Il 2016, per quanto riguarda le uscite
cinematografiche, può decisamente essere definito un’ottima annata
(permettetemi la citazione), e il 2017 sembra non voler essere da
meno, esordendo col botto lo scorso 4 gennaio con l’attesissimo
Assassin’s Creed.
Purtroppo non sono riuscita ad andare
al cinema nella prima settimana di permanenza nelle sale, ma ho
dovuto aspettare lo scorso venerdì. Nel frattempo ho letto e sentito
in merito molti pareri contrastanti: chi lo descrive come una “cagata
pazzesca” in stile Corazzata Potemkin, chi lo osanna come un
capolavoro.
Come sempre in questi casi, sono andata
al cinema con poche aspettative, pensando che, se a livello
cinematografico fosse mancato proprio tutto, almeno per un paio d’ore
ci sarebbe stato il culo di Fassbender proiettato sul maxi schermo.
Not so bad.
Ma partiamo dalla trama.
Callum Lynch è un dead man walking,
ovvero un omicida condannato a morte, la cui esecuzione è in realtà
una messinscena architettata da parte della Fondazione Abstergo;
questa Fondazione è alla ricerca della Mela dell’Eden, e si vuole
servire di Callum per connetterlo ad una macchina chiamata Animus, che gli consentirà di rivivere i ricordi di un antenato
spagnolo vissuto nel 1492, un certo Aguilar de Nerha, appartenente
alla Confraternita degli Assassini (ovviamente, perché se no mica si sarebbe intitolato Assassin's Creed), che per ultimo ha avuto in suo
possesso la Mela dell’Eden.
Senza andare nel dettaglio della trama
per non spoilerare troppo, devo dire che a me il film è piaciuto, molto.
D’accordo, non è un film che
nominerei per l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, però è ben girato e molto godibile. La trama è semplice, anche se forse un po’
scontata, ma comunque ben raccontata e gestita, e il fatto che sia
ispirata alla saga videoludica, ma non strettamente legata ad essa,
la rende fruibile anche al pubblico non gamer.
C’è un cattivo (o dei cattivi in
questo caso) che cercano un manufatto per controllare l’umanità;
c’è un protagonista figo e tormentato, mainagioia al punto giusto,
che nel corso della trama prende coscienza di sé e di quale sia la
cosa giusta da fare.
Ci sono un paio di belle ragazze, una
delle quali cazzuta quanto il protagonista, il cui costume diventerà
il sogno proibito di numerose cosplayer nel prossimo futuro; ci sono effetti speciali
notevoli, combattimenti forse più realistici di quelli del videogame
e inseguimenti al cardiopalma degni dei migliori parkouristi, in
pieno stile Assassin’s Creed.
Insomma, non è un film da
intellettuali, ma cosa si può pretendere da una pellicola tratta da
un videogame?
Ho accennato agli effetti speciali, e
devo dire che sotto questo punto di vista sono veramente ottimi e mai
gratuiti, in particolare quelli relativi all’Animus, che rendono
molto bene l’idea del passaggio attraverso le “due dimensioni”
(passatemi il termine …).
Parlando appunto
delle due differenti dimensioni lungo cui si dipana la storia,
personalmente ho apprezzato molto la scelta fotografica di rendere
visivamente diversi, quasi opposti, i due filoni narrativi: il primo,
il presente nella struttura madrilena, ha una dominante blu, scura e fredda, con una sensazione
di estrema pulizia e ordine che pervade tutto, come passare le mani
su una superficie metallica, liscia e asettica.
Il secondo, il
passato nell'Andalusia quattrocentesca, è invece luminoso, caldo, rosso e polveroso: nelle scene se
ne avverte quasi la ruvidezza, l’odore di sudore, il vento secco
sulla pelle e l’odore delle spezie.
In sostanza, un film piacevole, che
appaga gli occhi e la voglia di adrenalina, che fa andare in
sollucchero gli amanti della saga e si va guardare da chi invece non
ci ha mai giocato.
… e poi il culo di Fassbender, che ve
lo dico a fare!
Voto: 7,5
Ph. Credits: Google
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