Una cosa avrei dovuto imparare durante il fine settimana di
Pasqua: il colore non deve essere un parametro fondamentale nella scelta
dell’attrezzatura d’arrampicata.
Chi mi conosce sa che ho una fissazione per l’attrezzatura
di colore blu: corda, scarpette, imbrago, zaino, secchiello e anche un
moschettone ghiera HMS, marca CAMP, acquistato pochi mesi fa all’inizio del
corso e utilizzato pochissimo e quasi esclusivamente per agganciare il
secchiello all’imbrago.
Ora, non ho nulla di personale contro il marchio CAMP, ma a
causa di quella ghiera ho rischiato di dover chiamare il soccorso alpino per
farmi recuperare da un monotiro in falesia, con conseguente figura da pollo
inesperto. Credo di aver passato i peggiori 20 minuti della mia vita, e non è una
frase retorica: non è una situazione simpatica ritrovarsi agganciati alla sosta
tramite una longe senza più riuscire ad aprire la ghiera del moschettone, con
nessun altro in falesia se non il socio che assicura.
Pomeriggio di Pasqua. Dopo due giorni di pioggia incessante,
finalmente vediamo un raggio di sole. Io e Matteo ci accordiamo per una
capatina in falesia, complice anche il ritorno all’ora legale che ci permette
di avere luce fino dopo le sei di sera. Destinazione falesia I Cavalieri,
Gravellona Toce.
Arriviamo sotto alle vie attorno alle tre del pomeriggio,
già un pochino tardi, ma c’è abbastanza tempo per tre tiri a testa. Non è molto
ma ci accontentiamo.
Sono quasi le cinque e mezza quando salgo sul terzo tiro, un
quarto un po’ ingaggioso verso la fine, dal quale non ho voglia di farmi
bastonare, e che quindi decido di accorciare complice una catena, appartenente
a non si sa bene quale via, messa all’altezza del penultimo spit e
raggiungibile con un divertente passetto in traverso. Quella variante,
comunque, mi soddisfa perché ho sempre un po’ di timore nell’affrontare i
traversi e quello non è banale, anche se non difficile. E in ogni caso non sono
sicura che non sia proprio la via corretta, perché la chiodatura non è chiara.
Arrivo, quindi, in catena, mi assicuro con la longe, chiudo
la ghiera del moschettone, come mi è stato insegnato e ripetuto più e più volte
durante il corso, aprendola poi di un mezzo giro perché, si sa, a fine corsa le
ghiere possono incastrarsi. Soddisfatta mi adopero con la manovra in sosta.
Tutto tranquillo, tutto normale. Nel giro di un paio di minuti finisco e chiedo
al socio di mettermi in tiro. Tutto a posto; posso sganciare la longe e farmi
calare.
La ghiera non si apre …
Ok, mi dico, niente panico, ho le mani un po’ sudate e non
riesco a fare bene forza; tampono un po’ le mani sui pantaloni e riprovo.
Niente. Riprovo con l’altra mano. Niente. Riprovo ancora … nulla. Oh, cazzo! Mi
viene il dubbio di sbagliare il senso in cui tento di svitare la ghiera: devo
girare in senso antiorario, lo so per certo, ma so anche di avere qualche
difficoltà a riconoscere la destra e la sinistra in situazioni normali,
figuriamoci senso orario e antiorario appesa in sosta con un moschettone che
non si apre! Prendo un altro moschettone dall’imbrago, lo posiziono
virtualmente uguale al CAMP e controllo: sto girando nel senso corretto, cazzo!
Avrei preferito sbagliarmi, almeno avrei capito cosa sta succedendo.
Ok, niente panico. Prendo magnesite per fare più attrito.
Nulla, la ghiera non si muove di un millimetro. Provo e riprovo. Tento anche di
chiuderla, nella speranza di riuscire a sbloccarla, ma nulla, il moschettone
non collabora. Mi sta salendo l’ansia.
Da sotto Matteo mi urla di stare tranquilla, anch’io
continuo a ripetermi “niente panico”, ma in realtà comincio davvero ad avere un
po’ di paura: è quasi buio, sono appesa a 20 mt da terra, attaccata ad una
catena con un moschettone che non riesco a sganciare e non c’è nessuno che
possa salire ad aiutarmi. Insisto; devo liberarmi da questa situazione, perciò
continuo a provare a girare la ghiera fino a farmi male alle dita; provo e
riprovo, sbatto la ghiera contro la roccia, provo a tirare il moschettone verso
di me per smuovere un po’ il filetto, provo anche a comprimerlo longitudinalmente,
per lo stesso motivo. Nulla, niente, non si gira.
Sto per mettermi a piangere: ho finito le opzioni e non so
più cosa fare. Non riesco più a fare forza con le dita perché mi fanno male e
il moschettone non si sgancia. Guardo Matteo, che sulla mia faccia, credo,
legge la disperazione del momento. Mi incita a continuare, ad insistere.
Ho perso la cognizione del tempo, non so più da quanto tempo
sono appesa qui. Gli sto per gridare: “Chiama i soccorsi” quando
improvvisamente la ghiera si sblocca e inizia a ruotare, inspiegabilmente così
come si era bloccata.
Fortunatamente è finito tutto bene, e questo piccolo
incidente non ha compromesso il pomeriggio. Però è stata molta la paura,
soprattutto perché ancora non mi è chiaro il motivo che ha causato il bloccaggio
del moschettone. A lasciarmi ancora più perplessa è il fatto che anche Matteo
possiede un moschettone identico, e che anche quello si è bloccato poco prima
che si bloccasse il mio. Coincidenza? Casualità? Oppure effettivamente quel
modello di moschettone non è il migliore in commercio? Non lo so. Non sono
abbastanza esperta per poterlo capire. So solo che non mi fiderò più ad
agganciarmi in sosta con il moschettone in questione, che infatti è stato
immediatamente destinato all’inutilizzo e agganciato ad un anello dello zaino
dove servirà a tenere ferma la corda durante gli avvicinamenti.
PS: per dovere di cronaca, ad una settimana di distanza,
ieri sera ho dedicato un’oretta di tempo ad un’accurata pulizia di tutta
l’attrezzatura. La ghiera del moschettone CAMP, anche dopo averla pulita con
estrema attenzione, continua a sforzare e tende a bloccarsi a fine corsa.
PPS: ieri pomeriggio ho passato un paio d’ore alla Decathlon
di Corsico. Ho trovato un set di rinvii Black Diamond: sono stupendi, sono
blu!!!
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