“Il
vento si alzò nelle montagne di nebbia. Il vento non era l’inizio.
Non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu
comunque un inizio.”
Questo
è l’incipit del primo libro di una saga fantasy che amo molto e di
cui vi voglio parlare: La Ruota del Tempo, di Robert Jordan.
Mi
sono avvicinata a questa storia immensa (14 romanzi da circa 900
pagine l’uno più un prequel, Nuova Primavera) anni fa, sotto
consiglio di una persona che conosceva il mio amore per il genere e
che ne aveva già affrontato la lettura. Ero in un periodo in cui
avevo molto tempo per leggere e ne avevo un forte bisogno, quindi una
saga così lunga mi sembrava l’ideale.
Non
pensavo mi avrebbe conquistata così. Ho scoperto uno scrittore
eccelso, maniaco dei particolari, in grado di creare un mondo
complesso popolato da un numero enorme di personaggi, ciascuno
caratterizzato fin nei minimi dettagli.
Ciò detto
non sono ancora riuscita a finirla, anzi, non sono ancora riuscita a
superare la metà. In effetti, per quanto bella, la saga presenta
alcune difficoltà di lettura, in primis il reperimento dei libri.
Purtroppo l’editore Fanucci pare non prestare molta attenzione a La
Ruota del Tempo, e non procede ad una ristampa sistematica dei vari
libri; l’ultima è stata fatta in occasione dell’uscita del
quattordicesimo volume, con un restyling completo delle copertine, ma
prima di allora era quasi impossibile trovare tutti i volumi in
libreria. A questo ho ovviato mediante l’e-reader, ma so che in
molti ancora sono restii alla lettura in digitale e questo potrebbe
comportare non pochi problemi.
In secondo
luogo ciò che mi ha fatto rallentare molto la lettura è intrinseco
della saga in sé: si tratta infatti di una storia molto complessa
con una narrazione lenta ma densa di particolari. Jordan ha creato un
mondo estremamente dettagliato, con nazioni e popoli ben descritti
ciascuno per i propri usi, costumi e interazioni politiche. In questo
mondo si muovono moltissimi personaggi, in continuo movimento tra una
nazione e l’altra, che si incontrano, si scontrano, si allontanano,
poi si ritrovano ognuno con una storia e il proprio ruolo specifico
nella trama generale. Tante storie intrecciate, tanti nomi, tanti
personaggi descritti nei minimi particolari, lungo moltissime pagine.
È ovvio che la lettura procede lentamente, poiché ogni pagina è
piuttosto densa, e dopo un paio di libri ho sempre sentito la
necessità di leggere altro per un po’. Questo mi ha portato a
diluire la lettura in molti mesi e arrivata all’ottavo libro … mi
sono persa! Ho incontrato in un capitolo un personaggio che Jordan
descriveva come se avessi dovuto conoscerlo ma del quale io ignoravo
l’esistenza! L’ho quindi abbandonata per un periodo alla ricerca
dei primi libri che mi erano stati inizialmente prestati (la persona
che me li aveva prestati non potevo più frequentarla), fino a quando
non sono passata all’e-reader e l’ho ricominciata tutta da capo.
Ora sto
terminando il sesto libro e spero vivamente di riuscire a continuare.
La saga è un
fantasy epico che segue gli archetipi classici del genere: l’eterna
lotto tra il Bene e il Male è qui descritta nel più classico dei
modi, secondo la dicotomia Luce/Ombra. Ritroviamo l’eroe che si
ritrova tale per caso e che è costretto, suo malgrado ad affrontare
un destino di gloria per il quale non era minimamente preparato;
attorno a lui si muovono i personaggi divisi tra sostenitori della
Luce e dell’Ombra, tutto permeato dall’uso della magia.
Ma Jordan
riesce a utilizzare questi archetipi in modo del tutto originale,
distaccandosi molto da quelli che sono i classici del genere e
gettando le basi per quelli che diventeranno i nuovi best seller,
come Game of Thrones. Non bisogna dimenticare, infatti, che La Ruota
del Tempo nasce nel 1992 e a questa saga molti autori contemporanei
fanno riferimento.
Purtroppo la
prematura dipartita dell’autore ha impedito a Jordan di completare
l’opera, che è stata terminata da Brandon Sanderson, che si è
avvalso della mole di appunti lasciati da Jordan per terminare la
saga dividendo l’ultimo libro in tre volumi.
Ancora non so
dirvi nulla riguardo allo stile degli ultimi tre libri, se rimane
congruente o meno con i precedenti.
Quello che vi
posso dire è che, secondo me, è una saga imprescindibile per gli
appassionati del genere, che bisognerebbe almeno provare ad
affrontare, anche se la mole spaventa. Se non altro perché, a
differenza della saga di Martin, questa è conclusa.
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