giovedì 1 maggio 2014

Programma di intossicazione da roccia



La Spagna si avvicina, inesorabilmente, e io non mi sento pronta, almeno non come vorrei. Credo di essere migliorata rispetto alla stagione passata, e la falesiata nel Lecchese del 30 marzo sembrava aver confermato le mie impressioni, poi però la giornata a Traversella del 1 aprile mi ha non poco ridimensionata. Ma forse è stata solo una giornata sfigata in un settore sfigato … o almeno così voglio pensare.
Lo scorso fine settimana non ho fatto nulla; niente roccia, solo un po’ di bici e vita sociale. È necessaria anche quella ogni tanto.
Questo weekend, invece, voglio scalare e voglio farlo sia sabato che domenica. Il prossimo, infatti, sarà il weekend di Pasqua, che quest’anno coincide con il mio compleanno, e mi sarà molto difficile riuscire a fare qualcosa.
Il meteo è inizialmente incerto, ma va via via migliorando nel corso della settimana.
Fin da martedì sondo il terreno in palestra alla ricerca di soci. Confido molto nei soci storici, in particolare in Fabio e Teo in procinto di partire con me per la Spagna e sicuramente desiderosi di allenamento; domando un po’ qui e un po’ là e scopro che Maurizio con Guido, Lidia e Chiaretta stanno organizzando un bel gruppone per andare domenica a Galbiate. Non ci penso due volte e decido di aggregarmi anch’io.
Con Fabio, poi, organizziamo il sabato: a Gravellona Toce pare ci sia una nuova falesia appena chiodata. Andremo a cercarla.
Teo decide di fare doppietta come me. Evviva!!
Venerdì pomeriggio ricevo un messaggio su facebook da parte di Debora che vuole unirsi a noi. Rapido giro di messaggi su Whatsapp (benedetta tecnologia!) ed entro sera siamo organizzati anche per il ritrovo: i novaresi si raduneranno poco fuori Veveri, io li intercetterò a Bellinzago.
Quanto fermento! Che bel weekend si prospetta!

Sabato 12: Falesia del Cannone – Ornavasso
Dopo la consueta seconda colazione alla Ibis a Castelletto ci dirigiamo verso Gravellona Toce, alla ricerca di questa nuova falesia. La zona è quella della falesia dei Cavalieri, dove sono stata a Pasqua lo scorso anno con Teo. Strano come le situazioni periodicamente si ripetano, pur involontariamente … stessi luoghi, più o meno lo stesso periodo, più o meno le stesse persone. Quanto è strana la vita …
Parcheggiamo nello stesso posto di un anno fa, sotto i medesimi tre tiri, e guardiamo il cartellone. In realtà la “nuova falesia” non è altro che un ampliamento del settore già esistente, ma con gradi troppo sostenuti per noi. Inoltre sembra pulita sì, ma non troppo. Neppure Fabio è convinto, quindi decidiamo di cambiare e andare alla falesia del cannone ad Ornavasso, una delle falesie lungo la linea Cadorna.
Bella falesia, questa: avvicinamento quasi zero su un comodo sentiero pianeggiante, granito scuro che sembra umido anche se non lo è, molto lavorato e grippante; nella parte bassa i tiri sono verticali e fisici, poi una bella placca di aderenza, solo leggermente appoggiata, da affrontare con movimenti delicati; sullo sfondo l’inconfondibile, frastagliato profilo dei Corni di Nibbio. Suggestivo …
Mi piace molto e mi diverto, per una volta scalo tanto da prima e non patisco la chiodatura, tranne su un passaggio del quarto tiro, che non trovo per nulla banale anche se chiodato almeno a tre metri e mezzo. Faccio il passaggio, una serie di bei movimenti articolati, con un pochino di ansia che mi costringo a tenere a bada ripetendomi come un mantra “devi salire, devi salire, devi salire”, anche se percepisco il chiodo sotto i piedi scendere sempre più giù. Rinvio soddisfatta di me stessa lo spit successivo, soddisfatta per aver tenuto a bada la paura, ma devo appendermi per rifiatare e far riprendere la testa, che c’è, ma ha ancora i suoi limiti. Riprendo fiato e riparto, puntando sempre allo spit successivo e così via fino in catena. In ogni caso sono molto contenta: un passaggio del genere otto mesi fa non avrei nemmeno provato ad affrontarlo, e poi i gradi mi sono sembrati tutt’altro che regalati.
Mi sono sentita salire molto bene, sempre con molto controllo, mai nel panico o in apnea, anche sull’unico tiro molto strapiombante, per quanto ben ammanigliato.
Faccio cordata con Debora tutto il giorno, e rimango stupita di quanto scala bene! Mi dice che sono mesi che non tocca roccia, eppure sale con sicurezza anche da prima. Bravissima! Davvero bravissima!!
Verso le 16 sale un po’ di vento freddo e noi ragazze siamo stanche, io soprattutto mentalmente; concediamo agli uomini ancora due tiri e poi è ora di tornare verso casa.

Falesia Galbiate, settore Quattro Tracce
Sabato sera non disfo nemmeno lo zaino, tanto alle 8.30 di domenica mattina devo trovarmi alla rotonda di Magenta con Maurizio, Guido, Lidia, Chiara e gli altri per andare a Galbiate.
Sono stata solo una volta a Galbiate, al settore Oasi, lo scorso novembre, come ultima uscita della stagione e non mi aveva convinta del tutto. Ricordo la roccia molto unta e una gran fatica nel capire i passaggi, ma forse era solo un periodo no. Decido di non partire prevenuta.
Il gruppo novarese arriva già compattato su una sola auto, così io, Maurizio e Fabio, un Fabio che non conoscevo prima, facciamo auto a parte e partiamo in carovana alla volta del lecchese.
Anche nella zona di Lecco abbiamo il nostro punto di riferimento per la colazione: la pasticceria San Martino, dove ci fermiamo per un veloce cappuccio e brioche; il posto è forse un po’ troppo elegante, con la gente che guarda male noi arrampicatori dall’aria stracciona e multicolore, ma siamo abituati, per lo meno io, e non ci badiamo.
Arriviamo alla falesia parcheggiando alla cava e poi scendendo per un sentiero abbastanza impervio, ma si sa, il lecchese è sempre così, bisogna guadagnarsi le falesie, non solo i tiri!
Il settore Oasi è preso d’assalto, noi siamo già in otto e ci raggiungeranno altre tre persone: dobbiamo spostarci. Arriviamo, quindi, al settore Quattro Tracce, che è deserto. Bene!
Inizio facendo cordata con Chiara, aprirò io i tiri e poi lei deciderà se salirli da prima o da seconda.
Inizio con un 5a, un po’ defilato, che dovrebbe essere “Il gatto e la volpe”… e subito mi trovo a fare i conti con l’unto e un passaggio che non capisco. Buongiorno!
Va beh, in qualche modo, e con qualche scamotto, in catena ci arrivo, ma non pensavo di patire tanto su un 5a!
Chiaretta sale da 2 con un po’ di ravano e dopo questo decidiamo di non fare la via accanto, ma di spostarci su un 4c, “Il rapace”, nella zona dove stanno scalando tutti gli altri, che ci hanno consigliato di ripetere. Il tiro è già montato, quindi lascio salire Chiara, che va decisamente meglio che su “Il gatto e la volpe”, quindi le chiedo di pulirmi il tiro che lo faccio da prima.
Anche per me sembra andare decisamente meglio, tranne un passaggio che non riesco a leggere, con un appoggio molto unto per il piede sinistro sul quale non mi fido a caricare il peso, perché sono già sopra il chiodo; faccio un gran casino, rinviando sul tiro accanto perché non so dove andare, proprio nel momento in cui ci raggiungono Teo e Laura. Abbastanza scontata la battutaccia di Teo: “Grey, fai pure le vie come ti pare! Sentiti libera!” … eh già, ha ragione! Riprendo sulla via giusta e scopro di non aver visto un appiglio dietro lo spigolo a sinistra. Va beh … confermo l’impressione di Galbiate che ho avuto a novembre: non ci capisco molto di questa roccia.
Facciamo la via accanto, decisamente più facile e godereccia, ma nel frattempo si è fatto mezzogiorno, la falesia è inondata dal sole e fa un caldo inverosimile. La roccia scotta sotto le mani e anche i piedi nelle scarpette arrivano al limite della sopportazione. Quando mi calano e rimetto le infradito è decisamente un sollievo.
Mi guardo intorno e vedo ben sette tiri montati: abbiamo colonizzato il settore! Con tutte quelle corde che penzolano dalle catene penso che non valga la pena soffrire per salire da prima. Faccio in sequenza, da seconda, due 5c (“Scende la pioggia” e “pH 5.5”) e un tiro che su una guida è dato 6a e su un’altra 5c (“allalugi”). I primi due molto divertenti e lunghetti, il terzo allucinante per quanto è unto! Per la prima volta provo la tremenda sensazione di puntare le Vapor e sentirle scivolare via … sembra di scalare sul sapone dovendosi tenere con piccole e distanti tacchettine.
Quest’ultima via mi toglie le ultime velleità bellicose e mi dedico al 5a lì accanto, credendolo un tiro plaisir. E invece la partenza è delicatissima, una placca liscia liscia con pochi appigli nemmeno così buoni, difficilmente visibili e dolorosi da tenere con la roccia bollente. Fortunatamente dopo i primi 5 o 6 metri diventa più ammanigliato e si sale. Ma quanta fatica! Mi fermo per quasi un’ora a recuperare forze, concentrazione e volontà di scalare e mi propongo come “donna-grigri”. Assicuro Maurizio su un 6a+, ostico per le temperature elevate, poi Laura su quello che è stato il mio primo tiro della giornata.
Nel frattempo gli altri si sono spostati al settore L’orecchia, che ha la base più in ombra. Lì assicuro di nuovo Maurizio che monta “Il biacco” un 5a lungo e divertente, con roccia ricca di appigli buoni alternati a passaggi con concrezioni più piccole ma molto nette e per nulla unte Lo faccio da seconda, perché sono stanca, con i piedi doloranti e i polpastrelli ustionati. Probabilmente è il tiro più bello di tutta la giornata, peccato fosse l’ultimo.
Siamo tutti troppo bolliti per continuare. Ritiriamo l’attrezzatura e torniamo alle auto, e da lì verso Novara.

Un bellissimo fine settimana, molto buono per le prestazioni su roccia, in particolare sabato, ma anche, e soprattutto, per le persone con cui ho scalato, con la maggior parte delle quali era la prima volta.
Il lunedì mi ritrovo con i polpastrelli rossi, spellati, ustionati, ma ne è valsa la pena.
Spero di replicare presto giornate così, con tutti loro, ma prima … MARGALEF!!!




1 commento: