venerdì 29 dicembre 2017

Tagliatelle gustose



E rieccoci nuovamente con un post dedicato alle mie ricette.
lo so che vi avevo detto che avrei pubblicato una volta al mese, ma ho poco da raccontarvi in questi giorni e così vi stordisco con il cibo! XD Come se le feste appena passate non fossero state sufficienti.

a proposito di feste: visto che siamo in quel periodo critico che sta tra Natale e Capodanno, dove le vacanze e il tempo a disposizione vorrebbero farci continuare a mangiare, ma la bilancia ci guarda male, voglio proporvi una ricetta facile facile che mette a tacere i sensi di colpa: tagliatelle fatte in casa con broccoli e pomodori secchi.

vista la ricchezza della pasta fatta in casa io la considero un piatto unico, soprattutto se si abbonda con i broccoli.

in realtà in questa versione non ho utilizzato solo broccoli, ma un misto di broccoli, cavolfiore bianco e cavolo romanesco.

non sto a spiegarvi come fare la pasta fatta in casa, perchè è davvero banale il procedimento. l'importante è avere una buona macchina per stendere la pasta e successivamente creare le tagliatelle. però vi metto le dosi. Se non volete/potete/riuscite ad impastare da soli, è lecito comprare della buona pasta; ma che sia buona mi raccomando perché questo condimento esalta molto il sapore della pasta senza coprirlo.

andiamo!!!

Ingredienti x 2 persone:

Per la pasta: 700 g di farina 00 (di grano tenero)
                     300 g di farina di semola
                     11 uova
                     sale qb
        x due persone: 170g di tagliatelle seccate
                   
per il condimento: 400g di broccoli surgelati o freschi (meglio freschi, ma se non è possibile ...)
                              6/7 pomodori secchi
                               peperoncino qb

mettere a bollire l'acqua per la pasta e salare.
nel frattempo in un wok disporre le cimette di broccoli,aggiungere olio e farle rosolare; aggiungere un pò di acqua, aggiungere i pomodori secchi tagliati a pezzettini, coprire e lasciare cuocere. Quando le cimette di broccolo saranno quasi cotte mettere la pasta nell'acqua, in modo che arrivino a cottura nello stesso momento.
nel frattempo togliere il coperchio dal wok e alzare la fiamma se è rimasta troppa acqua nei broccoli, che devono essere umidi ma non secchi; aggiustare di sale i broccoli e aggiungere il peperoncino. quando la pasta è cotta, scolarla e aggiungerla nel wok, farla saltare con il condimento e servire.

buon appetito!

abbinamento: un vino bianco fresco, tipo Falanghina.

                             


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giovedì 21 dicembre 2017

Crescentine (o tigelle) e una nuova rubrica




Modestamente parlando, in cucina me la cavo piuttosto bene. Non sono uno chef, non so impiattare, ma le mie ricette riscuotono piuttosto successo, tanto che in molti mi hanno chiesto di metterle sul blog. Et voilà! Accontentati!

Non aspettatevi ricette da chef stellato e foto da food blogger, perché al momento i miei mezzi sono piuttosto contenuti, però vi assicuro una certa semplicità nelle ricette e qualche tip per cucinare in pochi minuti rientrati a casa dal lavoro la sera!

Le mie intenzioni sono di pubblicare le ricette con cadenza mensile, ma se tempi e impegni lo permettono, magari anche più frequentemente, nel perfetto spirito di questo blog totalmente anarchico XD

La mia famiglia è per metà modense. Madhre, infatti, è nata a Pavullo nel Frignano e cresciuta a Lama Mocogno, prima di trasferirsi sul lago Maggiore.
Come tutte le donne emiliane, sia mia nonna che madhre sono sempre state delle ottime cuoche (magari non diteglielo che le ho fatto un complimento pubblico, che devo mantenere la mia reputazione) e io, che ho sempre adorato “pasticciare” ai fornelli, ho appreso quasi per osmosi le ricette tipiche.

Amo una di queste in particolare, per la sua semplicità, la rapidità con cui si cucina e la sua versatilità: la crescentina o tigella.

La crescentina modenese è un pane tipico dell'Appennino, zona d’origine della mia famiglia, che veniva anticamente cotto tra due dischi di terracotta chiamati tigelle, da cui il nome moderno. Adesso si cuociono nel forno oppure in uno stampo rotondo chiamato tigelliera.
È un pane povero, che viene consumato caldissimo e servito con salumi e formaggi o con il classico battuto di lardo aglio e rosmarino. Ben si adattano anche all’accompagnamento di piatti di carne in umido.
È un tipico piatto conviviale, da consumare in compagnia, in inverno, accompagnato da un buon vino rosso, tra una chiacchera e l’altra, quando non si ha nessuna fretta di alzarsi da tavola, ed è quindi particolarmente adatto a questo periodo di feste.

Essendo poi un cibo al quale sono legata da ricordi fin dall’infanzia, mi sembrava ottimo per iniziare questa rubrica di ricette.

C’è da fare una precisazione: ogni zona ha la sua variante, e all’impasto vengono spesso aggiunti grassi oppure latte; io vi propongo la ricetta originale della mia famiglia, quella con cui sono cresciuta e che tuttora impasto, rigorosamente a mano su un tagliere di legno.























Ingredienti per circa 15 crescentine:

1 kg di farina 00
30 g di bicarbonato di sodio
Sale
Acqua (circa 500 ml)

Sulla spianatoia versare la farina, aggiungere il bicarbonato e il sale; in un bicchiere o in una brocca prendere l’acqua e aggiungerla alla farina poco a poco e nel frattempo impastare. Continuare ad aggiungere l’acqua fino a quando tutta la farina è impastata e si è ottenuto un impasto elastico e compatto. Impastare energeticamente ancora per qualche minuto, quindi creare un salsicciotto. Dividerlo in 15 parti circa e impastare ciascun panetto singolarmente dandogli la forma di una pallina ed appiattirla poi con il mattarello a formare dei dischi.
Disporre i dischi sul piatto del forno o in una teglia precedentemente coperti con carta da forno, e cuocere a 180-200°C per 30 minuti circa, girando le crescentine ogni dieci minuti per farle dorare bene su entrambi i lati. Dopo 25 minuti circa prendere una crescentina e aprirla per controllare la cottura. Se l’interno dovesse essere morbido ma asciutto allora la crescentina è cotta, altrimenti lasciarle in forno ancora qualche minuto.
Servire caldissime appena sfornate e farcirle a piacere con salumi e formaggi oppure in accompagnamento ad un umido di carne.


Vino consigliato: Lambrusco DOC, servito freddo.
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martedì 12 dicembre 2017

Regina di Fiori e Radici



Ogni tanto i libri mi capitano tra le mani; letteralmente.

È il caso di Regina di Fiori e Radici, scritto da Laura MacLem, volume che mi è stato prestato da un’amica che conosce la mia passione per il mito di Ade e Persefone.

Regina di Fiori e Radici è, infatti, una riscrittura di questo mito, già tante volte raccontato, ma con un punto di vista particolare; la vicenda è qui raccontata in prima persona dalla dea Persefone. Quella che è sempre stata protagonista muta e quasi inconsapevole nel mito, scopriamo essere in realtà una donna forte e una dea estremamente potente, una figura femminile a tutto tondo che non solo non si lascia trasportare dalle situazioni, ma prende in mano il suo destino e decide per sé in tutto e per tutto.

Il mito lo conosciamo tutti: Ade, il signore dell’Averno, si invaghisce della dea della Primavera e la rapisce per farne la sua regina. Demetra, madre di Persefone, impazzisce per la scomparsa della figlia e fa cadere il mondo in un inverno perenne. Il mito si conclude quindi con l’accordo tra Ade e Demetra in cui si dividono il tempo e la compagnia di Persefone.

Nel mito però non c’è traccia del pensiero della dea, dei suoi sentimenti e tanto meno delle sue opinioni. Un modo di raccontare un po’ troppo maschilista che ci priva del punto di vista della protagonista che è invece una eroina moderna, capace di insegnarci l’emancipazione e la lotta per affermare il proprio io. Persefone non ci sta a lasciare che gli altri decidano per lei e per la sua vita, che, in quanto dea, è eterna, ignorando i suoi sentimenti e il suo volere.

In un mondo dove la regola è che i matrimoni vengano combinati, Persefone sceglie di amare Ade ancora prima che il dio dell’Averno la rapisca, e continua a sceglierlo anche dopo, quando avrebbe la possibilità di fuggire o comunque di ritornare da sua madre, lei decide di rimanere al fianco del marito, di onorare il suo matrimonio. Questo nonostante l’Oltretomba non sia adatto alla Primavera.

È una donna forte Persefone, che riesce ad addolcire Ade, scontroso e taciturno, riesce ad imporsi al volere della madre e a tenere testa persino a Zeus, sovrano degli dei nonché suo padre; è una donna vera, consapevole del proprio corpo e della propria femminilità, capace di essere gentile con tutti come di mettere in atto una ribellione spietata, in grado di mettere in ginocchio l’umanità intera.

Persino Zeus, alla fine, si rende conto che quella sua figlia, a lungo ignorata e creduta una vuota fanciulla innamorata dei suoi fiori, è in realtà una dea potente e volitiva, capace di far rispettare il proprio volere.

D’altro canto anche Ade è un ottimo personaggio: lui è la morte e come tale non può che essere un uomo implacabile, inflessibile ma inevitabilmente giusto. La morte non fa preferenze, non guarda chi è ricco o povero, bello o brutto, raccomandato o meno; la morte è uguale per tutti e così è il dio che la governa. All’apparenza freddo e taciturno, Ade è però capace di piccoli slanci d’affetto nei confronti della sua sposa, piccoli ma che riferiti ad un simile personaggio risultano enormi e fanno capire che il rapimento di Persefone non è mai stato un capriccio. A differenza del fratello Zeus, Ade non ha rapito una fanciulla a caso in preda ad un desiderio momentaneo: ha rapito Persefone perché è lei che vuole accanto, ora e per sempre.

Il libro in generale è ben scritto, utilizza un tono aulico ben dosato, mai banale o fastidioso, anche se si perde un po’ nel raccontare la ribellione di Persefone. Ecco quest’ultima parte è un po’ confusionaria, si capisce poco cosa l’autrice ci stia descrivendo e dove voglia portare la storia. Quasi come se fosse stata scritta un po’ troppo frettolosamente. Questa parte avrebbe invece meritato molta più attenzione e cura e forse il libro sarebbe stato un piccolo gioiello, rasentando la perfezione.

Peccato, ma nel complesso rimane comunque un bel libro che merita di essere letto anche da chi non ama particolarmente i miti o da chi non si è mai avvicinato ad essi.



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lunedì 27 novembre 2017

Perché a me Justice League è piaciuto



Non ho mai fatto mistero di essere un’amante della DC Comics, dei suoi personaggi così tormentati e delle sue atmosfere cupe. Batman è da sempre il mio supereroe preferito, insieme a Green Arrow e Black Canary, e non ho mai nascosto di sopportare poco la Marvel.
Per questo motivo Justice League era il film che più attendevo nel 2018; in parte perché speravo in una rinascita del DCEU (che dopo Wonder Woman non sembrava più così improbabile) in parte perché volevo vedere i pettorali di Momoa formato gigante! XD
Bene, ieri sera l’ho visto e … mi è piaciuto e molto anche! Sono uscita dalla sala con gli occhi a cuoricino e la bocca che non riusciva a dire altro se non “Che spettacolo!” … no, in realtà ho utilizzato un termine più colorito, ma non mi sembra il caso di replicare … XD
L’ho amato dall’inizio alla fine e adesso vi spiego il perché, punto per punto.



In molti si sono lamentati che la trama di JL è troppo semplice e lineare. A parte il fatto che la storia è in tutto e per tutto simile a quella del primo Avengers (e su questo sì che ci sarebbe da ridire …), ma in ogni caso quando vado al cinema a vedere un cinecomics non mi aspetto di certo una trama complicata o un film da premio oscar. Voglio i supereroi, le botte e gli effetti speciali. That’s all.
È stato anche più e più volte criticato l’antagonista, Steppenwolf, privo, a parere dei detrattori, di spessore, di personalità. Si voleva un cattivo più a tutto tondo, con un passato incasinato, un presente da redimere e un futuro in catene, forse. Un personaggio più approfondito e più interessante.
Peccato che Steppenwolf non sia il fulcro del film, bensì la causa scatenate e per questo non necessiti di più spazio di quello che ha avuto. Capiamoci, è il ritorno di Steppenwolf, il suo cercare le scatole madri per la conquista della Terra, che mette in moto tutto, MA questo non è il centro della vicenda.
La chiave di JL è la creazione stessa della squadra, come in Avengers il fulcro di tutto non era Loki … e suvvia, diciamocelo, in confronto a Steppenwolf, Loki è un nemico ridicolo!



Quello che il film ci vuole raccontare è come Batman riesce a mettere insieme sei supereroi con, e nonostante, l’aiuto di Wonder Woman; ci racconta di un Batman che si vede costretto, suo malgrado, a capire la sua umanità e ad ammettere di non poter combattere da solo, come ha sempre fatto.

“Sono felice che sai fare di nuovo il gioco di squadra”
Magari non per molto”


La forza dell’eroe di Ben Affleck, a differenza di quello di Christian Bale, è proprio questa: la comprensione dei propri limiti umani (non dimentichiamoci che Batman è l’unico senza superpoteri), l’età che avanza (venti anni di servizio a Gotham) e la consapevolezza di non potercela fare da solo.

Quali sono i tuoi super poteri?”
Sono ricco!”

Bruce Wayne deve mettere da parte il suo orgoglio e il suo brutto carattere in nome di un bene più grande, ed ammettere che Superman non è solo utile, ma indispensabile alla squadra. Un bel passo avanti rispetto a BvS!
In tutto questo si innestano gli altri personaggi, tutti con dei conti in sospeso:
Wonder Woman/Diana Prince ha un passato doloro da lasciarsi alle spalle per riuscire ad accettare il suo ruolo di leader; Cyborg/Victor Stone che, analogamente, ha bisogno di trovare il suo ruolo. E Flash/Barry Allen alla disperata ricerca di un gruppo in cui non sentirsi isolato.



A proposito di Flash, il personaggio è stato molto criticato per le sue battute e per il suo essere la spalla comica del gruppo; a mio parere, invece, la caratterizzazione è abbastanza aderente al personaggio: Barry Allen è ancora un ragazzino in JL, che si è trovato con superpoteri che non sa bene come gestire e cosa comportano; un ragazzino asociale in cerca e di qualcuno che lo capisca. In quest’ottica le sue battute e il suo carattere brillante non sono poi così fuori luogo. E poi dai, nessuno ha storto il naso per il bimboragno di Civil War!
Il meno caratterizzato è forse Aquaman, ma di lui avremo nel 2018 la pellicola dedicata e in più non dimentichiamoci che si trova al di fuori del suo elemento naturale. Senza l’acqua Aquaman non è altro che un fortissimo picchiatore, ma di fatto non ha nessuno con cui confrontarsi. Attendiamo quindi …



Justice League è, per me, un film godibile, ben bilanciato nei toni e nel ritmo; visivamente è, a parer mio, un ottimo prodotto, né troppo oscuro, né troppo cartoonesco; nessun personaggio è preponderante, anzi ognuno fa il suo per il ruolo che ha. La componente drammatica e i toni cupi, tanto criticati in BvS, vengono alleggerite da battute che però non risultano mai fuori luogo o esagerate. Forse non un capolavoro, ma di sicuro un film godibile e apprezzabile anche da chi non conosce del tutto i fumetti da cui sono tratti (a differenza di BvS).
Nell’anno in cui la Marvel ha tirato fuori un film di qualità media (I Guardiani della Galassia 2) e una vera ciofeca (Thor: Ragnarok), la DC vince a mani basse con due pellicole ben fatte, quali Wonder Woman e Justice League.

Con buona pace della critica.  
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martedì 14 novembre 2017

Linguadoca parte 3: il Rossiglione


E rieccomi finalmente con la terza e ultima parte del racconto del viaggio in Occitania.
Come sempre perdonate la lentezza ma fatico molto ad editare le foto.

Gli ultimi tre giorni del viaggio itinerante ci hanno portati nel Rossiglione, più precisamente nel dipartimento dei Pirenei Orientali, zona di Perpignan.

Prima di raggiungere Perpignan, però, abbiamo fatto tappa all’Abbazia di Fontfroide, a circa 20 chilometri da Narbonne. Ce l’avevano caldamente consigliata perché molto bella e caratteristica e poi perché i conversi producono ancora dell’ottimo vino che poi vendono con il marchio Abbaye de Fontfroide. Diciamo che ci ce l’ha consigliata ci ha commissionato anche alcune bottiglie nel caso fossimo passati.
Va beh, l’avete capito che questa è stata una vacanza all’insegna del vinoh!! XD

Succo d’uva fermentato a parte (XD), l’abbazia è molto bella e vale la sosta. È stata fondata nel 1093, ma fino a che non divenne un’abbazia cistercense (nel 1144) non godette di particolare prestigio. Successivamente la sua fortuna fu legata al conte di Barcellona e alla viscontessa di Narbona che cedettero terre e ricchezze. Da quel momento l’abbazia prosperò e divenne una delle roccaforti della crociata contro gli Albigesi, fino alla rivoluzione francese quando venne abbandonata. Venne acquistata agli inizi del 1900 dagli artisti Gustave Fayet e Madeleine d’Andoque che ne curarono la ristrutturazione e la fecero diventare un’importante sito artistico.











Da lì ci siamo poi spostati verso il Rossiglione, una regione a forte influenza spagnola, o per meglio dire catalana, e la differenza rispetto alle altre zone della Francia che abbiamo visitato si vede eccome.
Noi alloggiavamo a Rivesaltes, il piccolo paese dove si trova l’aeroporto di Rivesaltes-Perpignan. La cittadina è famosa per i suoi vini dolci, ma anche per una tristissima pagina della storia del secolo scorso: si trovava proprio a Rivesaltes il più grande campo d’internamento del sud della Francia attivo dal 1941 al 1942, diventato poi campo d’internamento per prigionieri di guerra tedeschi e collaborazionisti, quindi centro di smistamento per harki, gli ausiliari dell’esercito francese, durante la guerra d’indipendenza algerina. È anche il meglio conservato di Francia e proprio in questo luogo è stato recentemente costruito un memoriale.

Noi ci siamo limitati a girovagare un po’ per il centro e a visitare un domain l’ultimo giorno (che novità!), ma l’impressione era quella di essere in Spagna piuttosto che in Francia; ricorda molto i paeselli spagnoli situati lungo la strada che da Barcellona porta a Margalef, oppure i paesini dell’entroterra del nostro Meridione. Case gialle o arancioni, stradine strette, auto parcheggiate selvaggiamente, capannelli di persone sedute in piazza o davanti alla porta di casa; scene molto mediterranee ma decisamente poco francesi. Anche il clima è cambiato molto: siamo passati dalle fresche e ventilate giornate nell’Aude, ad un caldo afoso da togliere il respiro. Ma forse non è colpa del luogo ma degli sbalzi climatici della metà di agosto.

Analoga situazione a Perpignan, che non ci è piaciuta perché l’abbiamo trovata parecchio sporca e abbandonata; tranne il Palazzo dei Re di Majorca e la piazza della Cattedrale, il resto della città era talmente deprimente e trascurato da farci abbandonare il nostro giro e fuggire a Castelnou.
Il Palazzo reale, invece, è molto carino. Mi aspettavo qualcosa in più in fatto di decorazioni e magnificenza, e invece è una struttura abbastanza spartana nella sua semplicità, ma forse per questo molto maestosa. Costruito nel XIII secolo, è una costruzione gotica che aveva anche e soprattutto funzione difensiva. Interessanti la sala del trono e le due cappelle, quella della santa croce e, quella più piccola ma più decorata, della Regina.






Dopo aver visitato la cattedrale gotica, molto bella anch’essa, siamo fuggiti a Castelnou, a circa quaranta minuti di macchina da Perpignan.
Classificato come uno dei borghi più belli di Francia, è l’antica capitale della viscontea di Vallespir, della quale conserva anche il castello del X secolo. Il borgo è un gioiello interamente costruito in pietra, racchiuso dalle mura che si attraversano tramite la porta monumentale, per entrare in un dedalo di stradine fiorite e pittoresche. Unica pecca il fatto che sia invaso di botteghe di souvenir e mini ristoranti, che fanno perdere un po’ la magia del luogo, ma di qualcosa dovranno pur vivere anche gli abitanti!
Noi abbiamo mangiato uno straordinario panino con prosciutto, pomodoro e l’immancabile formaggio di capra (chèvre), che era grande quasi quanto la mia faccia e con la densità di un tondino di ghisa! XD
E meno male perché la sera abbiamo tentato di trovare un ristorante per cena, ma essendo Ferragosto era tutto irrimediabilmente chiuso! Abbiamo dovuto optare per il McDonald!




Per consolarci della giornata un po’ meh e stufi di luoghi medievali, il giorno dopo ce la siamo presa con molta calma e nel pomeriggio siamo andati a Leucate. Dire che ce ne siamo innamorati è poco!
Leucate è una cittadina costiera famosa per il suo mare e le sue lagune che la rendono perfetta per gli sport come Surf, Windsurf e Kite Surf. Posta all’ingresso delle Corbiéres, vanta 18 chilometri di spiaggia bianca e uno dei porti più grandi del Mediterraneo, Port Leucate. Ma non solo: nelle lagune di Leucate si coltivano ottime ostriche.
Noi ci siamo andati dopo pranzo, con l’idea di cenare lì. Arrivati a Leucate Plage abbiamo trovato una immensa spiaggia, come sempre ordinata, poco chiassosa, molto rilassante. Dopo una passeggiata sulla ciclabile ci siamo fermati in uno dei chioschi a goderci il sole e l’odore del mare insieme all’ultima birra della vacanza.
Quindi ci siamo spostati a Port Leucate per cena, non prima di esserci persi nella zona residenziale davanti al mare. Dopo aver peregrinato circa un’ora raggiungiamo la zona del porto per scoprire che dal parcheggio avremmo fatto 500 metri se solo fossimo andati nella direzione opposta … bene ma non benissimo!
A Port Leucate si respira un’aria tipicamente marittima, con le banchine del porto ingombre di turisti, ristoranti e negozi di souvenir, oltre che di barche attraccate. Il sole ormai basso rendeva il clima particolarmente gradevole, tipico del momento del rientro dalla spiaggia di una giornata estiva, in attesa che la zona si riempisse di persone per la cena o la passeggiata serale. Abbiamo comprato ancora un paio di souvenir e poi abbiamo scelto un ristorante per la cena a base di ostriche, pesce e vino rosè. Una delizia nemmeno troppo costosa per chiudere la vacanza alla grande.





Meglio di così non si poteva fare: eravamo pronti per tornare a casa.
Ma non prima di aver comprato altro vino! XD
PS: nota di merito per la gite de France che ci ha ospitati a Rivesaltes. La Tour du Terroir è un piccolo ma curato bed&breakfast, molto casalingo, dove tutto ruota attorno al vino, dagli arredi agli sconti per i vari domain del quale abbiamo approfittato. I proprietari sono persone molto socievoli e ottimi cuochi e gourmet. La particolarità di questa struttura è che tutto è cucinato in casa: a colazione pane, pan brioches, yougurt, marmellate sono tutte preparate dalla proprietaria. Inoltre offrono non solo una chambre d’hotes, ma anche una table d’hotes: al costo di 25€ servono una cena tipica con degustazione di vino. La cosa interessante è che si cena con loro e con altri ospiti eventualmente presenti.

E io ho scoperto che dopo due bicchieri di vino parlo un francese che Giovanna d’Arco levate proprio! XD
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lunedì 23 ottobre 2017

I miei libri dell'estate 2017



E rieccoci con un nuovo appuntamento letterario.
Ormai lo sapete che sono una lettrice accanita, e nei mesi estivi appena passati son riuscita a divorarmi, o quasi, quattro libri di cui vorrei parlarvi. Dopo capirete il perché del quasi.
Sono libri molto diversi tra loro perché, benché io ami particolarmente il genere fantasy e distopico, non disdegno libri di altro genere, a patto che siano comunque ben scritti.
Quindi ecco cosa avevo sul comodino questa estate!

È uno dei libri che ho scambiato tramite AccioBooks (e che non ho più perché ho nuovamente scambiato!), e mi ha incuriosita più per la copertina che per la trama vera e propria. Si tratta infatti di un Chick Lit, ovvero di quel tipo di letteratura rosa destinata a giovani donne single, ma con un piglio più moderno dei soliti romanzetti Harmony; è un genere di letteratura al quale mi approccio sempre con un po’ di sospetto, ma con il sistema di scambio libri posso permettermi di sperimentare.
Ambientato a New York, è la storia di Esme, 23 anni, incinta e mollata dal fidanzato, che trova lavoro in una piccola libreria indipendente dell’Upper West Side. Il romanzo è carino, non un capolavoro, ma si lascia leggere senza troppe pretese; l’ho trovato ideale nel caldo delle sere di luglio, dopo aver faticosamente terminato Gli Eredi della Terra di Falcones. La protagonista è abbastanza anonima e a tratti odiosa, il fidanzato, beh, il classico mammone ricco da abbandonare con decisione senza passare dal via. Interessanti gli altri personaggi che fanno da contorno, ma sono tutti abbastanza stereotipati e senza grande spessore psicologico. La storia è il classico esempio di vicenda problematica che si conclude con un lieto fine per la protagonista; leggero e scorrevole, è un testo senza infamia e senza lode, che vi consiglio se amate questo genere di letteratura o se cercate qualcosa da leggere in totale relax, magari quando avete appena chiuso un bel mattone!

Ho amato tantissimo il primo libro di questa trilogia di Pierce Brown (Red Rising) scoperta per caso; ho atteso a lungo l’uscita di questo secondo capitolo, temendo però di rimanere delusa. In rarissimi casi, infatti, il secondo libro di una trilogia eguaglia se non addirittura supera il primo. Golden Son è uno di questi. Il libro è avvincente, con continui colpi di scena che tengono il lettore incollato alle pagine. La narrazione passa dalle brulle terre del Pianeta Marte agli immensi spazi del sistema solare. Non si tratta più di scaramucce tra studenti, ma di vere e proprie battaglie interplanetarie. Troviamo un Mietitore più maturo ma anche più combattuto riguardo al suo destino, alla sua missione; ritroviamo tutti i personaggi del primo libro, e altri se ne aggiungono, nuovi Oro, altri Colori, che vanno a completare il puzzle di una società che non sappiamo se amare o odiare. Bello, bello, bello!
Se come me amate i distopici, la fantascienza alla Star Trek, questo libro fa per voi! Credetemi non riuscirete a smettere di leggerlo!

Altro libro che mi è capitato tra le mani grazie ad AccioBooks (sito che non smetterò mai di ringraziare!); il termine capitato è quanto mai calzante: l’autrice, Stefania Signorelli, mi ha contattata per uno scambio andato a buon fine. Al momento dell’apertura del pacchetto mi sono trovata due libri invece di uno: Stefania mi ha gentilmente fatto omaggio di una copia del suo Afrodite Bacia Tutti e così mi sono ritrovata a leggerlo al ritorno dalla vacanza in Francia.
Il libro è una raccolta di racconti, ciascuno con un personaggio della mitologia greca come protagonista: Afrodite, Elena, Ercole, Persefone, Enea, Megera, Narciso … La particolarità è che l’autrice ha ambientato i racconti ai giorni nostri; quindi Narciso diventa un ragazzino innamorato di se stesso che passa la giornata sui social, Persefone è una figlia che si divide tra un marito un po’ distante e una madre anziana e bisognosa di cure che non sopporta il compagno della figlia; Afrodite è una ragazza bellissima, incostante e un po’ facile, che ha sposato Efesto forse per noia rendendolo infelice.
Alcuni racconti sono molto belli, altri un po’ meno, ma in tutti si percepisce un’aria decadente, spesso un po’ noir; nessuno degli eroi è felice, ma tutti sono ingabbiati in una vita che si trascina e non li rende mai del tutto soddisfatti.
Un libro interessante, ben scritto, con un lessico ricercato dove non mancano i giochi di parole e i riferimenti alla mitologia. Consigliato a tutti: gli amanti della classicità ritroveranno innumerevoli minuscoli riferimenti, chi non è avvezzo leggerà tante piccole storie molto gradevoli e curate.

Ho comprato questo libro in versione ebook perché incuriosita dalle mille recensioni entusiaste lette in giro per il web. Doveva essere il fantasy definitivo, una storia avvincente come mai scritte prima, una protagonista senza paura, cazzuta come non mai, che riesce a domare un nemico malvagio e sanguinario.
Non ho trovato nulla di tutto ciò.
Ho fatto una enorme fatica a terminare le poco più di 250 pagine di un libro scritto in modo approssimativo (per quanto riguarda la trama) e poco realistico. Va bene la riscrittura delle Mille e una Notte in chiave moderna, va bene rendere Sherazade (o Sharzaad) una eroina contemporanea, però ridurli alla stregua di un Young Adult proprio no!
La storia manca di spessore, i personaggi sono piatti e stereotipati, la trama scorre poco ed è noiosa, nonostante sia scritto bene dal punto di vista lessicale e della struttura. Sostanzialmente non accade nulla in tutto il libro, Shazi dovrebbe essere in costante pericolo di vita eppure questo non si avverte mai nemmeno lontanamente; le poche descrizioni non aiutano ad immergersi nel mondo favoloso e arabeggiante delle Mille e Una Notte: non si sente l’odore di spezie o il caldo del deserto, non si avverte l’opulenza che dovrebbe avere un palazzo reale arabo; dovrebbe essere un mondo da sogno, ricco ed esotico, scintillante d’oro e profumato di incenso. Non si sente nulla di tutto ciò. Ed è un vero peccato.
Assolutamente sconsigliato!


Vi ho lasciato i link agli store on line.
Spero di avervi ispirato per qualche prossima lettura!  
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venerdì 6 ottobre 2017

Linguadoca parte seconda: l'Aude



Ci ho messo tempo a scrivere questo secondo post sul viaggio in Francia perché ci metto un sacco di tempo a sistemare le foto. Sono inqualificabile, lo so! Però adesso le ho terminate ed eccovi il racconto.
La seconda tappa del nostro viaggio ci porta sul Canal du Midi; ma proprio proprio sul canale: la nostra Gite de France a Homps era una splendida villa ottocentesca situata così vicino alla riva del canale che dovevamo fare attenzione a non finirci dentro con la macchina uscendo dal parcheggio!
Ma andiamo con ordine.
Lasciamo Lunel in mattinata ma senza fretta, prendendo l’autostrada in direzione Narbonne. L’idea è di fare una tappa intermedia e per questo dobbiamo uscire dall’autostrada nei pressi di Bèzier e inoltrarci per strade extraurbane che si snodano nelle colline del Minervois.
Il Minervois è una regione francese famosa per i suoi vini (tanto per cambiare!) e deve il suo nome al paese di Minerve, nominato tra i Borghi più belli di Francia. Il paesaggio è costituito da dolci colline coperte di vigneti che si estendono a perdita d’occhio.

Vigne, vigne, vigne ovunque! Ogni tanto un ulivo

La nostra idea è di raggiungere proprio Minerve, il piccolo borgo medievale posto su una grande roccia e circondato da canyon e falesie rocciose. Qui, nel 1210 fu condotto il primo grande eccidio della crociata contro gli Albigesi. Si pensava che Minerve fosse inespugnabile, ma Simon de Monfort la prese d’assedio; dopo sette settimane la città capitolò, ma i Catari rifiutarono di abiurare la loro fede e in 150 morirono bruciati. Un monumento ricorda ancora il luogo del grande rogo.
Oggi Minerve è un paesello di 126 abitanti, visitabile in un’ora. Le stradine strette, le case medievali, la chiesa di Sant Etienne del XI-XII secolo e il grande ponte di pietra ne fanno un piccolo gioiello per gli amanti del medioevo. Nel borgo sono poi presenti numerose cantine dove degustare il vino locale direttamente dai produttori. Inutile dire che ce ne siamo andati ubriachelli e con tre bottiglie di vino in più nel bagagliaio! XD
Vinoh!!!





Arriviamo a Homps che è ancora metà pomeriggio, molto prima di quanto preventivato.
Abbiamo soggiornato alla Maison desPalmiers, una bella villa costruita dalla famiglia Saint Exupery nel 1860. La stanza era splendida, arredata con mobili d’epoca, ampi finestroni e carta da parati azzurra, e tutta la struttura era adorabile, con un giardino mediterraneo dove, tempo permettendo, fare colazione. Purtroppo noi ci siamo riusciti, poiché quei giorni soffiava un forte vento gelido, e soprattutto la mattina faceva molto freddo. Peccato che furba come una volpe, mi sia dimenticata di fotografarla.
Il Canal du Midi è esattamente come me lo immaginavo: elegante ma senza sfarzo, di quella raffinatezza silenziosa che solo i quadri dell’impressionismo francese sanno trasmettere. Le house boat lo solcano pigre (la navigazione è consentita ad una velocità massima di 8 Km/h!), le sue rive, collegate da ponti antichi come il canale stesso, sono fiancheggiate da alti platani, vigne e prati. Nei centri abitati, come Homps, i locali, ristoranti, le enoteche si affacciano tutti sul canale, ma senza eccessi, senza schiamazzi; non una sedia fuori posto o un rumore troppo forte.
L’eleganza è regina assoluta di questo piccolo angolo di Francia



E a noi non resta che adeguarci, vestirci bene e camminare lenti, verso il wine bar più vicino (vin au verre), che in realtà era il ristorante LeTonnelliers, a goderci con calma un aperitivo e poi un’ottima cena.



Il giorno dopo lo dedichiamo all’unica tappa scelta da Lui: Rennes-le-Chateau e Carcassonne. Dei misteri che avvolgono Rennes-le-Chateau ho parlato sul sito de Il Bosone, qui ne voglio parlare da turista; il borgo è carino, anche se non eccezionale, in un’oretta lo si riesce tranquillamente a girare tutto, fermandosi anche nei negozietti di souvenir. Il posto è ovviamente preso d’assalto da turisti di ogni nazionalità ma rimane abbastanza tranquillo e soprattutto molto, molto fresco. Non siamo entrati nel museo poiché non avevamo moltissimo tempo a disposizione, però la vista dal belvedere accanto alla Tour Magdala ci ha incantati. Un bicchiere di vino (tanto per cambiare XD) e un panino per pranzo e ci siamo rimessi in auto verso Carcassonne.






Carcassonne
… almeno una volta nella vita è da vedere. La cittadella medievale fortificata è una delle meglio conservate d’Europa ed è Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1997; costruita su fondamenta romane, la cittadella divenne famosa per il suo ruolo centrale nella crociata Albigese. Con la sua cinta muraria e le 72 torri, è una visione mozzafiato non appena si raggiunge la città. Il resto perde importanza davanti a tale maestosità. Essendo così famosa era, ovviamente, inondata dai turisti: nelle stradine attorno al castello (l’ingresso al castello è a pagamento ma l’interno delle mura è ad accesso libero) era impossibile camminare e i negozi erano gremiti di gente. Noi abbiamo visitato tutto il castello, in un continuo sali e scendi da scale, scalette; bellissimo ma stancante. Ammetto di aver rimpianto la mancanza di un obiettivo grandangolare per la mia Canon!










L’unica pecca: non aver potuto assaggiare la Cassoulet, il piatto tipico della regione e cucinato quasi ovunque a Carcassonne, ma il parcheggio interrato chiudeva alle ore 20, troppo presto per permetterci di gustare la cena con calma. Alla fine siamo ritornati a Homps, per poi dirigerci a Olonzac e cenare a Le Minervois Bel, un elegante ristorante con un servizio impeccabile!




Il terzo e ultimo giorno di permanenza a Homps l’abbiamo impiegato per visitare Narbonne. La città ha una storia millenaria, essendo stata la prima colonia romana fondata al di fuori dell’Italia, nel 118 a.C. e divenendo poi la capitale della Gallia Narbonense. Narbonne è una città curata ed elegante, pulita e piena di fiori; la passeggiata lungo il canale permette di scoprire una città luminosa e raffinata, accogliente e mai caotica. Anche il mercato dislocato lungo il canale mancava della tipica connotazione degli analoghi italiani: nessuno che strillava, niente spintoni; insomma i francesi dimostrano eleganza in tutto.
Di Narbonne abbiamo visitato il Palazzo dell’Arcivescovo, un imponente palazzo in stile gotico oggi sede del municipio, e la cattedrale di St. Just e St. Pasteur, l’unico esempio di cattedrale gotica del mediterraneo, e ne è valsa davvero la pena.
Poi la stanchezza della vacanza ha iniziato a farsi sentire e abbiamo dirottato il pomeriggio verso la spiaggia di Narbonne Plage; attenzione! Narbonne si trova a circa 20 Km dal litorale, quindi occorre prendere l’auto e spostarsi lungo una strada un po’ curvosa che supera un altopiano brullo e roccioso. Da lì la vista è mozzafiato!








Narbonne Plage è una tipica cittadina di mare, con ristoranti, negozi di souvenir e profumo di crema solare ovunque; abbiamo raggiunto la spiaggia libera e siamo rimasti un paio d’ore a riposarci sotto il sole, per poi ripartire in direzione Homps.
Alla sera siamo tornati da Les Tonnelliers per un bicchiere di vino e le immancabili olive d’aperitivo e abbiamo cenato da En Bonne Compagnie, piccolo ma grazioso bistrot con una cucina davvero deliziosa, dove avevamo cenato anche la prima sera, tornando a casa belli ubriachelli!




La mattina dopo, prima di ripartire in direzione Perpignan, ci siamo regalati una piccola crociera di due ore lungo il Canale.
Questo angolo di Francia ci ha conquistati, per la calma dei residenti, per il loro stile di vita lento ma sempre elegante, cordiali senza essere mai invadenti. La luce, regina di tutto, è qualcosa di eccezionale, limpida, chiara, calda.
Siamo stati così bene qui … ma è già ora di ripartire per la terza tappa.

Tempus fugit …





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