Quasi mi vergogno a
dirlo: non ero mai stata in Grecia. Nonostante cinque anni di liceo classico
non avevo mai messo piede nella terra di Omero. Era giunta l’ora di rimediare a
questa mancanza.
Ovviamente, parlando di
Grecia, l’immaginazione di tutti corre ad Atene, Patrasso, alle isole di Creta,
Santorini o Mikonos.

KALYMNOS, l’isola
verticale, l’isola dei climber e dei pescatori di spugne, arido puntino nel
Dodecaneso, quasi insignificante e sconosciuto ai più, tanto insignificante che
la leggenda vuole che quando Dio creò la Grecia e le sue isole, avanzò un
mucchio di sassi che gettò in un angoletto, e in quell’angoletto sorse,
appunto, Kalymnos.
Kalymnos, uno dei posti
in un cui un climber DEVE essere stato.
Se ne parlava da mesi,
con i soci, più o meno dall’inizio della primavera; si parlava di andarci a
giugno, poi ad agosto, ma per un motivo o per un altro tutti nicchiavano … e
all’inizio dell’estate nessuno aveva ancora deciso nulla; quando ecco che Teo
prende in mano la situazione, decide che si parte a fine settembre, compra il
volo e scrive sulla pagina Facebook dell’Incatena Climbing Team “IO HO UN VOLO
PER KALYMNOS CHE PARTE IL 21 SETTEMBRE, E VOI?”.
Come resistere ad una
tale dichiarazione di intenti? Decido che una settimana di vacanza me la merito
anch’io, chiedo le ferie al lavoro e mi precipito in agenzia di viaggi (non
necessariamente in questo ordine). Alla fine il volo lo acquistiamo in cinque:
io, Teo, Luca, Fabio e Roberto.
E finalmente il 21
settembre arriva. Appuntamento ore 5.15 in piazza a Cameri … mannaggia che
levataccia di sabato mattina! Sono già seduta, nemmeno troppo assonnata, sulla
scalinata della chiesa quando vedo sopraggiungere i fari della Multipla di
Fabio. Gli altri tre sono già tutti a bordo, quindi carichiamo le mie valigie e
via, direzione Orio al Serio. Siamo fin troppo loquaci nonostante la sveglia
antelucana e tra scherzi e battute in un’ora siamo a Bergamo. Check-in, rapida
seconda colazione ed è già ora di imbarcarci. L’aereo non è completamente
pieno, e le due ore e mezza di volo passano abbastanza tranquille, chi legge,
chi dorme, chi ascolta musica. Iniziamo a scalpitare alla vista delle prime
isole dell’Egeo: intravediamo la meta e vorremmo scendere. No, non è del tutto
corretto: io voglio scendere perché patisco l’atterraggio, patisco di stomaco i
vuoti d’aria quando l’aereo comincia a perdere quota, e prima si arriva in
terra prima smetto di stare male.
L’atterraggio a Kos (il
volo non è diretto) è tranquillo e i bagagli con l’attrezzatura compaiono tutti
sul nastro trasportatore: io quasi non ci speravo! Fuori dal terminal
individuiamo subito sul bus per il porto di Mastihari, ma una
volta al porto scopriamo che il primo traghetto parte dopo più di un’ora e dobbiamo
aspettare. Che importa! Siamo in vacanza, il sole è caldo, la vita è bella, ma
soprattutto … abbiamo fame! E un’oretta è l’ideale per gustarci le prime
insalate, birre e tzatziki della vacanza! Perché se bisogna iniziare, bisogna
farlo con il piede giusto!
Poi, finalmente, il traghetto compare
nel porto e mezz’ora dopo i nostri piedi poggiano sull’isola tanto agognata.
KALYMNOS PART 1: THE ISLAND
Immensi muri di calcare incorniciano
la parte occidentale dell’isola, quella di Myrties e Masouri, circondando poi
la baia di Arginonta fino a Emporeios. Un'unica grande bastionata di roccia,
estremamente lavorata, variegata nei colori e nello stile, costellata di buche,
grotte, grottoni, cenge e contrafforti, placche e strapiombi, canne e
stalattiti. Un paradiso per gli occhi e per il cuore di ogni climber. Il resto dell’isola
è rimasto arido e selvaggio, un agglomerato di rocce, sassi e arbusti
mediterranei, disseminati su pendii scoscesi dove osano le capre … e gli
scalatori che vogliono raggiungere le falesie, osservati da vicino dalle
suddette capre che con espressione un po’ stupita, e anche un po’ stupida per
la verità, non si curan di loro, ma guardano e passano … a volte rimediando
anche un po’ di cibo, le furbastre …
Noi, in realtà, abbiamo frequentato
solamente la parte occidentale dell’isola, quella dove si concentra il maggior
numero di falesie, che è anche la parte veramente turistica. Sinceramente me
l’aspettavo molto più caotica, con molte più persone, tante da dover quasi fare
a botte per scalare. E invece l’isola si è rivelata estremamente tranquilla,
così tranquilla da farci a volte domandare “ma dove sono i turisti?”. Ma c’è
così tanta roccia e così varia che lo spazio c’è per tutti, e quando lo spazio non c'è si aspetta, si
fanno due chiacchiere e magari un tedesco ti offre pure un biscotto!
Grancereale, of course, perché si sa il climber è attento all’alimentazione …

I nostri sguardi sono spesso
perplessi, anche se forse, forse, infondo pensiamo che il vero vivere dovrebbe
essere così, come a Kalymnos, dove tutti sono sorridenti, gentili e ospitali,
dove i ristoranti, non hanno i buttafuori, ma i buttadentro, dove un tavolo lo
troviamo ogni sera, anche senza prenotare, anche arrivando a cena dopo le ore
20, e sempre, sempre, qualcosa ci viene offerto, di solito il dolce, a volte
l’Ouzo o il caffè, una volta una brocca di vino. E i prezzi? Che dire dei
prezzi: bassi, ridicoli! Una birra da 500mL costa 2 euro! Un piatto a base di
pesce circa 10!
Si sta bene a Kalymnos, e l’unica
preoccupazione della giornata è chiedersi: “Dove andiamo a scalare domani?”.
Nessun commento:
Posta un commento