giovedì 17 ottobre 2013

Kalymnos, ovvero in Grecia contromano (3)



KALYMNOS PART 3: FUNNIEST SITUATIONS
-          Secondo giorno sull’isola. Di ritorno da Odyssey, dobbiamo rifornirci di viveri: manca il pane. Abbiamo comprato alcune pagnotte fresche, o quasi, la sera prima, ma sono state sufficienti solo per la colazione e per il pranzo di Roby. Ed è un problema serio questo: senza pane come si mangia la Nutella? Questa volta decidiamo che la soluzione più efficace e conveniente è il pane in cassetta: costa meno e rimane fresco più a lungo. In pieno stile sciame di cavallette affamate invadiamo, quindi, un minimarket di Masouri. Setacciamo accuratamente, manco fossimo del RIS di Parma, tutto il mini negozio, ma del suddetto pane non si vedono nemmeno le briciole. Roby, cominciando a temere per la mancanza del suo pranzo, si avvicina audace alla commessa, e con uno perfetto accento Oxfordiano domanda: “Excuse me, do you have pan carrè?”.
Non ci sono parole per esprimere lo sguardo della commessa …

-          Con i motorelli si viaggia contromano di default; con i motorelli si fa a gara a chi arriva prima. Prima dove? Non importa, l’importante è essere i primi, sempre e comunque. Coniugare i due atteggiamenti di cui sopra può, però, non essere esente da rischi …
Il terreno di gara è la strada da Myrties a Masouri; il Freccia Rossa Team supera il cartello di divieto di accesso conducendo di poche lunghezze sul Brianzolo, che nonostante il numero ridotto dei componenti del team sembra non riuscire ad avere ragione delle “Frecce”. I Fotoni, come al solito, chiudono il gruppo con un distacco, per così dire, importante.
Il Freccia Rossa Team sembra riuscire a mantenere a distanza il Brianzolo quel tanto da poter affrontare il tratto contromano con tranquillità.
Ma ecco che accade l’imprevedibile: davanti a loro si palesa un bus di linea che procede nel corretto senso di marcia occupando tutta o quasi la carreggiata libera. Al Freccia Rossa Team non resta altro da fare che accostare dietro un’auto parcheggiata per fare transitare il bus e riprendere poi la corsa, sapendo di rinunciare così al distacco guadagnato sul Brianzolo. Ma tant’è … il buon senso prima di tutto, del resto sanno di correre contromano.
Ma … Ma … Ma cosa fa il Brianzolo? Dovrebbe accostare, come l’altro Team, e invece  non rallenta anzi, apre il gas (… si vabbè …) e a tutta velocità sorpassa il Freccia Rossa Team, provando a insinuarsi nello spazio di strada libero … “Ci passo! Ci passo!! Ci passo!!!” … no, non passa, riesce solo ad incastrarsi tra l’auto e il bus, costretto, suo malgrado, a fermarsi, guadagnandosi un sospiro porta-pazienza-style dall’autista e le risate di scherno del Freccia Rossa Team. 


 
-          Mercoledì, siamo a Kasteli. Accanto a noi scala una coppia di giapponesi, lui veramente in gamba, lei un personaggio solo a guardarla: maglietta nera con corda da arrampicata verde disegnata (!) imbrago rosso, pantaloni al ginocchio color sabbia, ghette nere (!!). Sembra uscita direttamente da un manga. Supponiamo che lui sia una guida e che le stia insegnando a scalare (… e ci chiediamo anche quanti soldi abbia lei per permettersi un personal di arrampicata a Kalymnos …).
Scalano più o meno sulle nostre stesse vie e, ad un certo punto, il giapponese monta il tiro accanto a quello su cui sta per salire Roby. Il giapponese sale in fretta e arrivato in catena si appende con una longe per poter assicurare lei dall’alto. È infatti salito con una macchina fotografica e vuole immortalare la cliente mentre sale. La giapponese inizia a scalare quando Roby è più o meno a metà della sua via(molto vicina, per altro, perché sull’isola hanno chiodato ogni metro di roccia disponibile, forse anche esagerando), il giapponese si sporge per fotografare l’allieva ma Roby si sposta a sinistra, ignaro di quello che sta accadendo qualche metro sopra di lui, intercettando così l’inquadratura del fotografo. La scenetta è esilarante: Roby si sposta, il giapponese a sua volta si sposta; Roby devia ancora, il giapponese fa altrettanto, Roby continua imperterrito, non accorgendosi di dare fastidio. A questo punto, fossimo stati in Italia, mi sarei aspettata un “AO’!! TE VOI LEVA’ DAR CAZZO!!!”; ma lui no, lui è giapponese, lui è educato e paziente per principio. E che fa? Aspetta! E mentre aspetta scatta qualche foto a Roby, che le riceverà via email pochissimi giorni dopo, gratis, per giunta. Che popolo i giapponesi!!



-          Falesia di Arhi. Sto assicurando Roby su un 5b di riscaldamento. Accanto a me Teo attende per provarla anche lui. Improvvisamente dalla catena sopra di noi proviene un urlo “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!”, poi un tonfo in terra. Pensando ad un sasso guardiamo in basso. Accanto a noi stanno scalando dei ragazzi di Boston. Uno di questi guarda in terra, si abbassa e prende l’oggetto precipitato: è un i-Phone! Il tizio lo osserva, toglie la cover, distrutta, lo accende e rivolto alla platea “Ehi! It still works!!”. i-Phone – Resto del mondo
 1-0. 

-          Ah! Il momento della doccia! Che bellezza a fine giornata, una doccia rilassante per lavare via la stanchezza accumulata in una giornata di lotta alla roccia. Una bella doccia accompagnata da una simpatica dispersione di elettricità, probabilmente derivante dal boiler, che, se fila tutto liscio, viene percepita come passaggio di corrente nella doccetta, un lieve pizzicore alla mano, inquietante ma innocuo; quando va male si risolve in una sonora scossa con tanto di schiocco secco, come uno sparo, e l’urlo di dolore del malcapitato di turno. Ah! Che bella la doccia, elettrizzante, direi!!
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giovedì 10 ottobre 2013

Kalymnos, ovvero in Grecia contromano (2)




KALYMNOS PART 2: CLIMBING

Domenica mattina, primo giorno effettivo di permanenza sull’isola. La sveglia suona alle 7.30 … sì, è vero, è presto. Sì è vero, siamo in vacanza … ma OGGI SI SCALA!! GIU’ DALLE BRANDE!!
Mi alzo prima di tutti al suono della sveglia, mi lancio in bagno e poi in soggiorno. Guardo fuori: il cielo è terso, sarà una giornata fantastica! Spalanco la finestra pregustando già una colazione che ho tutta l’intenzione di preparare sul terrazzo, quando vengo investita da una poderosa folata di vento gelido … ma cosa … ??? Resto annichilita: soffia un tremendo vento freddo, che ci terrà intirizziti per tutto il giorno. Il Meltemi ci riserva un’accoglienza da brividi. Ma non doveva fare caldo in Grecia?
Mi rassegno alla colazione indoor e mentre inizio a preparare anche i soci riemergono dalle coperte; sui volti di tutti si legge la voglia di stringere, finalmente, il calcare “kalymnico”.
Destinazione di oggi: Odyssey, una delle falesie più famose di Kalymnos. Arrampicata abbastanza varia, con alternanza di placche appoggiate/verticali, grotte e anfratti strapiombanti. Il calcare ci ricorda un po’ Arco, con tanti buchi e buchetti, qualche zanca e molte tacche nette. A causa del vento forte non riesco, probabilmente, ad apprezzarla come vorrei: all’ombra fa molto freddo e noi non siamo attrezzati, il sole arriva sui settori solamente dopo le 15 e a volte le raffiche sono talmente forti da impedirmi anche di pensare. Io inizio soft, perché non voglio ghisarmi già dal primo giorno. Non così fanno Luca e Teo che si scaldano su un 6a che ha un passetto centrale diciamo ostico … e sono “bastonate sui denti”, anche sulle vie successive. A fine giornata Teo è decisamente demoralizzato, ma per fortuna si riprenderà nei giorni successivi e terminerà la vacanza in bellezza!
Peccato davvero per il vento, che a fine giornata ci lascia tutti cotti, storditi, con gli occhi che bruciano e la gola secchissima, che ristoreremo con birra all’aperitivo e vino a tavola.

Lunedì mattina. Il meltemi sembra essersi un po’ calmato; qualche raffica spazza ancora l’isola, ma siamo ottimisti. In ogni caso per oggi abbiamo scelto un settore un po’ più assolato: Arhi, affacciato sulla baia di Arginonta, è la prima falesia chiodata a metà degli anni novanta dai due italiani pionieri dell’arrampicata kalymnica. Una falesia semplicemente MERAVIGLIOSA! Arrampicata tecnica su un calcare grigio, molto abrasivo, caratterizzato da piccole tacche nette e taglienti, sempre in equilibrio in punta di dita. I soci mi dicono che ricorda un po’ la nostra Sasso Ballaro. È la falesia per me e infatti oggi mi diverto molto e oso, oso tanto, oso addirittura saltare un rinvio e salire con almeno 3 metri di corda fuori (e Roby sotto che consiglia: “fallo solo se non voli”) canticchiando Otherside dei RHCP tanto mi sento tranquilla. Provo anche un 6a+ spettacolare, un viaggetto su placca leggermente appoggiata con una continuità di movimenti delicati su piccole tacche davvero impressionante. Una delle vie più belle che abbia mai salito.
Unica nota stonata della giornata, le caprette climber, che zampettando allegramente lungo la cengia sopra la falesia lanciano a terra sassi anche di notevoli dimensioni, maledette!
A fine giornata, per premiarci dopo le fatiche affrontate, ci concediamo un aperitivo mangereccio da Fatolitis, il “Climbers Bar”, un posto davvero insolito, dal sapore molto hippie e poco greco, coloratissimo e allegrissimo. Un posto per veri climber!

Martedì. Nuovo giorno, altro giro, altra corsa. E oggi, finalmente, il programma prevede Grande Grotta!! E Grande Grotta sia, ma non subito, perché lì noi possiamo affrontare non più di 3 tiri, quindi decidiamo di andare a scalare al settore Afternoon, che deve il suo nome al fatto che rimane in ombra sino a pomeriggio inoltrato, e poi, quando ci saremo ghisati per bene, quando la falesia sarà inondata da un caldo sole finalmente non più disturbato dal vento, ci sposteremo alla mitica Grotta. Arrampicata tipicamente kalymnica quella di oggi, su calcare grigio e poi, nelle sezioni finali delle vie, tufo giallo a “cavolfiori”, ovvero come se fosse fatto di tante goccioline aggregate, che non danno nessuna sicurezza per la verità: sembra sempre che le scarpette debbano scivolare da un momento all’altro, anche se poi tengono, eccome se tengono. Le sezioni più strapiombanti, poi, presentano le caratteristiche canne e stalattiti, tipiche delle falesie più rinomate dell’isola. In ogni caso anche oggi si fanno i gradi e si fatica: mi scaldo su due 5c, dei quali uno lo chiudo pulito da prima a vista, con tanto di urla di giubilo finali, e poi provo un 6b e un 6a. Al quarto tiro non ne ho già più, né di braccia né di testa. Proverò ancora un 5a da prima, sul quale farò un resting per sopravvenuta stanchezza.
A pomeriggio inoltrato ci spostiamo alla Grande Grotta (5 minuti a piedi, aggirando uno spigolo di roccia) e rimaniamo tutti senza parole: a dir poco impressionante, come una gigantesca onda di calcare giallo che si impenna e si riavvolge su se stessa, gocciolando stalattiti dal soffitto. Inondata dal sole del tardo pomeriggio
la grotta assume una colorazione arancione intenso, ed è una fornace: il caldo è quasi insopportabile e io non riesco neppure a pensare di mettere le mani sulla roccia calda, ma un tiro lo voglio comunque fare, almeno per poter dire di avere scalato qui. Io e Roby affrontiamo un 5a la cui partenza è una scaletta di … broccoli pietrificati, letteralmente! Teo, Luca e Fabio azzardano un 5c con finale su stalattite. Solo Fabio e Teo, poi, si sentono di insistere e provano un 6a a detta loro spettacolare: un viaggione di almeno 20 metri, la cui seconda metà si articola su uno strapiombo a canne. Noi altri li osserviamo scalare nella luce morente di un tramonto da cartolina. Scendiamo verso i motorini che ormai è buio, rischiando più volte di ruzzolare lungo il pendio disseminato di roccette e sassi instabili.

Mercoledì dovrebbe essere giornata scarico per tutti. L’idea iniziale è quella di andare a visitare Sikati Cave, una grotta situata nella parte nord est dell’isola, che si raggiunge con un’ora abbondante di cammino. Leggiamo sulla guida che sono pochissime le vie che possiamo affrontare lì, non più di 4 o 5, ma anche che vicinissima c’è una spiaggia meravigliosa. Però martedì sera l’idea di andare a Sikati non ci convince più così tanto, come dice Teo: “è scesa la magia”. Propongo allora una falesia abbastanza vicina che, stando alla guida, ha vie molto abbordabili: Kasteli. La falesia è chiodata su un piccolo promontorio che sorge di fronte al settore Odyssey, e il nome deriva dalle rovine di un antico castello che lì sorgeva. La roccia è un bel calcare grigio, verticale e molto lavorato, che ricorda le falesie del lecchese, anche se condita con tutta la particolarità tipica di Kalymnos.
Ci alziamo piuttosto tardi, verso le 8.30, tanto la strada da fare è poca. Io però mi sveglio scarica, completamente svuotata di concentrazione e energie. Sarà che è il quarto giorno di seguito di scalata, sarà che ormai mi ero abituata all’idea che oggi avremmo fatto un bel trekking, ma di scalare oggi non ne ho davvero voglia, e infatti alla fine provo solo tre vie, sulle quali mi muovo malissimo anche se sono facili facili. Anche Roby è come me in giornata piuttosto no, anche se poi lui scala bene comunque. Gli altri tre, invece, si lasciano prendere dalla situazione e si cimentano con dei 6 strapiombanti; invece di una giornata scarico la loro è una giornata quasi devasto! A metà pomeriggio io e Roby ci guardiamo e decidiamo che basta, per noi la giornata si conclude lì e ce ne andiamo al mare, alla spiaggia di Masouri. Sole, relax e giochiamo un po’ sulla slackline. Gli altri ci raggiungeranno giusto in tempo per un tuffo ristoratore seguito da aperitivo sulla spiaggia.


Giovedì. La testa non regge più. Cinque giorni di arrampicata sono tanti, forse troppi. Nonostante la giornata relax (chiamiamola così) di ieri, oggi ho poca testa. La voglia ci sarebbe, ma il mio cervello dice no. La meta di oggi è Arginonta, che però va al sole presto, e quando la falesia si incendia e il caldo si fa insopportabile (da ieri non soffia più nemmeno un refolo di vento), ci spostiamo dall’altra parte della baia, al settore Summertime, che, come dice il nome, è adatto per scalare dove altrove è troppo caldo, essendo in ombra al pomeriggio.
La falesia presenta tiri molto vari, alcuni più corti e appoggiati, ma la maggior parte sono dei bei viaggioni verticali e/o strapiombanti, di non meno di 20 metri. Anche la roccia è molto varia, dal calcare bello tagliente al tufo rosso che mi mette sempre un po’ in ansia. Inizio con un 4c da prima (4c … che ,miseria!) anche se devo un po’ inventarmi la via, perché gli ultimi due spit e la catena sono in comune con il 5b accanto su cui si stanno scaldando Fabio e Roby. Va beh, passo a destra su non so bene cosa. A questo punto decido di fare il 5b da prima, e qui inizia il dramma: mi blocco su un passo facile facile dopo aver superato la parte più difficile; non riesco a trovare un punto sicuro su cui caricare il piede, anche se ce ne sono un’infinità. Non mi fido a fare il passo e mi appendo. Provo e riprovo. Alla fine mi arrabbio con me stessa e vado … il passaggio si rivela una cavolata; poi, colmo dei colmi, Roby, che è salito prima di me, ha saltato un rinvio e io non ne ho portati, ma la cosa non mi crea nessun problema e proseguo fino allo spit dopo senza patemi … non capirò mai come funziona la mia testa!
Fatto questo provo da seconda un 6a, carino, un po’ ditoso, ma niente di speciale, solo che a metà via, tenendo una tacca netta con la mano sinistra, il polso mi lancia una stilettata di dolore. Non ci bado. Sciolgo un po’ e arrivo in catena.
Aspetto un po’ e poi provo un 6b, un meraviglioso viaggione di più di 20 metri, che dall’inizio placcoso diventa un bello strapiombo tutto tasche e maniglie. C’è sempre quello che serve. Fino a metà via scalo bene, poi la ghisa comincia a farsi sentire, ma non mollo, perché in catena ci voglio arrivare, e nonostante un po’ di resting, arrivo in catena tirando solo l’ultimo rinvio. Io che un 6b nemmeno avevo mai pensato di provarlo.
Ci trasferiamo quindi a Summertime, dove provo da seconda un 6a che dicono essere molto bello, simile al 6b di Arginonta. Parto e mi sento scalare bene, sempre in controllo, sempre senza troppa fatico. C’è tutto quello che serve e voglio farlo pulito, me la sento questa volta, ma a metà il polso sinistro cede: un dolore fortissimo mi impedisce di proseguire. Provo a sciogliere un po’ e a riprendere, ma non riesco a stringere nemmeno le zanche. Abbandono e temo fortemente che la mia vacanza rampicante finisca qua: il polso si è già gonfiato …




Venerdì. Ultimo giorno di effettiva permanenza sull’isola. Come prevedevo il polso è gonfio e fa male. Fatico a ruotarlo e a chiudere le dita. Anche se gli altri decidono di andare alla falesia di Dodoni, io mi rassegno: niente scalata per me oggi. Ma di stare in casa non se ne parla proprio. Dopo la colazione in compagnia dei soci, ritorno nel letto ancora per un’oretta, quindi mi alzo, mi vesto, preparo lo zaino con un paio di bottiglie d’acqua e il telo mare, il lettore mp3 nelle orecchie, ed esco, vado in esplorazione nei dintorni. Da Myrties scendo verso il mare e mi dirigo verso Melitsahas. Il paesello non è altro che un gruppetto di una ventina case sorte sulle colline che sovrastano una spiaggetta e una piccola locanda. Sto cercando una vecchia chiesetta, che dovrebbe sorgere sulle rovine di un antico tempio, ma non la trovo. Percorro le (due) stradine che si inerpicano lungo i fianchi delle collinette fino alla fine, ma nulla. Però il paesaggio è incantevole e vale da solo la scarpinata: la vista su Telendos, che si staglia su un cielo azzurro percorso solo da qualche soffice nuvoletta scalda il cuore; innumerevoli arbusti aromatici riempiono l’aria di un piacevole profumo; una leggera brezza agita i pini e gli ulivi, che se ne stanno abbarbicati al terreno arido e franoso, e rende il caldo più che mai sopportabile. Scendo verso la spiaggetta e sulla strada incrocio un signore piuttosto anziano che molto gentilmente mi saluta e mi chiede se va tutto bene. Sulla spiaggia, poi, scambio due parole con una coppia proveniente da Qxford, che raccontano di essere lì a godersi il clima rilassato dell’isola. Eh già, come se non fosse ancora chiaro, a Kalymnos sono tutti tranquilli ed educati, vivono lentamente e con il sorriso sulle labbra.

Lascio la coppia inglese al loro ozio e ritorno verso Myrties, dove faccio un giro al piccolo porto, poi decido che è ora di dirigermi verso Masouri, ma per la strada alta, la “Panoramica”, che non ho mai fatto perché abbiamo sempre affrontato la strada bassa in contromano. Me la prendo comoda e mi godo il paesaggio che è semplicemente mozzafiato. Oltre alla vista su Telendos, la strada costeggia una serie di case carinissime ed estremamente greche, tutte bianche, azzurre o rosa, corredate da una quantità incredibile di fiori multicolori. Alcune sono “For Sale” … ammetto di averci fatto un pensierino …
Arrivo a Masouri e mi fermo in un negozietto ad acquistare qualche souvenir, poi spiaggia, mare e tanto sole, nell’attesa che mi raggiungano i soci per l’ultima birretta della vacanza.

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mercoledì 2 ottobre 2013

Kalymnos, ovvero in Grecia contromano



Quasi mi vergogno a dirlo: non ero mai stata in Grecia. Nonostante cinque anni di liceo classico non avevo mai messo piede nella terra di Omero. Era giunta l’ora di rimediare a questa mancanza.
Ovviamente, parlando di Grecia, l’immaginazione di tutti corre ad Atene, Patrasso, alle isole di Creta, Santorini o Mikonos.
Niente di più sbagliato: la meta è Kalymnos! Immagino già sguardi smarriti, facce perplesse, menti che vagano alla ricerca di informazioni geografiche, che si sperano chiuse in qualche recondito cassettino della memoria … “Kaly… Kaly … Kaly-che???”
KALYMNOS, l’isola verticale, l’isola dei climber e dei pescatori di spugne, arido puntino nel Dodecaneso, quasi insignificante e sconosciuto ai più, tanto insignificante che la leggenda vuole che quando Dio creò la Grecia e le sue isole, avanzò un mucchio di sassi che gettò in un angoletto, e in quell’angoletto sorse, appunto, Kalymnos.
Kalymnos, uno dei posti in un cui un climber DEVE essere stato.
Se ne parlava da mesi, con i soci, più o meno dall’inizio della primavera; si parlava di andarci a giugno, poi ad agosto, ma per un motivo o per un altro tutti nicchiavano … e all’inizio dell’estate nessuno aveva ancora deciso nulla; quando ecco che Teo prende in mano la situazione, decide che si parte a fine settembre, compra il volo e scrive sulla pagina Facebook dell’Incatena Climbing Team “IO HO UN VOLO PER KALYMNOS CHE PARTE IL 21 SETTEMBRE, E VOI?”.
Come resistere ad una tale dichiarazione di intenti? Decido che una settimana di vacanza me la merito anch’io, chiedo le ferie al lavoro e mi precipito in agenzia di viaggi (non necessariamente in questo ordine). Alla fine il volo lo acquistiamo in cinque: io, Teo, Luca, Fabio e Roberto.

E finalmente il 21 settembre arriva. Appuntamento ore 5.15 in piazza a Cameri … mannaggia che levataccia di sabato mattina! Sono già seduta, nemmeno troppo assonnata, sulla scalinata della chiesa quando vedo sopraggiungere i fari della Multipla di Fabio. Gli altri tre sono già tutti a bordo, quindi carichiamo le mie valigie e via, direzione Orio al Serio. Siamo fin troppo loquaci nonostante la sveglia antelucana e tra scherzi e battute in un’ora siamo a Bergamo. Check-in, rapida seconda colazione ed è già ora di imbarcarci. L’aereo non è completamente pieno, e le due ore e mezza di volo passano abbastanza tranquille, chi legge, chi dorme, chi ascolta musica. Iniziamo a scalpitare alla vista delle prime isole dell’Egeo: intravediamo la meta e vorremmo scendere. No, non è del tutto corretto: io voglio scendere perché patisco l’atterraggio, patisco di stomaco i vuoti d’aria quando l’aereo comincia a perdere quota, e prima si arriva in terra prima smetto di stare male.
L’atterraggio a Kos (il volo non è diretto) è tranquillo e i bagagli con l’attrezzatura compaiono tutti sul nastro trasportatore: io quasi non ci speravo! Fuori dal terminal individuiamo subito sul bus per il porto di Mastihari, ma una volta al porto scopriamo che il primo traghetto parte dopo più di un’ora e dobbiamo aspettare. Che importa! Siamo in vacanza, il sole è caldo, la vita è bella, ma soprattutto … abbiamo fame! E un’oretta è l’ideale per gustarci le prime insalate, birre e tzatziki della vacanza! Perché se bisogna iniziare, bisogna farlo con il piede giusto!
Poi, finalmente, il traghetto compare nel porto e mezz’ora dopo i nostri piedi poggiano sull’isola tanto agognata.

KALYMNOS PART 1: THE ISLAND
Che dire dell’isola? Come commentarla? È una figata pazzesca! Punto.
Immensi muri di calcare incorniciano la parte occidentale dell’isola, quella di Myrties e Masouri, circondando poi la baia di Arginonta fino a Emporeios. Un'unica grande bastionata di roccia, estremamente lavorata, variegata nei colori e nello stile, costellata di buche, grotte, grottoni, cenge e contrafforti, placche e strapiombi, canne e stalattiti. Un paradiso per gli occhi e per il cuore di ogni climber. Il resto dell’isola è rimasto arido e selvaggio, un agglomerato di rocce, sassi e arbusti mediterranei, disseminati su pendii scoscesi dove osano le capre … e gli scalatori che vogliono raggiungere le falesie, osservati da vicino dalle suddette capre che con espressione un po’ stupita, e anche un po’ stupida per la verità, non si curan di loro, ma guardano e passano … a volte rimediando anche un po’ di cibo, le furbastre …
Noi, in realtà, abbiamo frequentato solamente la parte occidentale dell’isola, quella dove si concentra il maggior numero di falesie, che è anche la parte veramente turistica. Sinceramente me l’aspettavo molto più caotica, con molte più persone, tante da dover quasi fare a botte per scalare. E invece l’isola si è rivelata estremamente tranquilla, così tranquilla da farci a volte domandare “ma dove sono i turisti?”. Ma c’è così tanta roccia e così varia che lo spazio c’è per tutti, e quando lo spazio non c'è si aspetta, si fanno due chiacchiere e magari un tedesco ti offre pure un biscotto! Grancereale, of course, perché si sa il climber è attento all’alimentazione …
Ma a quanto pare Kalymnos è così, in una sola parola VIVIBILE. Sembra di essere proiettati in un altro mondo, dove si incontrano capre in strada e gatti al ristorante. E nessuno fa un plissè; e sembra così strano a noi che arriviamo dalle nostre caotiche città, dove tutti corrono, urlano, schiamazzano, dove tutti hanno paura di tutto, figuriamoci di una capra libera di scorrazzare dove più le aggrada, o un micio che si aggira serafico tra i tavoli di un ristorante, magari con la speranza di rimediare qualche avanzo. E invece qui è tutto normale; in questo piccolo mondo antico si vive tranquilli, ognuno con i propri tempi, dove è permesso persino imboccare una strada contromano, e percorrerla tutta per un paio di chilometri. Ah! Se i motorini potessero parlare!!
I nostri sguardi sono spesso perplessi, anche se forse, forse, infondo pensiamo che il vero vivere dovrebbe essere così, come a Kalymnos, dove tutti sono sorridenti, gentili e ospitali, dove i ristoranti, non hanno i buttafuori, ma i buttadentro, dove un tavolo lo troviamo ogni sera, anche senza prenotare, anche arrivando a cena dopo le ore 20, e sempre, sempre, qualcosa ci viene offerto, di solito il dolce, a volte l’Ouzo o il caffè, una volta una brocca di vino. E i prezzi? Che dire dei prezzi: bassi, ridicoli! Una birra da 500mL costa 2 euro! Un piatto a base di pesce circa 10!
Si sta bene a Kalymnos, e l’unica preoccupazione della giornata è chiedersi: “Dove andiamo a scalare domani?”.
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