Domenica trascorsa diversamente dal solito questo
21 luglio, lontana dalla roccia e dedicata, invece, all’approfondimento di
tematiche relative a vegetarianesimo/veganesimo. Venerdì sera, durante una
delle ormai consuete sfalsiate serali a Montestrutto, il mio socio ha bucato la
suola delle scarpette. Anche se prontamente portate al risuonatore, senza
scarpette Gabriele non può scalare e quindi ci serve un’alternativa. Tramite
l’OIPA siamo a conoscenza del “Vegan Festival”, che si svolgerà a Meina, ed essendo
il mio socio vegano, e di conseguenza particolarmente interessato
all’argomento, decidiamo di andare a curiosare.
Prendendoci del tempo per una seconda colazione in
quello che è ormai diventato il nostro bar preferito (sì, sì, è vero, ci stiamo
viziando … ma lì fanno delle brioches spettacolari, e Gabry va letteralmente
pazzo per quella integrale al miele …), arriviamo a metà di una conferenza
sull’alimentazione vegana, tenuta dall’autrice de “La dieta di Eva”. Successivamente
una conferenza tenuta da OIPA indicava le problematiche del randagismo in
Italia e in Europa. Nel pomeriggio poi non ci siamo fatti mancare due passi e
un gelato in una Arona incredibilmente vuota, forse per le temperature elevate.
La giornata è stata sicuramente piacevole, complice
il tempo splendido e una location particolarmente azzeccata quale il lido di
Meina (ora Lega Navale), e sicuramente ricca di spunti di riflessione. E da qui
vorrei partire nello scrivere qualche riflessione che da un po’ mi ronza nella
testa.
È già da un po’ di tempo, infatti, che mi trovo a
rimuginare sulla questione alimentazione, sostenibilità e sprechi, prima ancora
di conoscere Gabry e impattare con il veganesimo. Se da un lato ho sempre avuto
un rapporto ambiguo con il cibo, purtroppo mai particolarmente felice, e minato
spesso dalla ricerca di un equilibrio a stento raggiunto alla soglia dei
trent’anni, dall’altro ho sempre ascoltato con estremo sospetto le sirene della
pubblicità e della grande distribuzione e ho posto spesso attenzione alla
qualità di quello che mi trovo nel piatto. Sarà che sono cresciuta in una
famiglia dove il senso del risparmio è sempre stato molto forte, e dove abbiamo
sempre avuto a disposizione qualche fazzoletto di terra dove far crescere sana
verdura più che biologica; sarà che sono andata a vivere sola molto presto, e a
ritrovarmi a fare i conti con limitate disponibilità finanziarie; sarà che i
miei studi mi permettono di leggere un’etichetta e capire in modo abbastanza
dettagliato cosa si nasconde in un cibo confezionato, sta di fatto che ho
maturato un senso del mangiare bene senza sprecare inutilmente il cibo.
Ultimamente, però, mi trovo a discutere sempre più
spesso di veganesimo, vegetarianesimo, scelte alimentari etiche e non, più o
meno estreme.
Tengo a precisare che io sono onnivora e per varie
ragioni, che preferisco non approfondire qui ed ora, ritengo l’essere umano
onnivoro, e che non penso esista per puro caso una catena alimentare, anche se
non ho la presunzione di credere di esserne in cima; non riesco, quindi, a
condividere le posizioni di chi decide di non nutrirsi di carne e/o derivati
animali, per quanto le rispetti profondamente, soprattutto se sono maturate da
scelte etiche e non dalla moda di un momento.
Mi sono resa conto però che spesso questo rispetto
non è reciproco, e anzi, l’atteggiamento comune con cui Vegetariani & Co si
relazionano con chi non è Vegan è di superiorità e poca tolleranza nei
confronti di chi non condivide le loro scelte, quasi come se ritenessero il
loro stile di vita l’unico corretto, anzi l’unico possibile e sostenibile,
guardando agli “onnivori” come assassini e nemici del pianeta.
Quando, paradossalmente, quella stessa tolleranza viene
invece invocata a gran voce per se
stessi e per la propria scelta di vita.
Eppure non è che tutti coloro che mangiano carne
sono “assassini” insensibili verso la salute degli animali e del pianeta.
Conosco persone fortemente ecologiste e attivamente impegnate nella
salvaguardia degli animali (volontari nei canili, giusto per fare un esempio
qualsiasi) che non disdegnano una buona bistecca.
Personalmente non sono insensibile verso tematiche
di tipo ambientalista ed animal-friendly, anzi. Solo non ritengo la scelta di
eliminare la carne dalla propria dieta l’unica soluzione possibile. Ritengo
necessario diminuire il consumo di carne e derivati animali pro capite, e da
parte mia cerco di non consumarne più di due/tre volte a settimana, ma vorrei
tanto osservare molti di coloro che mi guardano storcendo il naso per la mia
alimentazione, spiarli al supermercato mentre riempiono il carrello della
spesa. Immagino che molti di loro non si preoccupino minimamente della
provenienza dei vegetali che acquistano, non credo che si soffermino a capire
se le pesche provengono dalla Spagna o dal Marocco o se sia etico acquistare i
pomodori a dicembre o i broccoli a luglio. E quanti di questi si
arrabbierebbero nel trovare alle sette di sera gli scaffali delle merci
deperibili vuoti o quasi, non pensando che magari il supermercato sta chiudendo
e che quegli stessi cibi che non vengono acquistati, con ogni probabilità andranno
eliminati.
Personalmente ritengo molto più etico smettere di
buttare nell’immondizia la grande quantità di cibo che attualmente sprechiamo,
frutta e verdura in primis, sia da parte dei privati che della grande
distribuzione; ritengo indispensabile ritornare a rispettare la stagionalità
dei frutti: pomodori, zucchine e fragole non devono essere venduti a dicembre,
perché non è quella la loro stagione, perché per farli crescere in un clima non
adatto implica l’utilizzo di notevoli quantità di energia; acquistare il più
possibile a chilometro zero; e infine sì, limitare drasticamente il consumo di
carne e progredire verso allevamenti che davvero si preoccupino del benessere
degli animali e non li ritengano solamente merci da reddito.
Ovviamente queste sono considerazioni del tutto
personali e per questo non condivisibili. Nello scrivere queste righe non mi
sono riferita a nessuno in particolare, non avevo in mente nessuna situazione
particolare, ma sono riflessioni nate da discorsi, discussioni, situazioni
vissute e tante opinioni lette in internet e ascoltate qua e là. Spero nessuno si
senta chiamato in causa in prima persona e per questo offeso, e se così fosse
me ne scuso… ribadisco il mio massimo rispetto per ogni scelta ognuno abbia
compiuto nel corso del cammino della sua vita, anche se non coincide con la mia…