Quanti di voi hanno giocato ai tre
capitoli di The Witcher, serie di videogiochi sviluppati dal
team polacco CD Project RED? In molti credo.
Ma quanti di voi sanno che i
programmatori si sono ispirati alla saga dello scrittore polacco
Andrzej Sapkowski?
Ebbene sì, lo strigo Geralt di
Rivia non nasce sulle tastiere dei programmatori, ma agli inizi
degli anni 90 dalla penna di uno scrittore polacco, che ne fa il
protagonista di una serie di due raccolte di racconti e sei romanzi.
Io ho letto le due raccolte di
racconti, Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del
Destino, e di questi vi voglio parlare.
Partiamo da un presupposto: la serie
dei videogiochi si ispira alla saga di Sapkowski, ma non ne ricalca
le vicende, anzi cronologicamente si pone qualche anno dopo l’ultimo
romanzo.
Le antologie di racconti invece
rappresentano l’inizio della saga e cronologicamente il primo da
leggere è Il Guardiano degli Innocenti, mentre gli eventi
narrati ne La Spada del Destino sono successivi.
Ma andiamo con ordine: Geralt di Rivia
è uno strigo, un umano modificato geneticamente per essere un
potente cacciatore di mostri, che proprio facendo questo si guadagna
da vivere. Attorno a lui si muovono altri personaggi quali il bardo
Ranuncolo, la maga Yennefer, la piccola Cirilla di Cintra.
In questi due libri vengono poste le
basi su cui poggiano i romanzi successivi: viene introdotto il mondo
in cui si muove Geralt, un mondo fantasy piuttosto cupo, popolato non
solo da esseri umani ma anche da altre razze (elfi, nani, sirene,
ondine, driadi) e da una varietà di mostri più o meno aggressivi,
che Geralt affronta in cambio di denaro; vengono presentati i
personaggi che faranno parte della storia dello strigo e le tematiche
sulle quali si baserà il racconto dei libri successivi.
In particolare capiamo che Geralt non è
un mercenario senza scrupoli, ma segue il codice morale degli strighi
e un codice d’onore tutto suo, che gli impediscono di uccidere
indiscriminatamente per denaro, ma soltanto quei mostri che mettono
a repentaglio la vita di altre persone, e che, se possibile,
preferisce trovare una via alternativa, una soluzione dialettica.
La particolarità di Sapkowski è
proprio quella di aver preso gli archetipi del fantasy e di averli
rielaborati in un modo mai banale e scontato: Geralt non è l’eroe
senza macchia e senza paura, ma nemmeno un assassino spietato, è un
uomo come tutti, con i suoi dubbi, le sue incertezze e sentimenti, si
aggrappa saldamente alla sua morale e a una buona dose di cinismo per
poter sopravvivere in un mondo dove non esistono il bianco e il nero
ma solo sfumature di grigio; non esiste il giusto e sbagliato, il
colpevole o l’innocente, ma situazioni che stanno nel mezzo e con
le quali bisogna scendere a patti. Tutti quanti, che si tratti di uno
strigo o di un bardo, di una maga o di un principe
L’autore affronta nei vari racconti
grandi tematiche sulle quali gli uomini sono portati, come sempre, ad
interrogarsi, quali il destino, l’etica, il razzismo e la
convivenza con il diverso, i sentimenti e i sacrifici che si possono
fare per amore, ma sempre con lo sguardo disincantato di Geralt che
vorrebbe piegare la realtà alla ragione, ma che alla fine capisce
che esistono cose che non possono essere combattute ma soprattutto
sconfitte, ma soprattutto che non c’è sempre una soluzione, ma
spesso bisogna trovare un compromesso.
Lo stile di Sapkowski è particolare:
dimenticatevi Jordan o Tolkien con le loro lunghe e particolareggiate
descrizioni; Sapkowski lascia molto all'immaginazione del lettore
senza soffermarsi troppo sui dettagli, la scrittura è semplice e
fluida, a volte forse persino troppo, soprattutto ne Il Guardiano
degli Innocenti, mentre La Spada del Destino si rivela un
testo più maturo del precedente.
Entrambi sono molto verbosi: i
personaggi parlano, parlano, parlano tanto tra loro e quasi tutto
viene spiegato attraverso i dialoghi. A me questo uso
dell'infodump non disturba più di tanto, ma c’è ovviamente chi
non lo apprezzerà.
Si tratta di un
fantasy cupo, nordico, privo di fronzoli che per questo non va
incontro ai gusti di tutti; ma c’è anche da dire che le due
raccolte di racconti aprono la strada alla saga di cinque libri ben
più corposi.
Sicuramente piaceranno molto ai gamers
appassionati della serie, ma credo che possano rivelarsi una lettura
interessante per molti amanti del genere fantasy.
Io l’ho trovato piacevole, e
sicuramente leggerò anche i romanzi.
Voto 7,5
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