lunedì 27 novembre 2017

Perché a me Justice League è piaciuto



Non ho mai fatto mistero di essere un’amante della DC Comics, dei suoi personaggi così tormentati e delle sue atmosfere cupe. Batman è da sempre il mio supereroe preferito, insieme a Green Arrow e Black Canary, e non ho mai nascosto di sopportare poco la Marvel.
Per questo motivo Justice League era il film che più attendevo nel 2018; in parte perché speravo in una rinascita del DCEU (che dopo Wonder Woman non sembrava più così improbabile) in parte perché volevo vedere i pettorali di Momoa formato gigante! XD
Bene, ieri sera l’ho visto e … mi è piaciuto e molto anche! Sono uscita dalla sala con gli occhi a cuoricino e la bocca che non riusciva a dire altro se non “Che spettacolo!” … no, in realtà ho utilizzato un termine più colorito, ma non mi sembra il caso di replicare … XD
L’ho amato dall’inizio alla fine e adesso vi spiego il perché, punto per punto.



In molti si sono lamentati che la trama di JL è troppo semplice e lineare. A parte il fatto che la storia è in tutto e per tutto simile a quella del primo Avengers (e su questo sì che ci sarebbe da ridire …), ma in ogni caso quando vado al cinema a vedere un cinecomics non mi aspetto di certo una trama complicata o un film da premio oscar. Voglio i supereroi, le botte e gli effetti speciali. That’s all.
È stato anche più e più volte criticato l’antagonista, Steppenwolf, privo, a parere dei detrattori, di spessore, di personalità. Si voleva un cattivo più a tutto tondo, con un passato incasinato, un presente da redimere e un futuro in catene, forse. Un personaggio più approfondito e più interessante.
Peccato che Steppenwolf non sia il fulcro del film, bensì la causa scatenate e per questo non necessiti di più spazio di quello che ha avuto. Capiamoci, è il ritorno di Steppenwolf, il suo cercare le scatole madri per la conquista della Terra, che mette in moto tutto, MA questo non è il centro della vicenda.
La chiave di JL è la creazione stessa della squadra, come in Avengers il fulcro di tutto non era Loki … e suvvia, diciamocelo, in confronto a Steppenwolf, Loki è un nemico ridicolo!



Quello che il film ci vuole raccontare è come Batman riesce a mettere insieme sei supereroi con, e nonostante, l’aiuto di Wonder Woman; ci racconta di un Batman che si vede costretto, suo malgrado, a capire la sua umanità e ad ammettere di non poter combattere da solo, come ha sempre fatto.

“Sono felice che sai fare di nuovo il gioco di squadra”
Magari non per molto”


La forza dell’eroe di Ben Affleck, a differenza di quello di Christian Bale, è proprio questa: la comprensione dei propri limiti umani (non dimentichiamoci che Batman è l’unico senza superpoteri), l’età che avanza (venti anni di servizio a Gotham) e la consapevolezza di non potercela fare da solo.

Quali sono i tuoi super poteri?”
Sono ricco!”

Bruce Wayne deve mettere da parte il suo orgoglio e il suo brutto carattere in nome di un bene più grande, ed ammettere che Superman non è solo utile, ma indispensabile alla squadra. Un bel passo avanti rispetto a BvS!
In tutto questo si innestano gli altri personaggi, tutti con dei conti in sospeso:
Wonder Woman/Diana Prince ha un passato doloro da lasciarsi alle spalle per riuscire ad accettare il suo ruolo di leader; Cyborg/Victor Stone che, analogamente, ha bisogno di trovare il suo ruolo. E Flash/Barry Allen alla disperata ricerca di un gruppo in cui non sentirsi isolato.



A proposito di Flash, il personaggio è stato molto criticato per le sue battute e per il suo essere la spalla comica del gruppo; a mio parere, invece, la caratterizzazione è abbastanza aderente al personaggio: Barry Allen è ancora un ragazzino in JL, che si è trovato con superpoteri che non sa bene come gestire e cosa comportano; un ragazzino asociale in cerca e di qualcuno che lo capisca. In quest’ottica le sue battute e il suo carattere brillante non sono poi così fuori luogo. E poi dai, nessuno ha storto il naso per il bimboragno di Civil War!
Il meno caratterizzato è forse Aquaman, ma di lui avremo nel 2018 la pellicola dedicata e in più non dimentichiamoci che si trova al di fuori del suo elemento naturale. Senza l’acqua Aquaman non è altro che un fortissimo picchiatore, ma di fatto non ha nessuno con cui confrontarsi. Attendiamo quindi …



Justice League è, per me, un film godibile, ben bilanciato nei toni e nel ritmo; visivamente è, a parer mio, un ottimo prodotto, né troppo oscuro, né troppo cartoonesco; nessun personaggio è preponderante, anzi ognuno fa il suo per il ruolo che ha. La componente drammatica e i toni cupi, tanto criticati in BvS, vengono alleggerite da battute che però non risultano mai fuori luogo o esagerate. Forse non un capolavoro, ma di sicuro un film godibile e apprezzabile anche da chi non conosce del tutto i fumetti da cui sono tratti (a differenza di BvS).
Nell’anno in cui la Marvel ha tirato fuori un film di qualità media (I Guardiani della Galassia 2) e una vera ciofeca (Thor: Ragnarok), la DC vince a mani basse con due pellicole ben fatte, quali Wonder Woman e Justice League.

Con buona pace della critica.  
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martedì 14 novembre 2017

Linguadoca parte 3: il Rossiglione


E rieccomi finalmente con la terza e ultima parte del racconto del viaggio in Occitania.
Come sempre perdonate la lentezza ma fatico molto ad editare le foto.

Gli ultimi tre giorni del viaggio itinerante ci hanno portati nel Rossiglione, più precisamente nel dipartimento dei Pirenei Orientali, zona di Perpignan.

Prima di raggiungere Perpignan, però, abbiamo fatto tappa all’Abbazia di Fontfroide, a circa 20 chilometri da Narbonne. Ce l’avevano caldamente consigliata perché molto bella e caratteristica e poi perché i conversi producono ancora dell’ottimo vino che poi vendono con il marchio Abbaye de Fontfroide. Diciamo che ci ce l’ha consigliata ci ha commissionato anche alcune bottiglie nel caso fossimo passati.
Va beh, l’avete capito che questa è stata una vacanza all’insegna del vinoh!! XD

Succo d’uva fermentato a parte (XD), l’abbazia è molto bella e vale la sosta. È stata fondata nel 1093, ma fino a che non divenne un’abbazia cistercense (nel 1144) non godette di particolare prestigio. Successivamente la sua fortuna fu legata al conte di Barcellona e alla viscontessa di Narbona che cedettero terre e ricchezze. Da quel momento l’abbazia prosperò e divenne una delle roccaforti della crociata contro gli Albigesi, fino alla rivoluzione francese quando venne abbandonata. Venne acquistata agli inizi del 1900 dagli artisti Gustave Fayet e Madeleine d’Andoque che ne curarono la ristrutturazione e la fecero diventare un’importante sito artistico.











Da lì ci siamo poi spostati verso il Rossiglione, una regione a forte influenza spagnola, o per meglio dire catalana, e la differenza rispetto alle altre zone della Francia che abbiamo visitato si vede eccome.
Noi alloggiavamo a Rivesaltes, il piccolo paese dove si trova l’aeroporto di Rivesaltes-Perpignan. La cittadina è famosa per i suoi vini dolci, ma anche per una tristissima pagina della storia del secolo scorso: si trovava proprio a Rivesaltes il più grande campo d’internamento del sud della Francia attivo dal 1941 al 1942, diventato poi campo d’internamento per prigionieri di guerra tedeschi e collaborazionisti, quindi centro di smistamento per harki, gli ausiliari dell’esercito francese, durante la guerra d’indipendenza algerina. È anche il meglio conservato di Francia e proprio in questo luogo è stato recentemente costruito un memoriale.

Noi ci siamo limitati a girovagare un po’ per il centro e a visitare un domain l’ultimo giorno (che novità!), ma l’impressione era quella di essere in Spagna piuttosto che in Francia; ricorda molto i paeselli spagnoli situati lungo la strada che da Barcellona porta a Margalef, oppure i paesini dell’entroterra del nostro Meridione. Case gialle o arancioni, stradine strette, auto parcheggiate selvaggiamente, capannelli di persone sedute in piazza o davanti alla porta di casa; scene molto mediterranee ma decisamente poco francesi. Anche il clima è cambiato molto: siamo passati dalle fresche e ventilate giornate nell’Aude, ad un caldo afoso da togliere il respiro. Ma forse non è colpa del luogo ma degli sbalzi climatici della metà di agosto.

Analoga situazione a Perpignan, che non ci è piaciuta perché l’abbiamo trovata parecchio sporca e abbandonata; tranne il Palazzo dei Re di Majorca e la piazza della Cattedrale, il resto della città era talmente deprimente e trascurato da farci abbandonare il nostro giro e fuggire a Castelnou.
Il Palazzo reale, invece, è molto carino. Mi aspettavo qualcosa in più in fatto di decorazioni e magnificenza, e invece è una struttura abbastanza spartana nella sua semplicità, ma forse per questo molto maestosa. Costruito nel XIII secolo, è una costruzione gotica che aveva anche e soprattutto funzione difensiva. Interessanti la sala del trono e le due cappelle, quella della santa croce e, quella più piccola ma più decorata, della Regina.






Dopo aver visitato la cattedrale gotica, molto bella anch’essa, siamo fuggiti a Castelnou, a circa quaranta minuti di macchina da Perpignan.
Classificato come uno dei borghi più belli di Francia, è l’antica capitale della viscontea di Vallespir, della quale conserva anche il castello del X secolo. Il borgo è un gioiello interamente costruito in pietra, racchiuso dalle mura che si attraversano tramite la porta monumentale, per entrare in un dedalo di stradine fiorite e pittoresche. Unica pecca il fatto che sia invaso di botteghe di souvenir e mini ristoranti, che fanno perdere un po’ la magia del luogo, ma di qualcosa dovranno pur vivere anche gli abitanti!
Noi abbiamo mangiato uno straordinario panino con prosciutto, pomodoro e l’immancabile formaggio di capra (chèvre), che era grande quasi quanto la mia faccia e con la densità di un tondino di ghisa! XD
E meno male perché la sera abbiamo tentato di trovare un ristorante per cena, ma essendo Ferragosto era tutto irrimediabilmente chiuso! Abbiamo dovuto optare per il McDonald!




Per consolarci della giornata un po’ meh e stufi di luoghi medievali, il giorno dopo ce la siamo presa con molta calma e nel pomeriggio siamo andati a Leucate. Dire che ce ne siamo innamorati è poco!
Leucate è una cittadina costiera famosa per il suo mare e le sue lagune che la rendono perfetta per gli sport come Surf, Windsurf e Kite Surf. Posta all’ingresso delle Corbiéres, vanta 18 chilometri di spiaggia bianca e uno dei porti più grandi del Mediterraneo, Port Leucate. Ma non solo: nelle lagune di Leucate si coltivano ottime ostriche.
Noi ci siamo andati dopo pranzo, con l’idea di cenare lì. Arrivati a Leucate Plage abbiamo trovato una immensa spiaggia, come sempre ordinata, poco chiassosa, molto rilassante. Dopo una passeggiata sulla ciclabile ci siamo fermati in uno dei chioschi a goderci il sole e l’odore del mare insieme all’ultima birra della vacanza.
Quindi ci siamo spostati a Port Leucate per cena, non prima di esserci persi nella zona residenziale davanti al mare. Dopo aver peregrinato circa un’ora raggiungiamo la zona del porto per scoprire che dal parcheggio avremmo fatto 500 metri se solo fossimo andati nella direzione opposta … bene ma non benissimo!
A Port Leucate si respira un’aria tipicamente marittima, con le banchine del porto ingombre di turisti, ristoranti e negozi di souvenir, oltre che di barche attraccate. Il sole ormai basso rendeva il clima particolarmente gradevole, tipico del momento del rientro dalla spiaggia di una giornata estiva, in attesa che la zona si riempisse di persone per la cena o la passeggiata serale. Abbiamo comprato ancora un paio di souvenir e poi abbiamo scelto un ristorante per la cena a base di ostriche, pesce e vino rosè. Una delizia nemmeno troppo costosa per chiudere la vacanza alla grande.





Meglio di così non si poteva fare: eravamo pronti per tornare a casa.
Ma non prima di aver comprato altro vino! XD
PS: nota di merito per la gite de France che ci ha ospitati a Rivesaltes. La Tour du Terroir è un piccolo ma curato bed&breakfast, molto casalingo, dove tutto ruota attorno al vino, dagli arredi agli sconti per i vari domain del quale abbiamo approfittato. I proprietari sono persone molto socievoli e ottimi cuochi e gourmet. La particolarità di questa struttura è che tutto è cucinato in casa: a colazione pane, pan brioches, yougurt, marmellate sono tutte preparate dalla proprietaria. Inoltre offrono non solo una chambre d’hotes, ma anche una table d’hotes: al costo di 25€ servono una cena tipica con degustazione di vino. La cosa interessante è che si cena con loro e con altri ospiti eventualmente presenti.

E io ho scoperto che dopo due bicchieri di vino parlo un francese che Giovanna d’Arco levate proprio! XD
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