Vi avevo già parlato qui de “La città Intera”, il primo libro della saga
fantasy intitolata I due Regni, dicendovi quanto mi era piaciuto
questo esordio editoriale della giovanissima Alessia Palumbo.
Oggi sono qui a parlarvi
del secondo libro della saga, ovvero Le Porte di Eshya.
Chi mi conosce bene sa
che ormai mi sono convertita quasi al 100% al libro elettronico, per
moltissimi motivi che non vi sto a spiegare qui ed ora (magari farò
un post apposito in futuro …), ma questa volta ho deciso di fare
un’eccezione, perché l’autrice, nei mesi antecedenti all’uscita,
mi ha proposto di acquistare una copia cartacea del suo secondo
romanzo, numerata e autografata e ho accettato. Ho scritto
acquistare, perché sì, il libro l’ho comprato: non è un post
sponsorizzato questo (ahahahahaha … post sponsorizzato …
ahahahahaha). Ci tengo a sottolinearlo per garantire che tutto quanto
scritto qui lo penso sinceramente.
Questa la trama del
libro:
La
Città Intera è più forte che mai e Farwel, persa nei suoi oscuri
meandri, si accorge a sue spese che non può fronteggiare questo
colosso da sola. In attesa del momento giusto per agire, continua a
servire la Comandante nelle vesti di Asur, non immaginando i pericoli
che si celano ad ogni angolo. Intanto, da giovane, prima dell'avvento
della Città Funesta, la protagonista sarà costretta ad affrontare
le conseguenze del Rito di Drator e del suo malvagio marchio che la
perseguiterà per tutti gli anni a venire.
In una morbosa spirale che avvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina, continua l'avvincente storia di Farwel e di un Delor devastato dalla guerra civile
In una morbosa spirale che avvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina, continua l'avvincente storia di Farwel e di un Delor devastato dalla guerra civile
Se il primo libro ve lo
avevo caldamente consigliato, questo secondo ve lo stra-consiglio!
È tangibile la crescita
dell’autrice insieme alla storia: le pagine scorrono rapide grazie
ad uno stile fluente e mai pesante; per quanto la scrittura sia
ricercata, a tratti aulica, le parole studiate e i periodi curati,
non scade mai nella pedanteria o nel lezioso. Nella struttura del
libro continua l’alternarsi di capitoli ambientati nel presente e
capitoli che raccontano le vicende del passato di Farwel, in un
continuo rincorrersi di eventi che portano il lettore a voler
proseguire la lettura per scoprire che cosa succede dopo.
Anche la trama è
cresciuta: se nel primo libro su tutto dominava Farwel e gli altri
personaggi erano un contorno utile e ben riuscito, ma pur sempre un
contorno, questa volta la protagonista è calata in un contesto molto
più corale, dove gli altri personaggi diventano fondamentali per la
narrazione tanto quanto la nostra Incantatrice.
È possibile dividere la
storia in due metà distinte, nelle quali individuiamo delle coppie
di personaggi: una prima metà è dominata dal dualismo Farwel/Asur,
dove le due personalità che abitano lo stesso corpo cercano di
prevalere l’una sull’altra, che poi si interfacciano entrambe, ma
in modo diametralmente opposto, con la Comandante; la seconda metà
del libro è dominata dalla coppia non-coppia Farwel/Idai, dal loro
passato condiviso, dai sentimenti necessariamente repressi in nome di
una causa più alta. Finalmente conosciamo Idai, il grande amore di
Farwel, che nel primo libro era stato solamente un nome sospeso nel
passato della maga; e nell’alternarsi delle due dimensioni
temporali la figura di Idai è dominante quasi quanto quella di
Farwel. Vediamo nascere l’amore tra i due, ancora ragazzi, in
un’Accademia che inizia ad essere intaccata dai pregiudizi sulla
magia sui quali si fonderà la Città Intera; li vediamo ritrovarsi,
nel presente e fare i conti con qualcosa accaduto nel passato,
qualcosa che però non ci verrà ancora svelato, che pesa sul
presente ma che deve essere messo da parte in nome di una missione
più grande e importante.
Iniziamo a capire, in
questo libro, gli effetti che ha su Farwel quanto accaduto durante il
Rito di Drator, e intuiamo che il segno sul suo serbatoio magico
potrebbe essere la causa di quanto non è ancora stato detto nel
passato e la chiave di volta per affrontare la Città Intera nel
presente.
Come vi dicevo è un
libro molto più maturo del precedente ed è proprio in queste
dinamiche tra i personaggi che la maturità dell’autrice emerge.
Se devo trovare dei
difetti, posso dire che non ho apprezzato molto la sottotrama
riguardante il libro letto da Farwel ai tempi dell’Accademia; l’ho
trovata una storia un po’ troppo banale rispetto a tutto il resto e
una vicenda che nulla aggiunge e nulla toglie a quella principale,
anzi devo dire che questi capitoli hanno disturbato la lettura,
interrompendo l’alternarsi armonico delle trame principali. Spero
che nel prossimo libro anche questa sottotrama trovi un suo posto
all’interno della narrazione principale e che mi faccia ricredere
di quanto appena scritto. Vi farò sapere.
Per concludere, le Porte
di Eshya è un libro eccellente, ben scritto e strutturato, molto
avvincente; in poco tempo il lettore si trova ad affezionarsi ai
personaggi che si muovono lungo capitoli che non sono mai banali né
noiosi, in un mondo credibile e ben descritto, con le sue
caratteristiche e le dinamiche che lo muovono al suo interno; in un
genere, il fantasy, dove normalmente la figura del mago è dipinta
come una sorta di deus ex machina onnisciente e onnipotente, qui i
maghi sono perseguitati proprio per la loro natura, in una società
intrisa di pregiudizi razzisti. Difficile credere che un’autrice
tanto giovane sia riuscita ad allontanarsi tanto dai clichè di un
genere troppo spesso uguale a se stesso.
Trovate il libro in
vendita su Amazon, IBS , sia in formato cartaceo che elettronico, ma
il mio consiglio è di cercare Alessia alle prossime fiere e
scambiare due chiacchiere con lei!
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