La Spagna si avvicina,
inesorabilmente, e io non mi sento pronta, almeno non come vorrei. Credo di
essere migliorata rispetto alla stagione passata, e la falesiata nel Lecchese
del 30 marzo sembrava aver confermato le mie impressioni, poi però la giornata
a Traversella del 1 aprile mi ha non poco ridimensionata. Ma forse è stata solo
una giornata sfigata in un settore sfigato … o almeno così voglio pensare.
Lo scorso fine
settimana non ho fatto nulla; niente roccia, solo un po’ di bici e vita
sociale. È necessaria anche quella ogni tanto.
Questo weekend, invece,
voglio scalare e voglio farlo sia sabato che domenica. Il prossimo, infatti,
sarà il weekend di Pasqua, che quest’anno coincide con il mio compleanno, e mi
sarà molto difficile riuscire a fare qualcosa.
Il meteo è inizialmente
incerto, ma va via via migliorando nel corso della settimana.
Fin da martedì sondo il
terreno in palestra alla ricerca di soci. Confido molto nei soci storici, in
particolare in Fabio e Teo in procinto di partire con me per la Spagna e
sicuramente desiderosi di allenamento; domando un po’ qui e un po’ là e scopro
che Maurizio con Guido, Lidia e Chiaretta stanno organizzando un bel gruppone
per andare domenica a Galbiate. Non ci penso due volte e decido di aggregarmi
anch’io.
Con Fabio, poi,
organizziamo il sabato: a Gravellona Toce pare ci sia una nuova falesia appena
chiodata. Andremo a cercarla.
Teo decide di fare
doppietta come me. Evviva!!
Venerdì pomeriggio
ricevo un messaggio su facebook da parte di Debora che vuole unirsi a noi.
Rapido giro di messaggi su Whatsapp (benedetta tecnologia!) ed entro sera siamo
organizzati anche per il ritrovo: i novaresi si raduneranno poco fuori Veveri,
io li intercetterò a Bellinzago.
Quanto fermento! Che
bel weekend si prospetta!
Sabato 12: Falesia del
Cannone – Ornavasso
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Parcheggiamo nello
stesso posto di un anno fa, sotto i medesimi tre tiri, e guardiamo il
cartellone. In realtà la “nuova falesia” non è altro che un ampliamento del
settore già esistente, ma con gradi troppo sostenuti per noi. Inoltre sembra
pulita sì, ma non troppo. Neppure Fabio è convinto, quindi decidiamo di
cambiare e andare alla falesia del cannone ad Ornavasso, una delle falesie
lungo la linea Cadorna.
Bella falesia, questa:
avvicinamento quasi zero su un comodo sentiero pianeggiante, granito scuro che
sembra umido anche se non lo è, molto lavorato e grippante; nella parte bassa i
tiri sono verticali e fisici, poi una bella placca di aderenza, solo
leggermente appoggiata, da affrontare con movimenti delicati; sullo sfondo
l’inconfondibile, frastagliato profilo dei Corni di Nibbio. Suggestivo …
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Mi sono sentita salire
molto bene, sempre con molto controllo, mai nel panico o in apnea, anche
sull’unico tiro molto strapiombante, per quanto ben ammanigliato.
Faccio cordata con
Debora tutto il giorno, e rimango stupita di quanto scala bene! Mi dice che
sono mesi che non tocca roccia, eppure sale con sicurezza anche da prima.
Bravissima! Davvero bravissima!!
Verso le 16 sale un po’
di vento freddo e noi ragazze siamo stanche, io soprattutto mentalmente;
concediamo agli uomini ancora due tiri e poi è ora di tornare verso casa.
Falesia Galbiate,
settore Quattro Tracce
Sabato sera non disfo
nemmeno lo zaino, tanto alle 8.30 di domenica mattina devo trovarmi alla
rotonda di Magenta con Maurizio, Guido, Lidia, Chiara e gli altri per andare a
Galbiate.
Sono stata solo una
volta a Galbiate, al settore Oasi, lo scorso novembre, come ultima uscita della
stagione e non mi aveva convinta del tutto. Ricordo la roccia molto unta e una
gran fatica nel capire i passaggi, ma forse era solo un periodo no. Decido di
non partire prevenuta.
Il gruppo novarese
arriva già compattato su una sola auto, così io, Maurizio e Fabio, un Fabio che
non conoscevo prima, facciamo auto a parte e partiamo in carovana alla volta
del lecchese.
Anche nella zona di
Lecco abbiamo il nostro punto di riferimento per la colazione: la pasticceria
San Martino, dove ci fermiamo per un veloce cappuccio e brioche; il posto è forse
un po’ troppo elegante, con la gente che guarda male noi arrampicatori
dall’aria stracciona e multicolore, ma siamo abituati, per lo meno io, e non ci
badiamo.
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Il settore Oasi è preso
d’assalto, noi siamo già in otto e ci raggiungeranno altre tre persone: dobbiamo
spostarci. Arriviamo, quindi, al settore Quattro Tracce, che è deserto. Bene!
Inizio facendo cordata
con Chiara, aprirò io i tiri e poi lei deciderà se salirli da prima o da
seconda.
Inizio con un 5a, un
po’ defilato, che dovrebbe essere “Il gatto e la volpe”… e subito mi trovo a
fare i conti con l’unto e un passaggio che non capisco. Buongiorno!
Va beh, in qualche modo,
e con qualche scamotto, in catena ci arrivo, ma non pensavo di patire tanto su
un 5a!
Chiaretta sale da 2 con
un po’ di ravano e dopo questo decidiamo di non fare la via accanto, ma di
spostarci su un 4c, “Il rapace”, nella zona dove stanno scalando tutti gli
altri, che ci hanno consigliato di ripetere. Il tiro è già montato, quindi
lascio salire Chiara, che va decisamente meglio che su “Il gatto e la volpe”,
quindi le chiedo di pulirmi il tiro che lo faccio da prima.
Anche per me sembra
andare decisamente meglio, tranne un passaggio che non riesco a leggere, con un
appoggio molto unto per il piede sinistro sul quale non mi fido a caricare il
peso, perché sono già sopra il chiodo; faccio un gran casino, rinviando sul
tiro accanto perché non so dove andare, proprio nel momento in cui ci
raggiungono Teo e Laura. Abbastanza scontata la battutaccia di Teo: “Grey, fai
pure le vie come ti pare! Sentiti libera!” … eh già, ha ragione! Riprendo sulla
via giusta e scopro di non aver visto un appiglio dietro lo spigolo a sinistra.
Va beh … confermo l’impressione di Galbiate che ho avuto a novembre: non ci
capisco molto di questa roccia.
Facciamo la via accanto,
decisamente più facile e godereccia, ma nel frattempo si è fatto mezzogiorno,
la falesia è inondata dal sole e fa un caldo inverosimile. La roccia scotta sotto
le mani e anche i piedi nelle scarpette arrivano al limite della sopportazione.
Quando mi calano e rimetto le infradito è decisamente un sollievo.
Mi guardo intorno e
vedo ben sette tiri montati: abbiamo colonizzato il settore! Con tutte quelle
corde che penzolano dalle catene penso che non valga la pena soffrire per
salire da prima. Faccio in sequenza, da seconda, due 5c (“Scende la pioggia” e
“pH 5.5”) e un tiro che su una guida è dato 6a e su un’altra 5c (“allalugi”). I
primi due molto divertenti e lunghetti, il terzo allucinante per quanto è unto!
Per la prima volta provo la tremenda sensazione di puntare le Vapor e sentirle
scivolare via … sembra di scalare sul sapone dovendosi tenere con piccole e
distanti tacchettine.
Quest’ultima via mi
toglie le ultime velleità bellicose e mi dedico al 5a lì accanto, credendolo un
tiro plaisir. E invece la partenza è delicatissima, una placca liscia liscia
con pochi appigli nemmeno così buoni, difficilmente visibili e dolorosi da
tenere con la roccia bollente. Fortunatamente dopo i primi 5 o 6 metri diventa
più ammanigliato e si sale. Ma quanta fatica! Mi fermo per quasi un’ora a
recuperare forze, concentrazione e volontà di scalare e mi propongo come
“donna-grigri”. Assicuro Maurizio su un 6a+, ostico per le temperature elevate,
poi Laura su quello che è stato il mio primo tiro della giornata.
Nel frattempo gli altri
si sono spostati al settore L’orecchia, che ha la base più in ombra. Lì
assicuro di nuovo Maurizio che monta “Il biacco” un 5a lungo e divertente, con
roccia ricca di appigli buoni alternati a passaggi con concrezioni più piccole
ma molto nette e per nulla unte Lo faccio da seconda, perché sono stanca, con i
piedi doloranti e i polpastrelli ustionati. Probabilmente è il tiro più bello
di tutta la giornata, peccato fosse l’ultimo.
Siamo tutti troppo
bolliti per continuare. Ritiriamo l’attrezzatura e torniamo alle auto, e da lì
verso Novara.
Un bellissimo fine
settimana, molto buono per le prestazioni su roccia, in particolare sabato, ma
anche, e soprattutto, per le persone con cui ho scalato, con la maggior parte
delle quali era la prima volta.
Il lunedì mi ritrovo
con i polpastrelli rossi, spellati, ustionati, ma ne è valsa la pena.
Spero di replicare
presto giornate così, con tutti loro, ma prima … MARGALEF!!!
uh no ma quella lì è l'alessandra
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