lunedì 23 ottobre 2017

I miei libri dell'estate 2017



E rieccoci con un nuovo appuntamento letterario.
Ormai lo sapete che sono una lettrice accanita, e nei mesi estivi appena passati son riuscita a divorarmi, o quasi, quattro libri di cui vorrei parlarvi. Dopo capirete il perché del quasi.
Sono libri molto diversi tra loro perché, benché io ami particolarmente il genere fantasy e distopico, non disdegno libri di altro genere, a patto che siano comunque ben scritti.
Quindi ecco cosa avevo sul comodino questa estate!

È uno dei libri che ho scambiato tramite AccioBooks (e che non ho più perché ho nuovamente scambiato!), e mi ha incuriosita più per la copertina che per la trama vera e propria. Si tratta infatti di un Chick Lit, ovvero di quel tipo di letteratura rosa destinata a giovani donne single, ma con un piglio più moderno dei soliti romanzetti Harmony; è un genere di letteratura al quale mi approccio sempre con un po’ di sospetto, ma con il sistema di scambio libri posso permettermi di sperimentare.
Ambientato a New York, è la storia di Esme, 23 anni, incinta e mollata dal fidanzato, che trova lavoro in una piccola libreria indipendente dell’Upper West Side. Il romanzo è carino, non un capolavoro, ma si lascia leggere senza troppe pretese; l’ho trovato ideale nel caldo delle sere di luglio, dopo aver faticosamente terminato Gli Eredi della Terra di Falcones. La protagonista è abbastanza anonima e a tratti odiosa, il fidanzato, beh, il classico mammone ricco da abbandonare con decisione senza passare dal via. Interessanti gli altri personaggi che fanno da contorno, ma sono tutti abbastanza stereotipati e senza grande spessore psicologico. La storia è il classico esempio di vicenda problematica che si conclude con un lieto fine per la protagonista; leggero e scorrevole, è un testo senza infamia e senza lode, che vi consiglio se amate questo genere di letteratura o se cercate qualcosa da leggere in totale relax, magari quando avete appena chiuso un bel mattone!

Ho amato tantissimo il primo libro di questa trilogia di Pierce Brown (Red Rising) scoperta per caso; ho atteso a lungo l’uscita di questo secondo capitolo, temendo però di rimanere delusa. In rarissimi casi, infatti, il secondo libro di una trilogia eguaglia se non addirittura supera il primo. Golden Son è uno di questi. Il libro è avvincente, con continui colpi di scena che tengono il lettore incollato alle pagine. La narrazione passa dalle brulle terre del Pianeta Marte agli immensi spazi del sistema solare. Non si tratta più di scaramucce tra studenti, ma di vere e proprie battaglie interplanetarie. Troviamo un Mietitore più maturo ma anche più combattuto riguardo al suo destino, alla sua missione; ritroviamo tutti i personaggi del primo libro, e altri se ne aggiungono, nuovi Oro, altri Colori, che vanno a completare il puzzle di una società che non sappiamo se amare o odiare. Bello, bello, bello!
Se come me amate i distopici, la fantascienza alla Star Trek, questo libro fa per voi! Credetemi non riuscirete a smettere di leggerlo!

Altro libro che mi è capitato tra le mani grazie ad AccioBooks (sito che non smetterò mai di ringraziare!); il termine capitato è quanto mai calzante: l’autrice, Stefania Signorelli, mi ha contattata per uno scambio andato a buon fine. Al momento dell’apertura del pacchetto mi sono trovata due libri invece di uno: Stefania mi ha gentilmente fatto omaggio di una copia del suo Afrodite Bacia Tutti e così mi sono ritrovata a leggerlo al ritorno dalla vacanza in Francia.
Il libro è una raccolta di racconti, ciascuno con un personaggio della mitologia greca come protagonista: Afrodite, Elena, Ercole, Persefone, Enea, Megera, Narciso … La particolarità è che l’autrice ha ambientato i racconti ai giorni nostri; quindi Narciso diventa un ragazzino innamorato di se stesso che passa la giornata sui social, Persefone è una figlia che si divide tra un marito un po’ distante e una madre anziana e bisognosa di cure che non sopporta il compagno della figlia; Afrodite è una ragazza bellissima, incostante e un po’ facile, che ha sposato Efesto forse per noia rendendolo infelice.
Alcuni racconti sono molto belli, altri un po’ meno, ma in tutti si percepisce un’aria decadente, spesso un po’ noir; nessuno degli eroi è felice, ma tutti sono ingabbiati in una vita che si trascina e non li rende mai del tutto soddisfatti.
Un libro interessante, ben scritto, con un lessico ricercato dove non mancano i giochi di parole e i riferimenti alla mitologia. Consigliato a tutti: gli amanti della classicità ritroveranno innumerevoli minuscoli riferimenti, chi non è avvezzo leggerà tante piccole storie molto gradevoli e curate.

Ho comprato questo libro in versione ebook perché incuriosita dalle mille recensioni entusiaste lette in giro per il web. Doveva essere il fantasy definitivo, una storia avvincente come mai scritte prima, una protagonista senza paura, cazzuta come non mai, che riesce a domare un nemico malvagio e sanguinario.
Non ho trovato nulla di tutto ciò.
Ho fatto una enorme fatica a terminare le poco più di 250 pagine di un libro scritto in modo approssimativo (per quanto riguarda la trama) e poco realistico. Va bene la riscrittura delle Mille e una Notte in chiave moderna, va bene rendere Sherazade (o Sharzaad) una eroina contemporanea, però ridurli alla stregua di un Young Adult proprio no!
La storia manca di spessore, i personaggi sono piatti e stereotipati, la trama scorre poco ed è noiosa, nonostante sia scritto bene dal punto di vista lessicale e della struttura. Sostanzialmente non accade nulla in tutto il libro, Shazi dovrebbe essere in costante pericolo di vita eppure questo non si avverte mai nemmeno lontanamente; le poche descrizioni non aiutano ad immergersi nel mondo favoloso e arabeggiante delle Mille e Una Notte: non si sente l’odore di spezie o il caldo del deserto, non si avverte l’opulenza che dovrebbe avere un palazzo reale arabo; dovrebbe essere un mondo da sogno, ricco ed esotico, scintillante d’oro e profumato di incenso. Non si sente nulla di tutto ciò. Ed è un vero peccato.
Assolutamente sconsigliato!


Vi ho lasciato i link agli store on line.
Spero di avervi ispirato per qualche prossima lettura!  
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venerdì 6 ottobre 2017

Linguadoca parte seconda: l'Aude



Ci ho messo tempo a scrivere questo secondo post sul viaggio in Francia perché ci metto un sacco di tempo a sistemare le foto. Sono inqualificabile, lo so! Però adesso le ho terminate ed eccovi il racconto.
La seconda tappa del nostro viaggio ci porta sul Canal du Midi; ma proprio proprio sul canale: la nostra Gite de France a Homps era una splendida villa ottocentesca situata così vicino alla riva del canale che dovevamo fare attenzione a non finirci dentro con la macchina uscendo dal parcheggio!
Ma andiamo con ordine.
Lasciamo Lunel in mattinata ma senza fretta, prendendo l’autostrada in direzione Narbonne. L’idea è di fare una tappa intermedia e per questo dobbiamo uscire dall’autostrada nei pressi di Bèzier e inoltrarci per strade extraurbane che si snodano nelle colline del Minervois.
Il Minervois è una regione francese famosa per i suoi vini (tanto per cambiare!) e deve il suo nome al paese di Minerve, nominato tra i Borghi più belli di Francia. Il paesaggio è costituito da dolci colline coperte di vigneti che si estendono a perdita d’occhio.

Vigne, vigne, vigne ovunque! Ogni tanto un ulivo

La nostra idea è di raggiungere proprio Minerve, il piccolo borgo medievale posto su una grande roccia e circondato da canyon e falesie rocciose. Qui, nel 1210 fu condotto il primo grande eccidio della crociata contro gli Albigesi. Si pensava che Minerve fosse inespugnabile, ma Simon de Monfort la prese d’assedio; dopo sette settimane la città capitolò, ma i Catari rifiutarono di abiurare la loro fede e in 150 morirono bruciati. Un monumento ricorda ancora il luogo del grande rogo.
Oggi Minerve è un paesello di 126 abitanti, visitabile in un’ora. Le stradine strette, le case medievali, la chiesa di Sant Etienne del XI-XII secolo e il grande ponte di pietra ne fanno un piccolo gioiello per gli amanti del medioevo. Nel borgo sono poi presenti numerose cantine dove degustare il vino locale direttamente dai produttori. Inutile dire che ce ne siamo andati ubriachelli e con tre bottiglie di vino in più nel bagagliaio! XD
Vinoh!!!





Arriviamo a Homps che è ancora metà pomeriggio, molto prima di quanto preventivato.
Abbiamo soggiornato alla Maison desPalmiers, una bella villa costruita dalla famiglia Saint Exupery nel 1860. La stanza era splendida, arredata con mobili d’epoca, ampi finestroni e carta da parati azzurra, e tutta la struttura era adorabile, con un giardino mediterraneo dove, tempo permettendo, fare colazione. Purtroppo noi ci siamo riusciti, poiché quei giorni soffiava un forte vento gelido, e soprattutto la mattina faceva molto freddo. Peccato che furba come una volpe, mi sia dimenticata di fotografarla.
Il Canal du Midi è esattamente come me lo immaginavo: elegante ma senza sfarzo, di quella raffinatezza silenziosa che solo i quadri dell’impressionismo francese sanno trasmettere. Le house boat lo solcano pigre (la navigazione è consentita ad una velocità massima di 8 Km/h!), le sue rive, collegate da ponti antichi come il canale stesso, sono fiancheggiate da alti platani, vigne e prati. Nei centri abitati, come Homps, i locali, ristoranti, le enoteche si affacciano tutti sul canale, ma senza eccessi, senza schiamazzi; non una sedia fuori posto o un rumore troppo forte.
L’eleganza è regina assoluta di questo piccolo angolo di Francia



E a noi non resta che adeguarci, vestirci bene e camminare lenti, verso il wine bar più vicino (vin au verre), che in realtà era il ristorante LeTonnelliers, a goderci con calma un aperitivo e poi un’ottima cena.



Il giorno dopo lo dedichiamo all’unica tappa scelta da Lui: Rennes-le-Chateau e Carcassonne. Dei misteri che avvolgono Rennes-le-Chateau ho parlato sul sito de Il Bosone, qui ne voglio parlare da turista; il borgo è carino, anche se non eccezionale, in un’oretta lo si riesce tranquillamente a girare tutto, fermandosi anche nei negozietti di souvenir. Il posto è ovviamente preso d’assalto da turisti di ogni nazionalità ma rimane abbastanza tranquillo e soprattutto molto, molto fresco. Non siamo entrati nel museo poiché non avevamo moltissimo tempo a disposizione, però la vista dal belvedere accanto alla Tour Magdala ci ha incantati. Un bicchiere di vino (tanto per cambiare XD) e un panino per pranzo e ci siamo rimessi in auto verso Carcassonne.






Carcassonne
… almeno una volta nella vita è da vedere. La cittadella medievale fortificata è una delle meglio conservate d’Europa ed è Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1997; costruita su fondamenta romane, la cittadella divenne famosa per il suo ruolo centrale nella crociata Albigese. Con la sua cinta muraria e le 72 torri, è una visione mozzafiato non appena si raggiunge la città. Il resto perde importanza davanti a tale maestosità. Essendo così famosa era, ovviamente, inondata dai turisti: nelle stradine attorno al castello (l’ingresso al castello è a pagamento ma l’interno delle mura è ad accesso libero) era impossibile camminare e i negozi erano gremiti di gente. Noi abbiamo visitato tutto il castello, in un continuo sali e scendi da scale, scalette; bellissimo ma stancante. Ammetto di aver rimpianto la mancanza di un obiettivo grandangolare per la mia Canon!










L’unica pecca: non aver potuto assaggiare la Cassoulet, il piatto tipico della regione e cucinato quasi ovunque a Carcassonne, ma il parcheggio interrato chiudeva alle ore 20, troppo presto per permetterci di gustare la cena con calma. Alla fine siamo ritornati a Homps, per poi dirigerci a Olonzac e cenare a Le Minervois Bel, un elegante ristorante con un servizio impeccabile!




Il terzo e ultimo giorno di permanenza a Homps l’abbiamo impiegato per visitare Narbonne. La città ha una storia millenaria, essendo stata la prima colonia romana fondata al di fuori dell’Italia, nel 118 a.C. e divenendo poi la capitale della Gallia Narbonense. Narbonne è una città curata ed elegante, pulita e piena di fiori; la passeggiata lungo il canale permette di scoprire una città luminosa e raffinata, accogliente e mai caotica. Anche il mercato dislocato lungo il canale mancava della tipica connotazione degli analoghi italiani: nessuno che strillava, niente spintoni; insomma i francesi dimostrano eleganza in tutto.
Di Narbonne abbiamo visitato il Palazzo dell’Arcivescovo, un imponente palazzo in stile gotico oggi sede del municipio, e la cattedrale di St. Just e St. Pasteur, l’unico esempio di cattedrale gotica del mediterraneo, e ne è valsa davvero la pena.
Poi la stanchezza della vacanza ha iniziato a farsi sentire e abbiamo dirottato il pomeriggio verso la spiaggia di Narbonne Plage; attenzione! Narbonne si trova a circa 20 Km dal litorale, quindi occorre prendere l’auto e spostarsi lungo una strada un po’ curvosa che supera un altopiano brullo e roccioso. Da lì la vista è mozzafiato!








Narbonne Plage è una tipica cittadina di mare, con ristoranti, negozi di souvenir e profumo di crema solare ovunque; abbiamo raggiunto la spiaggia libera e siamo rimasti un paio d’ore a riposarci sotto il sole, per poi ripartire in direzione Homps.
Alla sera siamo tornati da Les Tonnelliers per un bicchiere di vino e le immancabili olive d’aperitivo e abbiamo cenato da En Bonne Compagnie, piccolo ma grazioso bistrot con una cucina davvero deliziosa, dove avevamo cenato anche la prima sera, tornando a casa belli ubriachelli!




La mattina dopo, prima di ripartire in direzione Perpignan, ci siamo regalati una piccola crociera di due ore lungo il Canale.
Questo angolo di Francia ci ha conquistati, per la calma dei residenti, per il loro stile di vita lento ma sempre elegante, cordiali senza essere mai invadenti. La luce, regina di tutto, è qualcosa di eccezionale, limpida, chiara, calda.
Siamo stati così bene qui … ma è già ora di ripartire per la terza tappa.

Tempus fugit …





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