mercoledì 10 gennaio 2018

La Ruota del Tempo



Il vento si alzò nelle montagne di nebbia. Il vento non era l’inizio. Non c’è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.”

Questo è l’incipit del primo libro di una saga fantasy che amo molto e di cui vi voglio parlare: La Ruota del Tempo, di Robert Jordan.
Mi sono avvicinata a questa storia immensa (14 romanzi da circa 900 pagine l’uno più un prequel, Nuova Primavera) anni fa, sotto consiglio di una persona che conosceva il mio amore per il genere e che ne aveva già affrontato la lettura. Ero in un periodo in cui avevo molto tempo per leggere e ne avevo un forte bisogno, quindi una saga così lunga mi sembrava l’ideale.
Non pensavo mi avrebbe conquistata così. Ho scoperto uno scrittore eccelso, maniaco dei particolari, in grado di creare un mondo complesso popolato da un numero enorme di personaggi, ciascuno caratterizzato fin nei minimi dettagli.

Ciò detto non sono ancora riuscita a finirla, anzi, non sono ancora riuscita a superare la metà. In effetti, per quanto bella, la saga presenta alcune difficoltà di lettura, in primis il reperimento dei libri. Purtroppo l’editore Fanucci pare non prestare molta attenzione a La Ruota del Tempo, e non procede ad una ristampa sistematica dei vari libri; l’ultima è stata fatta in occasione dell’uscita del quattordicesimo volume, con un restyling completo delle copertine, ma prima di allora era quasi impossibile trovare tutti i volumi in libreria. A questo ho ovviato mediante l’e-reader, ma so che in molti ancora sono restii alla lettura in digitale e questo potrebbe comportare non pochi problemi.

In secondo luogo ciò che mi ha fatto rallentare molto la lettura è intrinseco della saga in sé: si tratta infatti di una storia molto complessa con una narrazione lenta ma densa di particolari. Jordan ha creato un mondo estremamente dettagliato, con nazioni e popoli ben descritti ciascuno per i propri usi, costumi e interazioni politiche. In questo mondo si muovono moltissimi personaggi, in continuo movimento tra una nazione e l’altra, che si incontrano, si scontrano, si allontanano, poi si ritrovano ognuno con una storia e il proprio ruolo specifico nella trama generale. Tante storie intrecciate, tanti nomi, tanti personaggi descritti nei minimi particolari, lungo moltissime pagine. È ovvio che la lettura procede lentamente, poiché ogni pagina è piuttosto densa, e dopo un paio di libri ho sempre sentito la necessità di leggere altro per un po’. Questo mi ha portato a diluire la lettura in molti mesi e arrivata all’ottavo libro … mi sono persa! Ho incontrato in un capitolo un personaggio che Jordan descriveva come se avessi dovuto conoscerlo ma del quale io ignoravo l’esistenza! L’ho quindi abbandonata per un periodo alla ricerca dei primi libri che mi erano stati inizialmente prestati (la persona che me li aveva prestati non potevo più frequentarla), fino a quando non sono passata all’e-reader e l’ho ricominciata tutta da capo.
Ora sto terminando il sesto libro e spero vivamente di riuscire a continuare.

La saga è un fantasy epico che segue gli archetipi classici del genere: l’eterna lotto tra il Bene e il Male è qui descritta nel più classico dei modi, secondo la dicotomia Luce/Ombra. Ritroviamo l’eroe che si ritrova tale per caso e che è costretto, suo malgrado ad affrontare un destino di gloria per il quale non era minimamente preparato; attorno a lui si muovono i personaggi divisi tra sostenitori della Luce e dell’Ombra, tutto permeato dall’uso della magia.

Ma Jordan riesce a utilizzare questi archetipi in modo del tutto originale, distaccandosi molto da quelli che sono i classici del genere e gettando le basi per quelli che diventeranno i nuovi best seller, come Game of Thrones. Non bisogna dimenticare, infatti, che La Ruota del Tempo nasce nel 1992 e a questa saga molti autori contemporanei fanno riferimento.
Purtroppo la prematura dipartita dell’autore ha impedito a Jordan di completare l’opera, che è stata terminata da Brandon Sanderson, che si è avvalso della mole di appunti lasciati da Jordan per terminare la saga dividendo l’ultimo libro in tre volumi.

Ancora non so dirvi nulla riguardo allo stile degli ultimi tre libri, se rimane congruente o meno con i precedenti.

Quello che vi posso dire è che, secondo me, è una saga imprescindibile per gli appassionati del genere, che bisognerebbe almeno provare ad affrontare, anche se la mole spaventa. Se non altro perché, a differenza della saga di Martin, questa è conclusa. 

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