Alcune giornate iniziano
male, troppo male … e mentre sei in coda su una strada di montagna, in salita,
col fondo reso sdrucciolevole dalla neve appena caduta, mentre aspetti che le
quaranta auto che hai davanti ripartano, in testa hai un unico pensiero: invertire
il senso di marcia e tornare a casa, perché quando gli Dei ti sono avversi, e
contro hai la Sfiga, il Sole, la Luna e pure Saturno, ti sembra che insistere
non abbia senso.
Leggi tutto...
non abbia senso.
Ma non lo fai; resti lì
e aspetti, paziente. Ma solo perché la strada è troppo stretta.
La sfortuna, poi,
quella mattina ce l’ha proprio con te e non smette di perseguitarti, al punto
che, arrivata finalmente a San Domenico, alle 11 del mattino (quando dovresti
aver già fatto non meno di tre discese), quando sei riuscita a trovare
parcheggio, hai messo gli scarponi, afferrato la tavola e pagato lo skipass, quando,
dicevamo, raggiungi la seggiovia per salire alle piste, ecco che questa si
blocca per un guasto alla rete elettrica.
E allora, cosa resta da
fare? Niente. Solo aspettare.
Guardi sperduta l’amica
che con te ha condiviso il viaggio, si può dire, della speranza, con la quale
hai condiviso il timore di non riuscire ad arrancare su per quella strada, che
aveva bloccato auto sulla carta ben più performanti della tua piccola Ypsilon,
vecchia di centosettantamila chilometri; l’amica alla quale hai chiesto: “e se
non ce la facciamo?” e ti sei sentita rincuorare, l’amica che poco dopo hai
rincuorato a tua volta, quando hai sentito la tua Ypsilon viaggiare grintosa
sul fondo scivoloso, convinta ormai che in cima a quella strada ci saresti
arrivata in un modo o in un altro.
E mentre aspettate vi
guardate e basta, stanche di parlare, con solo la voglia di sentire la neve
correre sotto la tavola.
Ma ecco che la
seggiovia riparte e, seppur lentamente, iniziate la ripida salita verso le
piste.
È già mezzogiorno, ma
all’improvviso non importa più: il cielo è terso, di un azzurro che fa male
agli occhi; il sole splende alto e la temperatura è più che gradevole; il
panorama sul Veglia spettacolare; ma soprattutto la neve è semplicemente
perfetta! Complice la nevicata finita nemmeno sei ore prima, le piste sono
coperte di uno strato di soffice manto non completamente battuto, o non battuto
del tutto.
È il paradiso dei
tavolari: sulle piste battute non c’è traccia di ghiaccio, e gli snowboard
galleggiano che è una meraviglia, mentre quelle non battute sono l’unico posto
dove è consentito il fuoripista e sono già solcate da innumerevoli serpentine.
Tu e la socia vi
lanciate immediatamente verso la prima seggiovia, quella che porta al Pizzo
Dosso.
E se la prima discesa
decidete di farla facile, un po’ timorose, perché è la prima della giornata e
sapete che dovete risvegliare i muscoli intorpiditi da tante ore di auto, dalla
seconda ci prendete gusto e affrontate le nere, colore che fino a quel momento
vi aveva terribilmente spaventato. Ma complice la neve soffice, le piste adatte
agli snowboarder e la voglia di macinare chilometri, oggi percorrete una nera
dopo l’altra, su e giù da quei pendii, veloci e sicure. E dove la pista è più
pendente azzardate anche un po’ in fresca.
Vi fermate giusto per
un panino e poi di nuovo su e giù, dal Pizzo Dosso all’alpe Ciamporino,
intercettando differenti piste.
Non riesci a pensare
che quella giornata iniziata tanto male si rivela una delle migliori della
stagione, e a quel punto te ne freghi della coda, dell’aver iniziato a
mezzogiorno, del nervoso accumulato. La giornata è stata perfetta: due donne,
due amiche, due snowboarder, la neve soffice e uno scenario magico.
A fine giornata
scendete soddisfatte, incuranti che la sfiga è sempre lì dietro l’angolo.
E invece … e invece il
parcheggio bisognava pagarlo con lo skipass …
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!