Tempo fa vi avevo promesso un secondo
post sulle serie che stavo seguendo. Per vari motivi lo sto scrivendo
solo ora, ma non ho mai smesso di macinare episodi su episodi; né da
sola né con Lui. Di seguitop vi racconto le serie che mi/ci hanno
appassionato di recente.
The Good Place
Questa serie è stata una rivelazione.
Io e Lui abbiamo iniziato a guardarla spinti più dalla necessità di
una sit com leggera per accompagnare la cena, che da un reale
interesse. Due stagioni, pochi e brevi episodi: l’ideale. Ma The
Good Palce si è rivelata molto più di questo. Il concept della
serie vuole approfondire in modo leggero, divertente e a tratti
irriverente, quesiti di filosofia morale. No, non è un prodotto
noioso, se ve lo state chiedendo, e di sicuro non manca di
originalità. L’inizio è già qualcosa di mai visto prima: la
protagonista Eleanor Shellstrop (una Kristen Bell eccezionale) è
morta e si risveglia in Paradiso, il Good Place del titolo, appunto;
peccato che Eleanor in vita non abbia tenuto un comportamento
ineccepibile, anzi, e lei ne è ben consapevole. Rendendosi conto,
quindi, di trovarsi nel posto sbagliato per uno scambio di identità,
Eleanor cercherà di rimediare, imparando ad essere una persona
migliore. Ovviamente questo suo percorso di miglioramento sarà
costellato di gag, battute, situazioni al limite del paradossale e
personaggi esilaranti, il tutto condito con due finali di stagione
sorprendenti. Con leggerezza e con uno humor estremamente elegante,
The Good Place vuole fare riflettere sul nostro comportamento, su
come ci relazioniamo con gli altri e su quanto consideriamo giusto o
sbagliato. E poi è stata rinnovata per una terza stagione. Insomma,
The Good Place è una serie da vedere.
Voto 10
Westworld 2
È un dato di fatto che HBO sforna un
successo dopo l’altro. Forte di una serie come Game of Thrones,
l’emittente statinutense pare voler alzare costantemente
l’asticella. Il problema nasce quando occorre bissare un successo
planetario come Westworld. La prima stagione era stata pazzesca:
bella, avvincente, incasinata al punto giusto. Ci costringeva a
guardare subito l’episodio successivo per sapere, per capire cosa
stava succedendo. La seconda stagione ha, ahimè, perso invece parte
di quel mordente. Nell’ampliare lo spazio (e il tempo) e i
personaggi, gli autori hanno reso la trama troppo confusionaria e
difficile da seguire. Ci si perde nelle varie linee temporali, nel
capire chi è davvero umano oppure un host; alcune digressioni, come
quella nello ShogunWorld, sono risultate quasi inutili allo sviluppo
principale. Io e lui abbiamo fatto veramente fatica a seguirla, al
punto che non sempre avevamo voglia di vedere l’episodio
successivo. Non che sia stata completamente da buttare questa seconda
stagione, ma da un progetto come Westwolrd e dalla HBO mi aspettavo
qualcosa di più.
Voto 6,5
New Girl
Ancora una sit com. Sì perché alle
volte c’è bisogno di alleggerire l’atmosfera con qualcosa di
divertente, non siete d’accordo? Conosco New Girl da quando la
trasmetteva MTV, ma non l’ho mai seguita in modo continuativo.
Complice Netflix che distribuisce le prime 6 stagioni, ho deciso di
riguardarla e di concludere poi con la settima grazie al santo
streaming (lo so che non si dovrebbe fare ma pazienta). Le prime sei
stagioni sono esilaranti, ben scritte e molto ben interpretate. I
personaggi funzionano, da soli ma soprattutto nelle interazioni tra
loro. Jess, Nick, Schmidt e Winston sono assolutamente e volutamente
esagerati, adorabili e non stancano, cosa non scontata per una sit
com di sei stagioni. La trama, per quanto vagamente ripetitiva,
scorre bene per tutte le sei stagioni. La settima stagione invece non
funziona a dovere. È tutto troppo. Troppo esagerati i personaggi,
troppo caricaturali, troppo inverosimile la trama. Troppo tutto. Però
almeno chiude tutte le storyline, anche se l’episodio finale è
risultato un po' meh … comunque io adoro Winston, e Cece. Ma
soprattutto Winston.
Voto 7.5
The Handmaid’s Tale 2
Ndr: mentre vi scrivo è già andato in
onda il season finale, ma ancora non l’ho visto, quindi le mie
considerazioni non ne terranno conto. Temevo molto questa seconda
stagione, perché si avventura su un sentiero inesplorato: la prima
seguiva pari pari il romanzo della Atwood, e si concludeva
esattamente dove l’autrice aveva terminato le sue pagine. Quindi
questi nuovi tredici episodi erano un’incognita e un bel rischio
che la produzione si è assunta. Devo dire che non mi ha deluso
affatto. Gli autori hanno approfondito il regime dittatoriale di
Gilead, mediante l’introduzione di nuovi personaggi, come Eden, la
moglie bambina di Nick, o l’utilizzo di luoghi solo accennati in
precedenza, come le colonie. Abbiamo potuto conoscere meglio i
perversi meccanismi di questa dittatura teocratica, le regole, le
cerimonie e tutto quanto viene messo in pratica per piegare la
volontà delle persone, ed è agghiacciante. Tremendamente
agghiacciante. Ma soprattutto abbiamo approfondito i personaggi
femminili della serie, che sono decisamente i più interessanti. Gli
uomini di The Handmaid’s Tale sono, credo volutamente, piatti,
monotematici, non hanno uno sviluppo nel corso degli episodi, una
crescita personale, un cambiamento; le donne invece hanno mille
sfaccettature, e mille modi diversi di interagire tra loro.
June/Offred, con la sua ferrea volontà di opporsi a Gilead
inserendosi in qualunque spiraglio di libertà le venga concesso;
Serena Joy e il suo modo perverso di approcciarsi a June, in continuo
oscillare tra il considerarla un oggetto di sua proprietà o
un’alleata contro un sistema che le si è ritorto contro. E poi
Emily, Zia Lydia, Janine, Moira e tutte le altre donne, bucano lo
schermo e hanno davvero qualcosa da raccontare, sia per quello che
sono, ma soprattutto per quello che sono state prima di Gilead e che
non riescono davvero a smettere di essere. Come è già stato detto
molte volte The Handmaid’s Tale ha come scopo principale quello di
raccontarci una storia che non è poi così lontana dalla nostra
società attuale, non c’è un baratro tra noi e loro, ma solo pochi
piccoli passi. Riflettiamoci.
Voto 10
Smash
Questo è stato il classico recuperone
estivo: Smash è una serie del 2012, composta da sole due stagioni.
L’avevo in parte seguita quando era stata trasmessa da Mediaset
Premium, ma non fino alla fine e mi era sempre rimasto il tarlo. Ok,
non sto parlando di una serie imperdibile, di quelle che rimangono
nell’immaginario collettivo per anni; ma Smash è un prodotto
leggero e godibile, una di quelle serie di cui ogni tanto si sente il
bisogno, patinata e romantica al punto giusto. E poi trattandosi di
soli 36 episodi in tutto, sarebbe stato un vero peccato non
chiuderla. Warning: se non amate i musical o i film dove cantano e
ballano state lontani da questa serie! Smash infatti è ambientato a
Brodway e racconta la produzione di un musical dalla nascita
dell’idea, fino alla messa in scena vera e propria. Viene
raccontato il lavoro che c’è dietro la produzione di un musical,
le prove, i workshop, le difficoltà tecniche e quelle finanziarie,
il tutto intrecciato con le vicende dei protagonisti, che si muovono
sullo sfondo di una New York scintillante e molto glamour. Molti,
anzi moltissimi gli intermezzi musicali, anche tre o quattro a
episodio, come è giusto che sia per una serie basata sul musical,
nella quale gli interpreti sono per la maggior parte veterani di
Brodway. Insomma, se amate il musical e la magia del teatro Smash fa
per voi!
Voto 8
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