Ci sono situazioni in cui i giorni sembrano essersi
fermati, situazioni che sembrano porsi al di fuori dello spazio e del tempo,
come una bolla adimensionale non intaccata dal trascorrere degli anni, dove
tutto è rimasto uguale a se stesso.
Parlo di quei luoghi, quelle serate, quel gruppo
di amici che, anche dopo un decennio, sembrano rimanere come le prime volte,
quando di anni ne avevi appena venti e ancora ti domandavi “cosa farò da
grande?”, quando i ragazzi sulla trentina parevano già troppo vecchi, e la
principale preoccupazione era mettere insieme una serata decente il venerdì.
E adesso che di anni ne sono trascorsi già dieci,
e siamo noi ad avere quasi trent’anni, appare così strano ritrovarsi lì,
accanto alle stesse persone, sotto lo stesso palco, a cantare a squarciagola le
stesse canzoni, che non hanno perso nemmeno per un attimo la loro carica
emotiva.
L’occasione si ripete ogni anno all’inizio di
giugno, quando la Pro Loco di Oleggio Castello organizza l’ormai storica Festa
della Birra. È la prima della stagione, quella che quando vedi affissi sui muri
di Arona i cartelloni pubblicitari senti che l’estate è ormai alle porte, la
festa alla quale non si può rinunciare. E poi, immancabilmente, anche
quest’anno suonano gli Illeciti.
Credo che nessun aronese, tra i 20 e i 50 anni,
possa dire di non aver mai sentito suonare gli Illeciti Musicali; personalmente
sono una assidua frequentatrice dei loro live da quando di anni ne avevo 18, da
quel primo concerto nell’inverno del 2002. Da allora non passa estate in cui
non li senta suonare almeno un paio di volte, e la Festa di Oleggio è un
appuntamento fisso.
Anche quest’anno ci ritroviamo lì, con il gruppo
purtroppo un po’ decimato: a cena mi trovo con Francesca e Davide, ma loro,
durante il concerto, rimarranno al tendone con altri amici; sotto il palco mi
raggiungerà, invece, Martina, compagna storica di tante serate Illecite. Manca Daniela,
in trasferta statunitense. Peccato! Lei è un’altra colonna portante della
storica combriccola, che non è quella del Blasco, però …
Come sempre gli Illeciti snocciolano una dopo
l’altra cover cariche di nostalgia, alternandole a qualche loro inedito,
canzoni sconosciute al grande pubblico ma diventate per noi fedelissimi brani
di culto, e a qualche pezzo recente, che crea la giusta variazione ad una
scaletta ormai parte dell’immaginario collettivo; e noi, sotto al palco, ci
ritroviamo a cantare, insieme a Vasco, quanto odiamo il lunedì e che sarebbe
bello se fosse sempre domenica. E anche se le canzoni hanno già qualche anno,
anche se i pezzi suonati sono sempre quelli, niente riesce a scalfirne la
magia, creata da tutte quelle luci e tutte quelle voci. Queste canzoni, che
magari normalmente non ascolteremmo più perché “uffa! Che noia, l’ho sentita
milioni di volte!”, suonate live dagli Illeciti sembrano sempre nuove, diverse
ogni volta, con un sapore coinvolgente che non riesco a spiegare.
E tra un lento e un pezzo rock un’ora fugge via,
ma nessuno dei presenti pare stanco, anzi ci accalchiamo un po’ di più, le
gambe che saltellano al ritmo dei Punkreas e dei Liquido, mentre le mani
tengono il tempo scandito dagli inediti che raccontano dei nostri luoghi,
adagiati lungo l’A26, dei sabati sera trascorsi in riva al Lago, o rimpiangono
una lei che all’improvviso non c’è più.
La seconda ora stupisce un po’ con un doveroso
tributo al fu Enzo Jannacci, e poi si ricomincia tutti a ballare, twisteggiando
con Giorgio Gaber che invoca a gran voce una dissetante birra, con i balli di
gruppo alla Michel Telò, finendo con l’affermare tutti quanti a gran voce that tonight’s gonna be a good good night!!
Alla fine anche la seconda ora, purtroppo, scivola
veloce e, consapevoli che tutto sta per finire, ci stringiamo sotto il palco,
ad urlare contro il cielo che non si può sempre perdere, in un finale storico, mai
cambiato nel corso degli anni, tributo nel tributo a Ligabue. E come il Liga
anche gli Illeciti ci salutano così, e noi veniamo riportati alla realtà, ai
nostri quasi trent’anni, alla nostra vita, così diversa oggi eppure sempre così
uguale a se stessa, con l’improvvisa consapevolezza del tempo che è passato, di
tutto quello che abbiamo, negli anni, condiviso.
E ci salutiamo, convinti che nel 2014 saremo di
nuovo lì, con forse un anno in più, ma con la stessa voglia di cantare, ballare
e divertirci. E chissà se davvero tra un anno manterremo questo accordo non
detto o se mi accorgerò che le mie sono state solo fantasie, fantasie che
volano libere …
Nessun commento:
Posta un commento