s Tale ha come scopo principale quello di raccontarci una storia che non è poi così lontana dalla nostra società attuale, non c’è un baratro tra noi e loro, ma solo pochi piccoli passi. Riflettiamoci.
Voto 10



Smash
Questo è stato il classico recuperone estivo: Smash è una serie del 2012, composta da sole due stagioni. L’avevo in parte seguita quando era stata trasmessa da Mediaset Premium, ma non fino alla fine e mi era sempre rimasto il tarlo. Ok, non sto parlando di una serie imperdibile, di quelle che rimangono nell’immaginario collettivo per anni; ma Smash è un prodotto leggero e godibile, una di quelle serie di cui ogni tanto si sente il bisogno, patinata e romantica al punto giusto. E poi trattandosi di soli 36 episodi in tutto, sarebbe stato un vero peccato non chiuderla. Warning: se non amate i musical o i film dove cantano e ballano state lontani da questa serie! Smash infatti è ambientato a Brodway e racconta la produzione di un musical dalla nascita dell’idea, fino alla messa in scena vera e propria. Viene raccontato il lavoro che c’è dietro la produzione di un musical, le prove, i workshop, le difficoltà tecniche e quelle finanziarie, il tutto intrecciato con le vicende dei protagonisti, che si muovono sullo sfondo di una New York scintillante e molto glamour. Molti, anzi moltissimi gli intermezzi musicali, anche tre o quattro a episodio, come è giusto che sia per una serie basata sul musical, nella quale gli interpreti sono per la maggior parte veterani di Brodway. Insomma, se amate il musical e la magia del teatro Smash fa per voi!
Voto 8
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giovedì 5 luglio 2018

Comparanoia




Comparanoia: una bellissima parola in lingua inglese che riassume perfettamente quella condizione, comune a molte persone, che si potrebbe definire paranoia da confronto; il confronto, spesso inutile, che facciamo tra noi e gli altri, e che ci fa sentire del tutto inadeguati. Guardiamo le altre persone, quello che sono, quello che fanno, ci sentiamo inferiori e veniamo presi dall’invidia, il mostro dagli occhi verdi che non ci permette di essere sereni con noi stessi.

Perché ammettiamolo: se l’erba del vicino è sempre più verde, le vite degli altri sono sempre più interessanti delle nostre; il vicino di casa ha la macchina più figa, la collega si veste meglio di noi, il tipo in palestra è più fisicato … e potrei continuare per ore. Insomma, ci guardiamo attorno e chiunque sembra migliore di noi.

Nell’era dei social, poi, la cosa è portata all’estremo. Scorriamo la home di facebook o instagram e vediamo persone sempre felici, belle, in forma, che viaggiano, acquistano, vivono una vita al 100% e a noi sembra sempre di arrancare. Eccola la comparanoia: guardiamo quello che abbiamo noi, quello che facciamo, quello che siamo e non ci sembra mai abbastanza.
Noi non siamo abbastanza: abbastanza belli, abbastanza ricchi, abbastanza interessanti …
La nostra autostima scivola velocemente sotto le scarpe e pensiamo di dover fare qualcosa per risollevarla. Le opzioni a quel punto sono due:
  • Rimboccarsi le maniche per cercare di migliorarci e raggiungere gli obiettivi (raggiungibili) che vogliamo;
  • Denigrare chi ci sembra migliore, così da sentirci noi i migliori sottolineando i difetti altrui.
La seconda purtroppo è una pratica comune, ed è diffusa in moltissimi ambienti.

Nemmeno il cosplay ne è esente, anzi; tra liti, flame, pettegolezzi e organizzazioni che si lanciano insulti a vicenda ce ne è per tutti i gusti. Sembra che sia quasi più rilevante chi la dice più grossa rispetto a chi ha il cosplay fatto meglio. Quasi come se denigrare chi ci sta antipatico migliori la qualità dei nostri lavori, indipendentemente dalla realtà dei fatti.
E tutto ciò non è bene. Il confronto sano dovrebbe portare a migliorare noi stessi, dovrebbe spingerci a superare i nostri limiti e ad alzare quella famosa asticella, in qualunque ambito noi vogliamo cimentarci, e non farci denigrare gli altri solo per sentirci meglio. Anche perché questo comportamento non ci aiuterà: se siamo insoddisfatti di noi stessi possiamo sentirci meglio solo migliorandoci. Il vicino ha l’erba più verde? Impegniamoci di più a curare il nostro prato; quel ragazzo che vediamo in palestra ha un fisico migliore del nostro? Diamoci da fare con l’allenamento. Far sembrare gli altri inferiori a noi non servirà a nulla perché ci sarà sempre qualcuno più bravo, più bello, più ricco, più …

Dobbiamo poi renderci conto che quello che vediamo sui social è solo una parte della vita degli altri, e nello specifico la parte che loro scelgono di mostrarci. Se guardate il mio profilo Instagram, ad esempio, penserete che io sono sempre in giro, sempre in viaggio, sempre a fare cose. Quello che vi mostro sono le mie foto dei viaggi, delle fiere a cui partecipo, delle uscite sulla neve, delle cene e degli aperitivi… quello che non vi dico è che magari il viaggio l’ho fatto un anno prima e le foto sono da mesi in attesa di essere postprodotte; o che l’ultima foto che ho messo di me in cosplay è di una fiera di due mesi fa. Di sicuro non vi faccio vedere la serata che passo sul divano, in pigiama, con il viso devastato dalla stanchezza e l’odio verso il genere umano.
La vita che vediamo degli altri, soprattutto quelli che conosciamo poco, è una sola faccia della medaglia, la faccia che loro vogliono farci vedere, un lato bello, accuratamente selezionato. Ma non possiamo mai sapere qual è l’altra faccia della medaglia, cosa c’è dietro ad una vita che ci sembra perfetta.

Non facciamoci prendere dall’ansia da confronto e non cerchiamo a tutti i costi di sminuire ciò che gli altri sono. Guardiamoci allo specchio in maniera critica e cerchiamo i nostri punti di forza da far valere e quelli deboli su cui possiamo lavorare.
Tutto il resto è solo noia … anzi comparanoia!

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